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Le App di videoconferenza ci ascoltano anche se il microfono è spento

L'inquietante risultato di una ricerca delle università statunitensi

Una ricerca condotta dall’Università del Wisconsin e dalla Loyola University di Chicago ha portato alla luce un risultato alquanto sconcertante. La maggior parte delle App di videoconferenza sono in grado di accedere al microfono degli utenti anche se questo viene disattivato. In poche parole, le piattaforme ci ascoltano anche se crediamo che non lo facciano. Una rivelazione che i ricercatori presenteranno ufficialmente al Privacy Enhancing Technologies Symposium di Luglio. Nel frattempo, andiamo a scoprire qualcosa di più sullo studio.

App di videoconferenza accedono al microfono anche se disattivato

Le App di videoconferenza ci ascoltano: questa la conclusione di uno studio condotto dai ricercatori di due università statunitensi. Una ricerca nata quasi per caso, quando Kassem Fawaz – fratello di un assistente dell’Università del Wisconsin – si è accorto che la luce del microfono era ancora accesa, anche se questo era stato disattivato. Da qui è nata l’intuizione, che ha portato i ricercatori a provare vaie applicazioni su iOS, Android e PC. Il risultato? “Si è scoperto che, nella stragrande maggioranza dei casi, quando si mette il muto, queste app non rinunciano all’accesso al microfono“.

App videoconferenza

Più nel dettaglio, la ricerca ha portato alla luce tre diversi “comportamenti” delle App di videoconferenza. In un caso, la piattaforma trasmette dati dal microfono come se questo fosse attivo – pur non essendolo -. In un altro, invece, le App controllano solo i flag del microfono pur avendo il permesso di campionarne l’audio e leggere i dati. Infine, nell’ultimo caso, le piattaforme escludono completamente i dati del microfono. Al di là di questo, i ricercatori hanno scoperto che Webex Windows Client di Cisco è l’App di videoconferenza che più delle altre trasmette dati dal microfono al server, nonostante questo sia disattivato.

Attenzione, però. Si tratta per lo più di audio grezzi, che poi vengono decifrati tramite un particolare sistema di machine learning. Quello che preoccupa, quindi, è che il comportamento della piattaforma cozza completamente con la dichiarazione dell’informativa sulla privacy del servizio. A questo punto, infatti, pare che Cisco stia cercando un modo per risolvere il problema. Quale sarà la soluzione? Lo scopriremo.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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