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Abel, il robot umanoide che comprende le emozioni umane

Non solo somiglia e si muove come noi umani, ma è in grado di interagire, comportarsi e percepire ciò che lo circonda in modo analogo al nostro.

Abel è il nome del robot umanoide che è in grado di parlare, ragionare e capire le emozioni umane. Realizzato dal centro di ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa in collaborazione col Biomimics di Londra, Abel ha l’aspetto di un dodicenne. Una della sue caratteristiche fondamentali è quella di riuscire a relazionarsi con i pazienti affetti da disturbi come l’Alzheimer

Abel, il robot umanoide che interagisce con l’uomo

Abel robot umanoide dodicenne

A guardare dalle immagini, Abel sembra quasi un bambino vero. Il robot umanoide è il risultato della collaborazione di due settori della ricerca, la robotica sociale e l’affective computing. Quest’ultimo è il ramo specifico dell’intelligenza artificiale che si propone di realizzare robot in grado di riconoscere ed esprimere emozioni.

A dare un importante contributo è stato il maestro di effetti speciali Gustav Hoegen. Il disegnatore e creatore di animatronic olandese è stato creatore di alcuni personaggi della saga di Star Wars e di Jurassic Park. Hoegen ha lavorato infatti nel Biomimics di Londra, laboratorio che ha collaborato con il centro di ricerca Enrico Piaggio dell’università di Pisa.

Come lavora il robot umanoide Abel

Abel robot umanoide ricercatori

Abel è in grado di studiare il suo interlocutore e interagire con lui, osservandone numerosi parametri. Molti di essi sono invisibili all’uomo stesso, come i piccoli cambiamenti termici o anche la frequenza del battito cardiaco e dai quali può dedurre quali emozioni prova l’umano che ha di fronte. In questo caso, quindi, Abel lavora meglio di come farebbe una persona.

Il robot umanoide sembra abbia capacità di relazione nettamente superiore a quella dei suoi simili. Infatti, è in grado anche di elaborare concetti astratti, di affrontare ragionamenti deduttivi e induttivi e di formulare ipotesi, cercando “di capire la persona che ha davanti. Non solo: se fa un’azione, prova a capire se ha provocato una reazione, e di che tipo.

Comprendere un paziente affetto da l’Alzheimer

Fattore fondamentale per l’utilizzo del dodicenne Abel è la sua capacità di relazionarsi con i pazienti affetti da disturbi come l’Alzheimer. Il robot può essere usato per misurare le reazioni del paziente sulla base di una serie di comportamenti e poi capire quale possano essere le migliori risposte da fornire.

In questo modo è in grado di aiutare i medici a individuare i trattamenti più adatti per quel preciso paziente. Lorenzo Cominelli, sviluppatore del centro pisano, non ha dubbi: Abel può essere sfruttato un tantissimi campi grazie alle sue infinite potenzialità.

Sophia, robot umanoide per l’assistenza alla persona

Sophia robot

Sophia è un robot umanoide che, secondo quanto affermato da Reuters l’agenzia di stampa britannica, sarebbe pronto per la produzione di massa entro la fine dell’anno. Il robot Sophia, creato dalla società di Hong Kong Hanson Robotics assieme a Google Alphabet Inc, che ne ha curato il sistema di riconoscimento vocale, nasce per l’assistenza alla persona ed è stato presentato per la prima volta al pubblico in occasione del South by Southwest (SXSW), tenutosi a metà marzo del 2016 ad Austin.

La caratteristica di questo androide è in principio essere stato il primo androide ad aver ottenuto la cittadinanza di un paese: Sophia, infatti, ha ottenuto la cittadinanza saudita nel 2017; in secondo luogo questo robot umanoide è in grado di tenere una conversazione, di rispondere a domande precise, di dialogare su argomenti prestabiliti e di mostrare una serie di espressioni facciali emotive: Sophia è in grado di riprodurre più di 62 espressioni facciali umane.

L’androide è stato plasmato fisicamente per somigliare a Audrey Hepburn e alla regina egiziana Nefertitie, dal punto di vista strutturale, adoperare l’elaborazione dei dati visivi, il riconoscimento facciale, sostenere il contatto visivo, replicando i gesti umani e le espressioni facciali.

Cassie, il robot che ha imparato a camminare da solo

Cassie

Sempre in tema di robotica, Cassie è diventato famoso per aver imparato a camminare da solo. O meglio, oltre alle capacità insite nel software all’interno del robot che gli permettono di svolgere una serie di movimenti, Cassie ha imparato a camminare da solo grazie all’apprendimento per rinforzo.

Cos’è? È una tecnica di allenamento che impartisce il comportamento complesso dell’Intelligenza Artificiale attraverso tentativi ed errori. Il robot a due gambe ha imparato una serie di movimenti da zero, come camminare accovacciato e trasportare un carico inaspettato.

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Roberta Maglie

Amante del cinema, serie tv, tecnologia e video games, mi piace approfondire la cultura pop attraverso il battere delle mie dita sulla tastiera del MacBook. La laurea in Comunicazione mi ha dato la spinta per buttarmi nel mondo del giornalismo, dandomi così l’opportunità di riflettere sui temi più disparati.

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