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Tutto chiede salvezza, com’è la dramedy Netflix

Tutto chiede salvezza: non è forse questo quello di cui abbiamo bisogno?

La nuova serie tv di Netflix, prodotta da Picomedia e per la regia di Francesco Bruni, strappa via la benda che la maggior parte delle persone ha sugli occhi circa i problemi mentali. Perché, nonostante se ne faccia un gran parlare, siamo ancora terrorizzati da quello che comporta l’avere a che fare con una patologia mentale. Forse più per lo stigma sociale che per il problema in sé.

Tutto chiede salvezza invece abbatte i muri, dissipa i dubbi e costruisce nuove consapevolezze.

La storia di Daniele

La dramedy di Netflix è tratta da una storia vera. Racconta di Daniele Cenni, che nella realtà è Daniele Mencarelli, autore dell’omonima autobiografia che nel 2020 ha vinto il Premio Strega. Esistono delle differenze fra le pagine scritte dal vero Daniele e quelle raccontate nella fiction: per esempio la prima storia si svolge negli anni ’90, la seconda ai giorni nostri.

In un’intervista Daniele Mencarelli, che della serie tv è lo sceneggiatore, ha giustificato questa scelta come un’esigenza di trama e il bisogno di porre l’accento anche sul pericolo dei social, un aspetto che vedremo più avanti. Ma è una differenza che funziona, perché alla fine all’interno di un ospedale psichiatrico impari a dare la giusta importanza a tutto.

Ed è proprio da un ospedale psichiatrico che Daniele rinascerà, fra le note dei Maneskin e “Tutto chiede salvezza” di Side Baby.

Tutto chiede salvezza ha un cast eccezionale

Il cast di Tutto chiede salvezza è composto per lo più da giovani talenti.

Federico Cesari, che in molti ricorderanno per il ruolo di Martino Ranetta in Skam Italia, ha saputo portare sul piccolo schermo un Daniele che si scopre tormentato, incapace di accettare quella realtà nuda e cruda in cui siamo costretti a vivere.

Negli occhi di Daniele si possono leggere emozioni contrastanti: rabbia, dolore, confusione, curiosità. Si entra subito in empatia con quello che è solo un ragazzo di poco più di vent’anni, che si è visto catapultato all’improvviso in un ospedale psichiatrico. Perché il male che ha dentro si è rivelato grande e imprevedibile, uscendo allo scoperto quando Daniele era emotivamente allo stremo delle forze.

Ad accompagnare Federico Cesari in quest’avventura troviamo Vincenzo Crea, che rivedremo molto presto in Romanzo Radicale. Col suo Gianluca, giovane ragazzo omosessuale affetto da bipolarismo, Crea riesce a ritagliare un piccolo spazio di comedy che rende Tutto chiede salvezza un prodotto a metà tra il dramma e la commedia, come a voler sottolineare che la risata appartiene a tutti, anche a chi è ricoverato in un ospedale psichiatrico.

A fargli da spalla nei momenti più leggeri della serie tv troviamo Lorenzo Renzi con Giorgio, un omone enorme con la mente di un bambino e il trauma mai superato della perdita della madre, e Vincenzo Nemolato, che interpreta Madonnina, un giovane uomo che quando apre bocca lo fa per urlare o invoca l’aiuto della Madonna. Da qui il suo essere stato ribattezzato Madonnina, perché in fondo il suo nome non lo conoscono neanche lì in ospedale.

In un ruolo del tutto particolare c’è Alessandro Pacioni, che inscena Alessandro, un ragazzo in stato catatonico da quando aveva finito le scuole medie. Il padre (Massimo Bonetti) va a trovarlo tutti i giorni e tutti i giorni si incolpa della condizione del figlio.

Infine nel cast dei compagni di stanza di Daniele troviamo Andrea Pennacchi, attore, drammaturgo e regista teatrale che nella serie tv è Mario, il compagno di stanza più anziano. Nell’interpretazione di Mario si avverte tutta la maestria di anni di teatro di Pennacchi: il personaggio ha sì una patologia mentale, ma ha anche un animo poetico al pari del protagonista. È acculturato, gentile, timido. Gli piace leggere, discutere di letteratura e aspettare che il suo amico uccellino torni a fargli visita.

Ultima ma non meno importante, tra i protagonisti c’è Fotinì Peluso. La giovane attrice è stata capace di portare sulla scena di Tutto chiede salvezza una Nina in gabbia, indecisa se liberarsi o meno dalle catene che la tengono ancorata a una vita che non vuole più.

Tutto chiede salvezza è una storia di rinascita

Anche se ha qualche aspetto da comedy, Tutto chiede salvezza ha una partenza emotivamente turbolenta. Tra musica e luci psichedeliche, droga e alcool, troviamo Daniele in un turbinio di emozioni: euforia, tristezza, voglia di divertirsi, ma anche il desiderio di scappare via.

Si percepisce quello che è un tormento che si trascinerà fino agli ultimi episodi. Un equilibrio precario su cui il protagonista si troverà a dover camminare. Tutto chiede salvezza non fa sconti e il primo schiaffo arriva a bordo di una Fiat Panda.

Daniele si sveglia, in una mattinata d’agosto, nel reparto di un ospedale psichiatrico che affaccia sul mare. Scopre così di aver “vinto” un TSO di 7 giorni e una mano tumefatta. È legato e intontito, ha gli occhi gonfi di chi, nonostante un lungo sonno, non ha riposato come avrebbe dovuto. E rischia anche di andare a fuoco. Letteralmente.

Da lì parte il suo viaggio. La gestazione di una persona nuova che passo dopo passo dovrà uscire fuori dal bozzolo che si era costruito per sfuggire dai disagi della vita. Gli scatti di ira, la perdita di controllo, fanno parte della natura di un ragazzo depresso e molto sensibile, che non riesce ad accettare il male che imperversa nel mondo.

In Daniele ci sono tutte le reazioni umane che probabilmente avrebbe chiunque nella sua situazione: rabbia, rifiuto, paura, scontrosità. E saranno proprio gli scontri che lo porteranno a crescere e a prendere maggiormente consapevolezza di sé, dei suoi problemi e delle sue passioni.

Con Gianluca, Mario, Giorgio, Madonnina e Alessandro, Daniele affronta un viaggio impervio anzitutto con (e contro) se stesso, coinvolgendo il pubblico nella burrascosa avventura in cui è stato catapultato da una depressione di cui forse ha sempre sofferto.

Imparerà ad amare ogni pregio e ogni difetto dei suoi compagni di stanza, a perdonare quando prima avrebbe urlato e strepitato, a piangere e a gioire con loro. E anche a cantare. Quelle cinque persone, così diverse ma al tempo stesso così simili fra di loro, formeranno la famiglia di Daniele per una settimana.

Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare”.

Tutto chiede salvezza, la recensione della serie tv Netflix

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“Non sono una bambolina”

E alla fine arriva anche Nina.

I disagi della ragazza sono evidenti: una madre (Carolina Crescentini) manipolatrice, un amante che la sfrutta solo per il suo piacere, il non essere mai ascoltata e l’odio sui social. È proprio la parte relativa ai social che ha permesso che l’ambientazione ai giorni nostri acquistasse un senso più profondo e rendere questo personaggio, nell’adattamento Netflix, fondamentale.

Nina si è fatta del male non solo perché non è più padrona della propria vita, ma per l’odio che gli haters le hanno vomitato addosso su Instagram. E lei stessa non è da meno a odiarsi, con le sue insicurezze e fragilità mascherate dietro un atteggiamento snob e sprezzante. In realtà è solo una ragazzina di 20 anni che ha paura.

Una riflessione (o forse più) nata guardando Tutto chiede salvezza

Sono scene emotivamente forti quelle che vediamo in Tutto chiede salvezza, che fanno comprendere la complessità che si nasconde dietro le malattie mentali. Daniele ogni tanto si crede pazzo, altre volte si crede il più normale del mondo. Ma che cos’è in fondo la normalità? Siamo davvero capaci di darne una definizione universale, che vada bene?

Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo. Semmai è da pazzi pensare che un uomo non debba mai andare in crisi.”

Del resto la follia non appartiene un po’a tutti noi?

Ma ciò che rende “Tutto chiede salvezza” un prodotto convincente è il suo realismo.

La serie è stata girata tra Roma e Anzio. Ed è proprio ad Anzio che si sono svolte la maggior parte delle scene, precisamente all’Ospedale Militare Lungodegenza, un Policlinico dell’Esercito costruito negli anni 30 e che mantiene ancora intatto il suo fascino storico. L’aver ambientato la dramedy di Netflix in un vero nosocomio ha permesso di immedesimarsi meglio nelle vicende di Daniele e dei suoi compagni di (s)ventura, mostrando anche le condizioni in cui pazienti e operatori si ritrovano a vivere quotidianamente.

Colpisce tanto anche vedere cosa avviene al di fuori dell’ospedale, fra le mura di casa di Daniele. Si comprende qual è il ruolo delle famiglie, l’incredulità e la solitudine in cui piombano. Le incomprensioni, i muri che si alzano, ma anche il perdono e il senso di protezione non fanno parte solo della famiglia Cenni, ma di chissà quanti altri centinaia di nuclei familiari e chissà quanti genitori o figli si saranno identificati con loro.

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Nell’animo dello spettatore si aggrovigliano, invece, la speranza che tutto si sistemi e la paura. Si vive per sette puntate sospesi fra l’angoscia di quello che potrebbe succedere e quello che effettivamente accade, costringendo lo spettatore a una riflessione perenne. Vedere Daniele risvegliarsi nel letto di un ospedale psichiatrico, gli episodi psicotici di cui soffrono lui e i suoi amici, le difficoltà quotidiane che si racchiudono fra le quattro mura di quel reparto, fanno comprendere quanto sia necessario e importante prevenire e lasciarsi aiutare.

Prendersi cura di se stessi e volersi bene non sono obiettivi irraggiungibili, perché tutti meritiamo la salvezza.

La rinascita di Daniele avviene nell’arco di 7 giorni. Una settimana dove la sua vita viene stravolta irrimediabilmente per sempre. Eppure il finale, negli ultimi 5 minuti, non sembra chiudere il cerchio come dovrebbe o come si potrebbe aver immaginato.

Lascia piuttosto dubbiosi, forse con una porta aperta per il futuro della dramedy. Ma le zone d’ombra ci sono e con esse tante domande: cos’ha deciso di fare Daniele? Lavorare o studiare? È mai andato a trovare i suoi vecchi compagni d’avventura? E la cura per la depressione come sta andando?

Nonostante diverse perplessità nate sulle ultime scene, Tutto chiede salvezza è una serie tv che tutti dovremmo guardare.

Ricordiamo che Tutto chiede salvezza è disponibile su Netflix.

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Tutto chiede salvezza
  • Mencarelli, Daniele (Autore)

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Maria Stella Rossi

Mangiatrice seriale di biscotti e ghiotta di pizza, adoro scrivere da sempre, ancor prima di imparare a tenere per bene una penna fra le dita. Sono una grande appassionata di libri, telefilm, film, videogiochi e cucina, mentre il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a catturare ed addomesticare una Furia Buia. Ma anche continuare a scrivere non è poi così male come desiderio.

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