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Brivido, il gioco da tavolo pieno di azione e di terrore. La macchina del tempo

Il mitico gioco horror, oggi in una nuova edizione

A un certo punto, dopo aver messo sul mercato tanti giochi educativi, capaci di sviluppare abilità tattiche e mnemoniche, gli sviluppatori sono stati evidentemente travolti da una noia invincibile.

E qualche decennio fa hanno messo sul mercato giochi distruttivi o vagamente nichilistici. La scorsa settimana, per questa rubrica, vi abbiamo parlato delle Super stunt cars. E chi si ricorda Crack!, una sorta di anti-Monopoli, in cui vinceva chi finiva sul lastrico?

Della famiglia faceva parte anche il gioco Brivido, un passatempo horror (almeno nelle intenzioni) che però è la riedizione italiana di un gioco ben più antico. Andiamo con ordine.

Milton Bradley 1963

Le origini, e gli antenati, del gioco Brivido

Il gioco Brivido, accompagnato da uno slogan degno di un film di Dario Argento (“Brivido, il gioco pieno d’azione e di terrore”), è arrivato nelle nostre case nel 1985.

Eppure la mitica MB (Milton Bradley) lo aveva pubblicato in edizione originale addirittura nel 1970, col nome Which Witch? (Quale strega?). E, udite udite, nel 1972 era approdato in Italia grazie alla Editrice Giochi, col nome di Castello Incantato. Quindi sì, il gioco Brivido è una riedizione piuttosto fedele di un antenato che in pochissimi si ricorderanno.

Anche se, a dire il vero, la versione della Editrice Giochi calcava più sul fantastico (basti pensare allo slogan, “Il gioco delle fate e delle streghe”) e meno sull’horror.

Altra chicca: nel 1984, dunque un anno prima del lancio del gioco Brivido, è uscita una sorta di special edition del Castello Incantato, ispirata alla serie televisiva di animazione The Real Ghostbusters, a sua volta debitrice del film di successo Ghostbusters.

Infine (poi abbiamo davvero esaurito gli scoop) nel 2021 Grandi Giochi ha rieditato una versione del gioco Brivido ancor più accurata graficamente. Stavolta i personaggi, diversissimi da quelli primitivi, sono otto, divisi in quattro squadre da due.

Il gioco Brivido

Il gioco Brivido era ambientato in un castello stregato, che per essere montato in tutta la sua sfolgorante tridimensionalità richiedeva la presenza di almeno un cugino frequentante la facoltà di Ingegneria.

Si poteva giocare da due a quattro persone, e le pedine che raffiguravano i personaggi – giusto per infondere fiducia ai partecipanti – erano quattro bambini dall’espressione una più terrorizzata dell’altra.

Il castello era diviso in quattro stanze (“stanza delle scope”, “stanza dei trabocchetti”, “stanza del fantasma” e “stanza della scala”). E lo scopo del gioco era quello di arrivare per primi alla fine del percorso.

Si avanzava lanciando un dado, girando una ruota che dava la possibilità di intraprendere specifiche azioni, e avvalendosi di un mazzo di carte che poteva dare sia vantaggi che penalità.

Insomma, lo avete capito: nel suo senso complessivo, Brivido non differiva in nulla dai tradizionali giochi dell’oca e loro rielaborazioni più o meno fantasiose.

La tridimensionalità

Uno dei punti di forza del gioco Brivido era la presenza di diversi elementi tridimensionali, a partire dalla già citata scenografia.

Ma soprattutto, tridimensionali erano le temibili trappole, che potevano essere attivate da un piccolo teschio. Se la trappola attivata colpiva una pedina, questa doveva retrocedere.

Fra le trappole ricordiamo con terrore (si fa per dire) un’armatura animata, un’accetta, una bara e un pavimento traballante.

Scherzi a parte, la peculiarità di Brivido era proprio un certo dinamismo, che dava al classico gioco da tavolo un po’ di realismo in più rispetto al solito. Si narra che i giocatori più giovani si sfidassero in stanze semibuie, per godere ancora di più dell’illusione di trovarsi davvero in una situazione orrorifica.

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“Brividio, il gioco pieno d’azione e di terrore”

In effetti, non va dimenticato che l’elemento forse centrale del gioco Brivido, che lo distingueva da ogni altro gioco da tavolo, era il tentativo di far coincidere due ambiti apparentemente opposti: quello del divertimento e quello della paura.

Erano anni in cui al cinema (e in TV) furoreggiavano le prime saghe horror più o meno riuscite. Per cui i ragazzi più grandi potevano giocare a Brivido prendendosi poco sul serio, e sorridendo di tutte le trovate da B-movie del terrore. Mentre i più piccoli erano davvero capaci di immedesimarsi negli sguardi agghiacciati delle povere pedine.

Resta da chiedersi, nel gioco Brivido come in tanti film horror dell’epoca, cosa ci facessero quattro preadolescenti in un castello incantato. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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