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Multa da 116 milioni di euro. TIM risponde: “Faremo ricorso”

116 milioni di euro. È questa la multa che l’AGCM ha imposto a TIM per “strategia anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga”.

Ma cosa significa esattamente?

TIM multa da 116 milioni di euro, ma per cosa?

A chiarire ulteriormente la motivazione è sempre il comunicato dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che spiega: “TIM ha posto ostacoli all’ingresso di altri concorrenti, impedendo sia una trasformazione del mercato secondo condizioni di concorrenza infrastrutturale, sia il regolare confronto competitivo nel mercato dei servizi al dettaglio rivolti alla clientela finale.”

Insomma, la ragione è presto detto: l’operatore avrebbe ostacolato la concorrenza portando quindi ad un generale rallentamento dello sviluppo e della distribuzione della fibra nel nostro Paese. Un comportamento che l’Autorità ha ritenuto di dover sanzionare pesantemente.

TIM non ci sta

La risposta di TIM non è tardata ad arrivare: Il provvedimento dell’AGCM suscita inoltre perplessità, anche perché le presunte condotte anticompetitive di TIM vengono valutate in maniera del tutto diversa dal Regolatore del settore (AGCOM). Infatti, AGCOM si è in più occasioni occupata dei temi trattati nell’istruttoria, adottando regolamentazioni specifiche su gran parte delle fattispecie oggetto del provvedimento.”

L’operatore, che ha annunciato di voler far ricorso, ha inoltre sottolineato come le analisi effettuati da terze parti indipendenti abbiano dimostrato che le azioni contestate non abbiano prodotto alcun effetto distorsivo sul mercato.

Inoltre, si legge nella nota diffusa da TIM, “la principale contestazione oggetto della decisione fa riferimento a un progetto di investimento nelle aree a fallimento di mercato (cosiddette Aree Bianche), considerato da AGCM abusivo nei confronti di Open Fiber che, in tali aree, dovrebbe costruire con soldi pubblici un’infrastruttura in fibra che arrivi nelle case (così come richiamato dall’AGCM), cosa che invece non è avvenuta come anche evidenziato in diverse sedi istituzionali.

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