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Chi è Elizabeth Holmes? Il progetto Theranos, la condanna, la serie TV e il film

Chi è Elizabeth Holmes? E perché Theranos è stato uno sfacelo?
Hulu ha scelto di dedicarle un’intera serie originale, The Dropout, in arrivo in Italia il 20 aprile in streaming su Disney+, con Amanda Seyfried che porterà sul piccolo schermo una delle figure più ambigue e affascinanti degli ultimi tempi e che incarna a pieno uno dei modi di dire più diffusi tra gli startupper della Silicon Valley: “Fake it until you make it” (che tradotto significa “fingi finché non sarà realtà“).

Il nome forse non vi dirà nulla. In fondo la sua storia si svolge negli Stati Uniti. Il posto dove è cresciuta, dove ha maturato la sua idea rivoluzionaria e dove, infine, è stata condannata. Per frode. Perché è questa la fine, almeno temporanea, della vicenda di Elizabeth Holmes e della sua azienda Theranos: a 19 anni lascia l’Università di Stanford, crea un’azienda con la promessa di rivoluzionare il modo in cui vengono fatti gli esami del sangue e, qualche anno dopo, viene condannata perché il suo “ingegnoso” metodo in realtà non funziona.

Questo però è un riassunto estremo di quanto accaduto. La storia della Holmes e della sua azienda, Theranos, è ben più articolata di così. E sì, è terribilmente appassionante. Altrimenti non avrebbero deciso di trasformarla in una serie TV.

La giovane Elizabeth Holmes

chi è elizabeth holmes fondatrice di theranos

Elizabeth Holmes è nata a Washington DC il 3 febbraio 1984 in una famiglia che Richard Fuisz, medico, inventore e imprenditore americano nonché vicino di casa della famiglia Holmes, descrive come ossessionata dallo status e dall’avere buone conoscenze. La Holmes è cresciuta in questo clima, con un’enorme pressione addosso e la necessità di avere successo nella vita.

Figlia di Christian Rasmus Holmes IV, prima presidente di Enron (una delle più grandi multinazionali statunitensi legata anche’essa da una truffa colossale. Se volete sapere qualcosa di più vi consiglio di ascoltare il podcast di Bank Station legato proprio a questo argomento) e poi dirigente in diverse agenzie governative, e di Noel Anne Daoust, membro dello staff dei comitati del Congresso, Elizabeth Holmes ha frequentato prima la St John’s School di Houston e poi si è iscritta alla Stanford University con l’intento di laurearsi in ingegneria chimica.

Episodio del podcast Bank Station che vi racconta qualcosa in più sul disastro del colosso Enron

E’ qui che nasce la sua prima idea rivoluzionaria: un cerotto che rilasciava il giusto quantitativo di medicinali basandosi sulle caratteristiche del paziente. Nel 2003 la Holmes depositò la domanda di brevetto per questa sua intuizione. Geniale? Forse, quantomeno nelle intenzioni. Far funzionare il cerotto però è tutt’altro affare.
All’epoca Phyllis Gardner, esperta in farmacologia clinica alla Stanford, discusse il progetto con la sua ideatrice, spiegandole che non avrebbe mai funzionato. La Holmes la fissò senza dire una parola: “Era assolutamente sicura della sua genialità. Non era interessata alla mia competenza”, ha raccontato la Gardner alla BBC.

Lo stesso anno, a soli 19 anni, Elizabeth Holmes decise di lasciare la Stanford per lanciare il suo nuovo progetto, Theranos.

Phyllis Gardner, esperta in farmacologia clinica alla Stanford Univeristy

L’ascesa di Theranos

Spesso le aziende di successo hanno due elementi in comune: una bella storia da raccontare e un leader carismatico.
Theranos aveva proprio queste due caratteristiche.
Sui palchi più prestigiosi degli Stati Uniti, Elizabeth Holmes raccontava che da piccola aveva una paura terrificante degli aghi. Persino sua mamma e sua nonna avevano lo stesso timore, tanto da svenire alla sola vista di un ago.
Ed ecco l’idea geniale: un macchinario che permettesse di fare gli esami del sangue solo pungendo un dito. Poche gocce e il gioco era fatto.

Il macchinario si chiamava Edison, come il famoso inventore nonché rivale di Nikola Tesla.

Grazie a Edison, Theranos poteva aiutare milioni di americani, promettendo 240 test differenti, dalla misurazione del colestorolo a quelli per cercare tracce di cancro.
240. Non sono pochi. Soprattutto considerando che i risultati erano il frutto di un quantitativo di sangue irrisorio, che veniva raccolto in provette minuscole create in collaborazione con il biochimico inglese Ian Gibbons.
L’assunzione di Gibbons, nel 2005, sfociò in ben 23 brevetti, di cui 19 co-intestati a Elizabeth Holmes. Vista così sembra una partnership proficua e all’inizio probabilmente lo era. Poi un giorno Gibbons disse alla moglie che “non funzionava niente“. I progressi erano pochi e richiedevano tantissimo tempo. Nel 2013 il biochimico inglese si è suicidato.

Theranos Edison

Nel frattempo la fondatrice di Theranos continuava a raccontare la sua storia e ad affascinare gli americani. Con il suo dolcevita, la sua capacità di citare Jane Austen a memoria e la scelta di diventare vegana sembrava quasi l’erede di Steve Jobs. Riusciva ad ammaliare tutti.
Quando però le domande vertevano sul funzionamento di Edison tutto diventava vago e fumoso. Ad un report del New Yorker rispose: “A chemistry is performed so that a chemical reaction occurs and genertrates a signal from the chemical interaction with the sample, which is translated into a result, which is then reviewed by certified laboratory personnel.”

Tradotto significa: “Si fa in modo che si crei una reazione chimica che a sua volta genera un segnale grazie all’interazione con il campione che a quel punto viene tradotto in un risultato, rivisto dal nostro personale di laboratio certificato.”

Avete notato l’assenza di termini e riferimenti specifici? Tutto rimaneva molto vago. Spiegato come farebbe uno studente durante l’interrogazione di chimica per cui non ha neanche aperto il libro. E quando venivano richiesti maggiori dettagli, la Holmes rispondeva che si trattava di un segreto industriale.

Nonostante questo, il suo successo era straordinario. La sua azienda era arrivata a valere 9 miliardi dollari. Lei, da sola, ne valeva 4,5, il che l’ha resa la miliardaria “self-made” più giovane del mondo secondo Forbes.
Tutti credevano in lei. Persino due ex Segretari di Stato, Henry Kissinger e George Schultz, hanno investito in Theranos, oltre al co-fondatore di Oracle, Larry Ellisson, al tycoon Rupert Murdoch e al venture capitalist Draper Fisher Jurvetson.

Un punto Theranos dentro uno store Walgreens

Nel 2013 poi arrivò la partnership con Wallgreens. L’idea era quella di creare dei centri di raccolta dei campioni di sangue presso i negozi della seconda catena di farmacie più ampia degli Stati Uniti.
Ovviamente funzionò. Alla fine del medesimo anno Theranos contava 45 centri dedicati ai prelievi di sangue: 42 nell’area di Phoenix, 2 in California e uno in Pennsylvania. La maggior parte erano store Walgreens. Tutto questo accompagnato dalla promessa di costi ridotti e risultati rapidi.

La disfatta: Edison non funziona

Nel 2015 il vento cambiò. Non tutti infatti erano obnubilati da Elizabeth Holmes. Anzi, qualcuno iniziava a sospettare che la realtà fosse ben diversa. Quel qualcuno è John Carreyrou, due volte vincitore del premio Pulitzer.
Con un lungo articolo pubblicato sul Wall Street Journal il 16 ottobre 2015, Carreyrou denunciava le incongruenze di Theranos, dando il là alle prime investigazioni delle autorità statunitensi.

Ma cosa c’era di anomalo?
Normalmente i laboratori statunintesi acquistano le apparecchiature da aziende che sono specializzate nella loro produzione, aziende che prima di poter vendere i loro prodotti devono passare i test della Food and Drug Administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.
Theranos però non vendeva Edison ad altri laboratori, quindi non aveva bisogno dell’approvazione dell’FDA. Serviva però un’altra certificazione, quella del Centers for Medicare & Medicaid Services, un’agenzia federale che gestisce il programma Medicare, quello che assicura gli americani con più di 65 anni. Il CMS infatti ha bisogno di sapere che i risultati dei test sono attendibili, motivo per cui alcune organizzazioni accreditate inviano più volte l’anno una serie di campioni chiedendo ai vari laboratori di analizzarli.
All’inizio del 2014 Theranos divise in due i campioni: alcuni furono analizzati con Edison, il resto con i macchinari prodotti da un’altra azienda. I risultati per i test relativi alla vitamina D, a due ormoni tiroidei e al cancro alla prostata erano totalmente diversi. Edison aveva sbagliato.
Allarmati da questi dati, i dipendenti li sottoposero a Sunny Balwani, all’epoca presidente e Chief Operating Officer di Theranos e compagno di vita della Holmes. Il giorno dopo, in una mail di fuoco con in copia conoscenza la Holmes, Balwani scrisse che “i campioni non avrebbero mai dovuto essere analizzati con Edison”.
Strano, eppure il CMS aveva bisogno di capire proprio l’attendibilità del macchinario di Theranos.
Messa alle strette, l’azienda dichiarò che sì, i risultati erano diversi ma in realtà avevano utilizzato vecchi campioni con l’intento di effettuare degli ulteriori esperimenti. Insomma, per la società di Elizabeth Holmes era tutto regolare.

chi è elizabeth holmes - la caduta di theranos

Ma c’è di più. Teoricamente Theranos avrebbe dovuto affidarsi solo a Edison. Alla fine del 2014 invece solo il 10% degli esami era in carico ai macchinari di Theranos, inclusi quelli per il cancro alla prostata e la gravidanza.
Altri 60 test venivano effettuati con apparecchiature tradizionali ma con qualche difficoltà. L’azienda della Holmes infatti raccoglieva poche gocce di sangue, ma i macchinari standard richiedono campioni più abbondanti. Theranos quindi diluiva il sangue con un metodo proprietario che, stando all’azienda, era stato condiviso con le autorità e garantiva risultati affidabili. Peccato che in molti casi tutto questo ha portato a valori assurdi e, ovviamente, errati.
Infine c’erano altri 130 test che venivano effettuati con metodo tradizionale: invece della punturina sul dito venivano usati ago e siringa. Proprio il sistema che spaventava tanto la fondatrice dell’azienda.

Tutte le informazioni raccolte da Carreyrou aprirono le porte alle indagini della Securities and Exchange Commision. Poco dopo il CMS revocò la licenza a Theranos che, nel giro di un anno, iniziò a chiudere i propri laboratori lasciando a casa il 40% del proprio personale.
Nel 2018 l’azienda chiuse definitivamente i battenti.
Una disfatta.

Il processo e la condanna

Elizabeth Holmes venne sommersa di cause legali.
Nel 2018 la fondatrice di Theranos e il presidente Sunny Balwani vennero incriminati per nove capi di frode e due accuse di cospirazione con l’intento di commettere frode.
La Holmes fu arrestata e poi rilasciata su cauzione.

L’anno successivo l’America assistette al suo matrimonio con William “Billy” Evans, erede dell’Evans Hotel Group. La coppia, che vive a San Francisco, ha avuto un figlio, un evento che qualcuno ha etichettato come “mossa strategica per influenzare la giuria durante il processo”.

Ha funzionato? Il 4 gennaio 2022 Elizabeth Holmes è stata giudicata colpevole per quattro capi d’accusa, tra cui quello di aver mentito agli investitori. E’ stata invece assolta per altrettanti capi mentre sugli ultimi tre la giuria non ha raggiunto un verdetto.
Ora la Holmes rischia fino a 20 anni di carcere per ciascuno dei reati per cui è stata condannata, da scontare probabilmente in contemporanea e non in successione.

La serie di Hulu – su Disney+ – e il film con Jennifer Lawrence

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Amanda Seyfried in The Dropout

La vicenda di Elizabeth Holmes è diventata un podcast, The Dropout, realizzato da ABC Audio e disponibile su Spotify, Apple Podcasts e Amazon Music. 27 episodi per scoprire nel dettaglio la storia di una figura tanto affascinante quanto inquietante. Pensate che la Holmes si sottoponeva ad una ferrea autodisciplina, con sveglia alle 4 “ringraziando Dio”, allenamento, meditazione, preghiere e arrivo in ufficio alle 6.45. Ad un certo punto ha persino cambiato tono della voce optando per un’impronta baritonale che aggiungesse della solennità a ciò che diceva.

Il podcast The Dropout, in inglese, per approfondire meglio la storia di Elizabeth Holmes e di Theranos.

Tutto questo verrà probabilmente raccontato anche dalla serie Hulu che nasce proprio dal podcast di ABC Audio. Lo show debutterà a marzo sulla piattaforma di streaming americana per poi sbarcare il 20 aprile su Disney+ e garantire così la fruizione anche al pubblico italiano.
Ad interpretare Elizabet Holmes ci sarà Amanda Seyfried mentre Naveen Andrews interpreterà Ramesh “Sunny” Balwani, presidente di Theranos e – vi regaliamo un po’ di gossip – amante della Holmes.

La storia della più giovane miliardaria self-made del mondo sbarcherà anche sul grande schermo. Il film, intitolato Bad Blood, sarà diretto da Adam McKay con Jennifer Lawrence che vestirà i panni della protagonista e che si sta già preparando per riprodurre al meglio il timbro e l’accento della Holmes.

ll documentario HBO su Elisabeth Holmes

Se la fiction non è il vostro pane, magari vi farà piacere sapere che esiste anche un bellissimo documentario dedicato alla vicenda Therarons, prodotto da HBO. Si chiama “The Inventor” ed è stato pubblicato nel 2019. Attualmente potete guardarlo su Sky o NowTV.

Trailer di “The Inventor” documentario

Il fallimento della Silicon Valley?

Elizabeth Holmes e Sunny Balwani
Elizabeth Holmes e Sunny Balwani

Agli albori Theranos era una startup, una di quelle che nascono nel cuore della Silicon Valley.
Una grande idea, un grande leader, la speranza di offrire all’umanità un futuro migliore. O per lo meno di cambiare delle vite. C’era tutto. Ed è finita in tragedia.

Per qualcuno è il chiaro segno che qualcosa non funziona nella cultura della Silicon Valley, con la corsa frenetica verso il successo e i suoi incontenibili eccessi.
E’ una posizione comprensibile ma che non ci sentiamo di sposare totalmente.
Le aziende che nascono in California sono ormai tantissime. Alcune hanno successo, molte falliscono.
La frode è un’altra cosa.
Elizabeth Holmes ha sempre saputo che Edison non funzionava, ha mentito agli investitori e ha speso le sue energie per costruire la sua immagine ed utilizzarla per raccogliere fondi per un progetto che sembra non aver mai dato segni positivi. Senza contare la non curanza per i pazienti a cui sono stati comunicati risultati sbagliati, facendo loro credere di avere il cancro o all’HIV.

La storia della Holmes è indubbiamente un monito per la Silicon Valley ma ne è anche l’estrema espressione. Non possiamo – e dobbiamo – pensare che tutti i giovani con idee brillanti siano pronti a truffare il prossimo. Sarebbe un’enorme freno all’innovazione, all’evoluzione e allo sviluppo della società.


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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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