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I tweet compaiono meno su Google, per colpa di Twitter

I cambiamenti alle policy rendono difficile analizzare il social

Fra i risultati di Google compaiono meno tweet, a causa del cambio di policy di Twitter che impone un limite giornaliero di post leggibili al giorno. La decisione, presa per evitare che i ricercatori addestrassero l’intelligenza artificiale sui tweet degli utenti, limita anche l’analisi di Google, che quindi non mette in evidenza i tweet nei risultati.

I tweet compaiono meno su Google dopo il cambio policy di Twitter

Secondo una dichiarazione rilasciata a The Verge, Google ha riscontrato difficoltà nella visualizzazione efficace dei tweet e delle pagine di Twitter nei risultati di ricerca. La portavoce Lara Levin ha dichiarato: “Siamo consapevoli che la nostra capacità di indicizzare Twitter.com è stata limitata, compromettendo la nostra capacità di mostrare tweet e pagine del sito nei risultati di ricerca. I siti web hanno il controllo sull’accesso dei crawler ai loro contenuti.”

Negli ultimi giorni, Twitter ha apportato significative modifiche alla visibilità dei tweet sul proprio sito. Venerdì, ha iniziato a impedire agli utenti non registrati di sfogliare i tweet, mentre sabato ha introdotto limiti “temporanei” al numero di tweet che le persone possono leggere in un giorno. E questo ha avuto un impatto anche sulla scansione di Twitter da parte di Google.

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Search Engine Land ha confrontato gli URL di Twitter indicizzati nella ricerca di Google tra venerdì e lunedì, e i risultati indicano chiaramente un cambiamento. Venerdì, sono stati indicizzati 471 milioni di risultati con l’operatore di ricerca “site:twitter.com”, mentre lunedì tale numero è sceso a 180 milioni.

Twitter ha definito questi limiti imposti come temporanei, facendo pensare che stia lavorando a una soluzione per impedire lo “scraping” da parte dell’intelligenza artificiale. Ma per il momento, questo limiti colpisce tutti – Google compresa. E implica una diminuzione anche degli utenti umani che leggono i tweet: qualcosa di cui forse gli inserzionisti e gli utenti non saranno felici.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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