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X (Twitter) sarà a pagamento per tutti per contrastare il fenomeno dei bot

Si pagherà un dollaro all’anno

Ne abbiamo scritto in un recente articolo: sembra si stia andando verso l’epoca dei social a pagamento.

Hanno iniziato le piattaforme di streaming, rimodulando al rialzo le tariffe ed eliminando (è ad esempio il caso di Netflix) il piano base senza pubblicità. E pare che anche Meta stia pensando a una tariffa mensile per l’accesso a Instagram e Facebook.

Un’idea simile era venuta qualche settimana fa a Elon Musk, in un incontro pubblico che – alla luce dei recenti fatti – è di sconcertante attualità.

Musk e Netanyahu

Musk ha avuto un incontro in live streaming con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. E il discorso è caduto sulla possibilità che i troll possano amplificare i discorsi di odio antisemita. Allora il numero uno di X ha detto: “La ragione principale per cui stiamo pensando a prevedere il pagamento di una piccola quota mensile per usare X è che riteniamo sia l’unico modo per contrastare lo sconfinato esercito di bot.”

Il senso è che la registrazione, per quanto piccolo sia l’importo richiesto, prevede l’inserimento dei dati della carta di credito, e quindi chiuderebbe le porte ai bot. Che, ricordiamo, sono account fittizi governati da un software (e sono il motivo dell’annoso tira e molla che ha preceduto l’acquisizione dell’allora Twitter da parte dello stesso Musk).

La reazione immediata è stata negativa: migliaia di utenti hanno minacciato di lasciare il social. Ma ora Elon Musk torna a parlare di X a pagamento. Ed è più di un’ipotesi.

musk

X a pagamento

La notizia di X a pagamento campeggia direttamente sul blog del social network. E, nemmeno a dirlo, è stata subito ribadita da un post (cioè, tweet) di Elon Musk.

In una nota (stringata, alla maniera di Musk) pubblicata martedì 17 ottobre leggiamo che l’operazione si chiamerà “Not a bot” (Non un bot). E che dal 17 ottobre stesso è già operativa in fase di test in due Paesi: Nuova Zelanda e Filippine.

“Questo nuovo test è stato sviluppato per rafforzare i nostri già significativi sforzi volti a ridurre lo spam, la manipolazione della nostra piattaforma e l’attività dei bot. Questa sarà una misura potenzialmente molto efficace per aiutarci a combattere bot e spammer su X, bilanciando l’accessibilità della piattaforma con il piccolo importo della tariffa. Nell’ambito di questo test, gli altri attuali utenti non sono interessati.”

X a pagamento: i due passaggi

Sempre dalla nota, scopriamo che la fase di test di X a pagamento sarà articolata in due passaggi.

Nel primo, ogni nuovo utente della piattaforma che risiede in Nuova Zelanda e nelle Filippine dovrà effettuare una verifica del proprio numero di telefono (non è esplicitato in che modo).

Dopo di che, occorrerà pagare la cifra simbolica di un euro all’anno, per poter “eseguire determinate azioni sulla versione web della piattaforma: pubblicare contenuti, mettere Mi piace ai post, rispondere, ripubblicare e citare i post di altri account, aggiungere i post ai segnalibri.”

I nuovi utenti che non verseranno la cifra potranno compiere azioni di sola lettura e consultazione degli account.

Secondo Musk, X ha attualmente circa 550 milioni di utenti mensili, e i post (quelli che ai tempi di Twitter erano chiamati, appunto, tweet) pubblicati quotidianamente sono tra i 100 e i 200 milioni.

L’Ue e l’indagine su X

Chissà che l’idea di X a pagamento, minando il fenomeno dei bot, non riesca anche ad arginare il problema sempre più urgente delle fake news.

Il social di Musk è infatti stato segnalato dall’Ue come il maggior diffusore di notizie inverificate. E nei giorni scorsi sempre l’Unione Europea, dopo una lettera informale inviata ai vertici aziendali dal commissario per il mercato unico Thierry Breton, ha aperto un’indagine contro l’ex Twitter per disinformazione sulla guerra tra Israele e Hamas.

Ecco perché dicevamo che l’incontro in streaming con Netanyahu appare oggi in tutta la sua drammatica attualità: tra i contenuti fake, sono stati pubblicati su X anche presunti attacchi di Hamas contro Israele, presi però da un videogame realistico.

Il rischio per l’azienda è di una multa sino al 6% del fatturato, e il rischio di non poter operare in Europa.

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Elon Musk. (Italiano)
  • Isaacson, Walter (Autore)

X multata in Australia

E come se non bastasse l’eSafety Commissioner, l’organismo australiano di vigilanza sulla sicurezza Internet, ha comminato a X una multa di 610.500 dollari australiani (corrispondenti a circa 366.000 euro).

Il motivo? Non aver adottato sufficienti misure per contrastare la diffusione sulla piattaforma di contenuti pedopornografici. 

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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