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Microsoft ha bloccato l’accesso a ChatGPT ai dipendenti per motivi di sicurezza

A poche ore dall’attacco hacker

Gli ultimissimi giorni sono stati ambivalenti per i prodotti di OpenAI.

Al recente DevDay sono state presentate alcune importanti (e imminenti) novità. Ma nelle scorse ore ChatGPT ha subito un attacco hacker. E, di lì a poco, Microsoft ha bloccato l’accesso a ChatGPT ai dipendenti per motivi di sicurezza.

Scopriamo quel poco che sappiamo sulla notizia del blocco momentaneo al chatbot.

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ChatGPT bloccato ai dipendenti Microsoft

La notizia è stata riportata da Tom Warren, firma di The Verge, che ha mostrato anche alcuni screenshot. Microsoft avrebbe temporaneamente bloccato l’accesso a ChatGPT ai suoi dipendenti per non meglio definiti problemi di sicurezza.

Con una comunicazione interna, motivata da un aggiornamento, l’azienda ha fatto sapere del blocco temporaneo di ChatGPT.

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Microsoft non ha rilasciato dichiarazioni al riguardo. Ha reso solo noto che si è trattato di una cautela nei confronti della gestione dei dati, e che ci sono stati potenziali rischi per la sicurezza.

Sarebbero quindi stati effettuati dei test per verificare che i dati aziendali sensibili fossero al sicuro.

Ricordiamo che il motore di ricerca di Microsoft, Bing, nella sua funzionalità Chat poggia sul più avanzato software di OpenAI, GPT-4. La società di Redmond ha investito 10 miliardi di dollari per implementare GPT-4 in Bing Chat.

Il post di Warren su X

La comunicazione non è apparsa su The Verge ma sul profilo X (già Twitter) di Tom Warren, in un post delle ore 1:40 di venerdì 10 novembre.

In cui si legge che “alcuni dipendenti Microsoft riferiscono di aver visto ChatGPT bloccato per un breve periodo di tempo oggi. Microsoft ha pubblicato indicazioni ai dipendenti riguardo all’intenzione di bloccare determinati strumenti di intelligenza artificiale e ha incluso uno screenshot di ChatGPT bloccato. Ora quel blocco è rientrato”.

L’attacco hacker

Anche se tra i due eventi sono trascorse poche ore, non è chiaro se ci sia qualche attinenza tra il momentaneo blocco di ChatGPT ai dipendenti Microsoft e l’attacco hacker che il chatbot di OpenAI ha subito mercoledì 8 novembre.

È stata la stessa azienda ad annunciare l’offensiva, che ha reso indisponibile la piattaforma per circa 90 minuti, tra le 14:42 e le 16:16 (ora italiana) dell’8 novembre. A cui ha fatto seguito un successivo down iniziato intorno alle ore 21.00.

La natura dell’attacco e la rivendicazione

Quello ai danni di ChatGPT è stato un attacco Ddos. Gli attacchi Ddos (acronimo per Distributed denial of service) mandano in tilt i server per mezzo di un’enorme quantità di tentativi di accesso effettuati contemporaneamente. A differenza delle altrettanto note offensive tramite ransomware, quelle Ddos non sottraggono dati. Hanno quindi una funzione dimostrativa e, per così dire, di avvertimento.

Subito dopo l’attacco c’è stata la rivendicazione. Fatta sul proprio canale Telegram dal gruppo Anonymous Sudan. E il motivo dell’offensiva è legato ai risvolti più drammatici dell’attualità politica: secondo quanto scritto da Anonymous Sudan, è stato colpito ChatGPT perché OpenAI fornisce tecnologie basate sull’intelligenza artificiale a Israele per sviluppare armi.

Anonymous Sudan, sempre tramite attacco Ddos, aveva colpito alcuni servizi Microsoft nel mese di giugno. Questo in effetti potrebbe dare un senso al blocco di ChatGPT ai dipendenti dell’azienda, deciso a poche ore dall’hackeraggio.

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Le prossime novità di OpenAI

Al di là delle ultime, tumultuose ore, al DevDay dello scorso 6 novembre OpenAI ha presentato alcune prossime novità davvero notevoli, tra le quali ne spiccano due.

Alla prima giornata dedicata agli sviluppatori, a San Francisco, i vertici dell’azienda hanno mostrato le potenzialità di GPT-4 Turbo, evoluzione di GPT-4. Il chatbot sarà più rapido, più potente, e soprattutto i suoi contenuti saranno aggiornati all’aprile del 2023.

Sono poi prossime al lancio le intelligenze artificiali personalizzabili, chiamate semplicemente GPT.

In pratica, ciascun utente potrà integrare la configurazione del software con alcuni documenti che si riferiscono all’ambito del sapere di proprio interesse.

E così si avrà un chatbot particolarmente versato e aggiornato su una particolare disciplina, per un aiuto più sostanziale in ambito lavorativo ma anche nelle proprie passioni.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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