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La guerra invisibile: Anonymous sfida la Russia

Che cos'è e a cosa serve davvero la cyber war?

Sanzioni economiche, blocco dei beni e invio di armamenti. L’Europa risponde così all’invasione dell’Ucraina pianificata e portata avanti da Putin. Anonymous invece ha scelto un’altra strada, quella della cyber war, o guerra cibernetica. Il collettivo di hacker più grande al mondo ci ha messo poche ore a schierarsi e ancora meno a pianificare una serie di attacchi informatici che hanno l’obiettivo di destabilizzare la Russia.
Accanto alla guerra tradizionale, quella che speravamo di non vedere più, prende forma un altro conflitto, invisibile ma altrettanto pericoloso perché no, non sono “ragazzini dietro ad un computer“.

Anonymous contro la Russia

Di cyber war si parla ormai da anni. Ci siamo immaginati sale piene di informatici esperti che armeggiano con stringhe di codice per riuscire a prendere possesso di droni nemici, magari per sganciare ordigni o anche solo per spiare ciò che succede in territori altrimenti inaccessibili. Abbiamo dipinto scenari in cui nerd vendicativi prendevano possesso di auto a guida autonoma per attentare alla vita di qualche politico di alto livello o, ancora peggio, per usarle come proiettili, puntati a tutta velocità verso edifici e obiettivi sensibili.

La guerra cibernetica però non è niente di tutto questo. Gli attacchi sono meno letali (fortunatamente) ma più ordinati e mirati.
E lo sono da entrambe le parti.
La Russia ha preso di mira fin da subito i siti governativi e il sistema bancario dell’Ucraina, utilizzando malware in grado di cancellare terabyte di dati e attacchi DDoS pensati per rendere molti portali inaccessibili. Le autorità russe hanno dichiarato di non aver avuto nulla a che fare con questi eventi ma la realtà pare diversa. Ecco perché l’Ucraina ha preparato delle inevitabili contromisure: se Kiev dovesse cadere, tutti i dati verrebbero eliminati dai server ucraini e trasferiti all’estero.

A rispondere a questa aggressione virtuale è stato Anonymous, che ha dichiarato guerra alla Russia.

Il collettivo ha attaccato e messo fuori gioco il sito del Ministero della Difesa russo, quello del Cremlino e una serie di altri siti governativi.

Agli attacchi è seguito un messaggio con cui Anonymous ha chiesto a Vladimir Putin di “ripristinare i diritti del popolo ucraino e dare le dimissioni”. Il collettivo ha inoltre precisato che le operazioni di attacco verso i siti governativi continueranno, insieme ad una serie di azioni volte a mantenere online l’Ucraina.

Probabilmente qualcuno di voi starà pensando “ok, i siti sono irraggiungibili ma cosa vuoi che cambi?”. Comprensibile ma in realtà queste azioni rallentano la comunicazione e, soprattutto, permettono ad Anonymous di fare controinformazione. Mentre i portali governativi erano in crisi, il collettivo ha hackerato la TV di stato per trasmettere informazioni su quanto sta realmente accadendo in Ucraina.
“Realmente” perché il governo di Putin ormai da mesi diffonde notizie false, dipingendo il governo di Zelensky come nazista e illegittimo. Insomma, per almeno una parte della popolazione russa l’invasione nasce dalla necessità di liberare il popolo ucraino.

La guerra invisibile quindi serve ad aprire gli occhi alla Russia, sperando che il malcontento del popolo serva a far desistere Putin.
E se non funziona? Beh, abbiamo sempre attacchi che possono mandare in crisi i siti del governo e delle banche, danneggiare i dati e persino causare blackout nelle città.
Attenzione però: questo vale per entrambi i fronti. E non è detto che tutto ciò rimanga confinato a Russia e Ucraina. Domani i russi potrebbero fare lo stesso con un qualsiasi altro Paese del mondo.

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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