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Vivo: com’è il nuovo film d’animazione targato Netflix

Vivo è disponibile nel catalogo di Netflix.

A pochi mesi di distanza dall’ottimo I Mitchell contro le macchine, Netflix e Sony Pictures Animation uniscono di nuovo le forze per Vivo, nuovo film d’animazione disponibile sulla celebre piattaforma di streaming. Un’opera divertente e toccante, che si snoda fra Cuba e la Florida in un musical animato esaltato dalle musiche e dalle interpretazioni di Lin-Manuel Miranda (star di Hamilton) e da un impianto visivo e narrativo che ricorda gli ultimi lavori della Pixar, in particolare Coco.

Il protagonista di Vivo è il cercoletto (una specie di procione) che dà il titolo al film, fedele compagno dell’anziano proprietario Andrés Hernández, con cui passa il tempo suonando la musica tipica locale in una piazza de l’Avana. Per ovvie ragioni, i due non hanno una lingua comune, ma riescono a comprendersi attraverso il linguaggio più comprensibile e universale di tutti: la musica. Improvvisamente, Andrés riceve una lettera da Marta Sandoval, celebre cantante che aveva amato in gioventù (senza mai dichiararsi) che lo invita al suo concerto d’addio. Occasione perfetta per dare a Marta una vecchia lettera d’amore, che anni prima Andrés non aveva avuto il coraggio di consegnare. Un’inaspettata tragedia consegna a Vivo l’onore e l’onere di questa missione. Ad aiutarlo in questa impresa, c’è però l’energica e giovanissima pronipote di Andrés, Gabi.

Vivo: la risposta di Netflix e Sony alla Pixar

Il regista Kirk DeMicco (già alla regia de I Croods) mette in scena un road movie atipico, in cui il percorso di crescita interiore dei protagonisti è controbilanciato dall’attitudine all’avventura e alla leggerezza. Un’opera caratterizzata sorprendentemente da coraggiose contrapposizioni, visto e considerato anche che il target principale dell’operazione è quello infantile. In un film intitolato Vivo (parola che in spagnolo ha lo stesso significato dell’italiano) e indirizzato ai bambini, ci sono infatti diversi riferimenti alla morte, intesa sia come evento sia come invisibile barriera che ci separa da una persona che non c’è più e ci impedisce di comunicarle apertamente i nostri sentimenti. Calzante in questo senso è proprio il paragone con Coco e con il più recente Onward – Oltre la magia, che prendono svolte decisamente più soprannaturali e ultraterrene ma abbracciano uno dei temi di Vivo, cioè il ricordo dei defunti.

Il lavoro di DeMicco è però anche molto altro, a partire da un’eccezionale colonna sonora esaltata da un ottimo cast vocale, in cui oltre a Miranda si distinguono Gloria Estefan e Zoe Saldana. Anche se il lavoro sul doppiaggio italiano di Stash dei The Kolors e Massimo Lopez è più che dignitoso, sarebbe un peccato non gustare il lavoro fatto sulle musiche originali di Vivo, che con ogni probabilità sarà tenuto in considerazione anche nel corso della prossima stagione dei premi. Il regista convince soprattutto quando lavora di sintesi, riuscendo per esempio a tratteggiare in pochi minuti una struggente storia d’amore, sulla scia di Up (ancora una volta, Pixar). Qualche passaggio a vuoto si evidenzia invece nella parte centrale, quando il racconto incespica in qualche gag infantile di troppo, concessione forse inevitabile al proprio pubblico di riferimento.

La musica come linguaggio universale

Anche se non siamo ai livelli del capolavoro dello studio Spider-Man – Un nuovo universo, Vivo si attesta su livelli d’eccellenza sia per quanto riguarda l’animazione 3D, sia per l’utilizzo che viene fatto dei colori sgargianti, chiaro simbolo della vitalità e della spericolatezza dei protagonisti. Pregevole inoltre la scelta di ricorrere all’animazione tradizionale a mano in un momento chiave del film, che dona al momento il necessario retrogusto nostalgico.

Fra sorprese e sequenze commoventi (preparate i fazzoletti per almeno un paio di scene), pericoli e inseguimenti, momenti di sconforto e sprazzi di gioia, Vivo è in grado di coinvolgere fino ai titoli di coda diverse tipologie di pubblico, intento non scontato per il panorama dell’intrattenimento di questo periodo. Merito certamente delle musiche, che diventano un vero e proprio personaggio aggiuntivo del film nel crescendo finale, ma anche e soprattutto del messaggio di fondo che portano i due bizzarri protagonisti, agli antipodi per carattere, esperienza e specie: non c’è bisogno di parlare la stessa lingua né per comprendere cosa è giusto fare, né per sorreggersi a vicenda nei momenti di difficoltà. Insegnamento ancora oggi più prezioso che mai.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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