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Dentro la Canzone: Video Killed The Radio Star spalanca le porte all’era di MTV

"Pictures came and broke your heart"

È il 1° agosto del 1981. La mezzanotte è passata da appena un minuto e l’intero mondo è assolutamente ignaro della rivoluzione musicale e mediatica che stava per cominciare. Il 1° agosto 1981, a mezzanotte e un minuto, si accendono per la prima volta le frequenze di un nuovo canale televisivo. La classica schermata di Color Test diventa nera, poi improvvisamente un flash, l’immagine di uno Space Shuttle in fase di decollo, la bandiera sulla Luna, l’annuncio: “ladies and gentleman, rock’n’roll” e infine lui, il primo videoclip della storia di questo canale: Video Killed The Radio Star dei The Buggles. Il mondo della musica non sarebbe mai più stato lo stesso: era nata MTV.

Ironico che il primo video ad andare in onda abbia un titolo così premonitore, come una sorta di dichiarazione di intenti da parte di chi ha stilato il palinsesto.

Video Killed The Radio Star: la tecnologia crea, la tecnologia distrugge

I Buggles sono un gruppo musicale britannico fondato dai produttori Trevor Horn e Geoff Downes. Entrambi si uniranno agli Yes nel 1981, poco dopo la nascita di MTV. Video Killed The Radio Stars, in realtà, era uscita due anni prima della messa in onda del video sul nuovo canale, nel 1979, ottenendo un discreto successo in Inghilterra, ma venendo totalmente snobbata dalle radio statunitensi. Le voci femminili invece sono quelle di Debi Doss e Linda Jardim (che poi cambierà nome in Linda Allan). Doss all’epoca era la corista dal vivo dei The Kinks, mentre Jardim si era conosciuta per aver prestato la voce ad un brano dei The Northampton Development Corporation. Infine la batteria è suonata da Warren Cann degli Ultra-vox.

Radio Killed The Radio Star parla essenzialmente del rapporto tra le nuove tecnologie e il mondo della musica. In particolare, come suggerisce il titolo, dell’avvento dei videoclip musicali, che avevano portato la musica anche in TV, soppiantando progressivamente il ruolo delle radio. 

All’interno del libro I Want My MTV, Trevor Horn ha spiegato: “Sapevamo che la tecnologia stava per cambiare tutto. Erano appena arrivati i videoregistratori e gli artisti cominciavano a fare video musicali, la cosa ci entusiasmava. Sembrava che la radio fosse il passato e il video il futuro. Era in arrivo un cambiamento”.

Dentro al testo della canzone

I heard you on the wireless back in ’52
Lying awake, intently tuning in on you
If I was young, it didn’t stop you coming through

La canzone inizia come una sorta di lettera d’amore nostalgica alla radio. Il narratore, presumibilmente uno speaker radiofonico, ricorda la sua infanzia e il suo primo approccio alla radio: nel 1952, l’età d’oro di quel media.

They took the credit for your second symphony
Rewritten by machine on new technology
And now I understand the problems you could see

Ora sembra invece rivolgersi ad un musicista, probabilmente un compositore. “Ti hanno privato dei riconoscimenti per la tua seconda sinfonia”, dice il testo, spiegando che questa è stata riscritta da un’intelligenza artificiale. Una critica alla tecnologia che avanza, o probabilmente solo la presa di consapevolezza che il mondo della musica sta cambiando.

Video killed the radio star
Pictures came and broke your heart

Dopo aver ribadito il concetto che i video stanno mettendo fine all’era delle radio, il brano esaspera in modo romantico questo concetto: sono arrivate le immagini video, e queste stanno spezzando il cuore dei nostalgici. Coloro che, non avendo possibilità di associare le canzoni a delle immagini, potevano sognarle e immaginarle ascoltandole alla radio. Una sorta di magia che si rompe.

And now we meet in an abandoned studio
We hear the playback and it seems so long ago
And you remember the jingles used to go

Nella seconda strofa ci troviamo in uno studio di registrazione abbandonato, come a voler rimarcare che le produzioni di una volta, negli enormi studi, stanno per diventare obsolete. Il digitale sta avanzando velocemente. Questa strofa è in realtà un piccolo omaggio ad un racconto breve chiamato The Sound-Sweep, scritto da J.G. Ballard. La storia narra le vicende di un ragazzo muto che passa l’aspirapolvere in uno studio di registrazione abbandonato, a seguito della morte della musica per come la conosciamo. Nello studio vive, immerso nei suoi ricordi e nella musica che fu, un ex cantante lirico.

In my mind and in my car
We can’t rewind, we’ve gone too far

Ancora un ricordo alla radio, quella ascoltata in macchina. E poi una frase che risulta estremamente attuale ancora oggi: “non possiamo riavvolgere il nastro, siamo andati troppo avanti”. Quando il progresso tecnologico avanza è impossibile non stargli al passo e la società è costretta ad adeguarsi. Com’era la vita senza gli smartphone? Com’era il mondo senza internet? O, nel caso specifico del brano, com’era la musica prima dei videoclip?

Put the blame on the VCR

Su questa frase c’è molto dibattito. Nella canzone sembra chiaro che la voce canti “VCR”, vale a dire il videoregistratore a cassette. Tuttavia sui testi ufficiali di The Age of Plastic dei The Buggles si legge “VTR”, cioè il videoregistratore a nastro. Sembrerebbe cambiare poco, ma la differenza è sostanziale, perchè giustificherebbe la frase “we can’t rewind, we’ve gone too far”. Questo perchè nel VTR, quando si portava un nastro troppo avanti, questo sfuggiva dalla bobina, rendendo impossibile il riavvolgimento.

C’è un piccolo impercettibile errore nell’outro del brano

Ciò che non tutti sanno è che verso la fine del brano è presente un piccolo errore, che però risulta pressoché impercettibile. Quando Trevor Horn se ne accorse era troppo tardi, in quanto la canzone era già in fase di mastering, e non era possibile riaprire le tracce. A spiegarci l’imperfezione è stato lo stesso Trevor Horn ai microfoni di Mojo:

“Ero molto preoccupato perché avevamo commesso un errore nel mix. È verso la fine, quando la voce femminile entra cantando ‘You aaarreee a radio star’ in lontananza. C’era stato un ritardo del nastro e la voce era praticamente fuori tempo. L’ho sentito solo quando stavamo finendo la postproduzione, quando era troppo tardi, quindi sono andato nel panico. Ma la cosa divertente è il fatto che, sebbene fosse leggermente fuori tempo, così suonava meglio. Quindi mi sono sentito molto sollevato”

L’importanza del video ufficiale

Il video è stato girato in un solo giorno nel sud di Londra, diretto da Russell Mulcahy. A quel tempo i videoclip musicali erano solitamente composti da immagini degli artisti in playback. Per Video Killed The Radio Star Mulchay pensò a qualcosa di diverso, introducendo l’elemento narrativo. Si ritiene che fu proprio per questa sua particolarità che il video venne scelto per inaugurare la programmazione di MTV. Di lì a poco niente sarebbe più stato come prima, e sempre più artisti cominciarono a realizzare i video ufficiali come dei piccoli cortometraggi. L’esempio più lampante è probabilmente il video ufficiale di Thriller di Michael Jackson, un vero e proprio short movie.

Anche Mulchay ne trasse un grande successo, divenendo in pratica il regista di fiducia dei Duran Duran che gli affideranno i video di Wild Boys, Rio e Is There Something I Should Know?. Nel 1986 il regista arriva anche al cinema, dirigendo Highlander – L’ultimo Immortale. Mulchay dirigerà anche il secondo singolo dei The Buggles, Living In The Plastic Age, che verrà però ampiamente ignorato da MTV. Anche questo brano, come altri dell’album, affronta il rapporto tra uomo e tecnologia.

La ragazza che interpreta il personaggio di “Stargirl” era in realtà un’amica di Russell Mulcahy, che stava cercando di diventare un’attrice professionista. La scena in cui viene calata nella provetta venne rigirata circa 30 volte. La cosa divertente è che la take scelta fu quella sbagliata: nel video è chiaramente visibile un tubo che cade.

Nel video appaiono entrambi i Buggles insieme alle cantanti Debi Doss e Linda Jardim. Tuttavia nelle successive apparizioni televisive, quasi tutte in playback, la componente femminile varierà, implementando spesso modelle e attrici. I più attenti avranno anche notato che nel video è presente un giovane Hans Zimmer, che appare mentre suona delle tastiere. Pochi anni dopo Zimmer diventerà uno dei compositori di colonne sonore più apprezzati al mondo.

Interessante è poi il fatto che quando il video andò in onda su MTV, Trevor Horn era in tour con gli Yes. L’artista ha spiegato che gli ci è voluto un po’ per capire perché i bambini per strada lo fermassero chiedendogli autografi.

Il successo commerciale e le cover

La canzone ebbe già un discreto successo in patria nel 1979, ma è grazie alla rotazione MTV del 1981 che arrivò ai vertici delle classifiche statunitensi, dato che dimostrava che MTV era in grado di vendere dischi. Una consapevolezza che avrebbe rivoluzionato la discografia degli anni ‘80.

Più in generale Video Killed The Radio Star raggiunse il 1° posto in 16 Paesi. In Australia è stato per ben 27 anni il singolo più venduto (superato solo da Candle In The Wind ’97 di Elton John). A proposito, anche a Candle In The Wind abbiamo dedicato un episodio di Dentro la Canzone.

La canzone ha avuto ovviamente un impatto culturale fortissimo, ed è stata oggetto di numerose cover e omaggi. Il brano è anche presente nel videogame GTA: Vice City, in rotazione sulla radio fittizia Flash FM. Anche gli Asia – gruppo fondato dallo stesso Geoff Downes dopo i Buggles – la proporranno dal vivo diverse volte, sia in versione strumentale che cantata.

Nel 2010 will.i.am e Nicki Minaj hanno pubblicato un singolo chiamato Check It Out che contiene un palese campionamento del brano dei Buggles.

Tra le cover più riuscite c’è sicuramente quella di Robbie Williams, che era solito eseguire Radio Killed The Radio Star nelle sue scalette live indossando anche gli iconici occhiali del video ufficiale.

Infine vi segnaliamo la cover di Bugo e Morgan, proprio la sera prima del misfatto di Sanremo 2020. I due ne hanno proposto una simpatica e appassionata versione, accompagnati da I Vazzanikki, nel corso de L’Altro Festival, il format che quell’anno sostituì lo storico Dopo Festival.

The Age Of Plastic
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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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