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Dalle stelle alle STEM: intervista a Alessia Mosca, co-fondatrice de Il Cielo Itinerante

La matematica, si sa, è una delle materie meno amate dagli studenti. E le scienze non sono tanto più apprezzate, soprattutto tra le ragazze. Due delle tante situazioni stereotipate che vigono in Italia da tanto, troppo tempo, e come sempre c’è una soluzione anche a questo circolo vizioso che i bias hanno determinato nel tempo. Lo sanno bene i fondatori de Il Cielo Itinerante, associazione italiana non-profit che ha come obiettivo quello di avvicinare allo studio delle materie STEM i bambini e le bambine in situazioni di povertà educativa e di disagio sociale. Per approfondire le loro attività e avere uno sguardo sulla situazione attuale di queste discipline in Italia, abbiamo intervistato Alessia Mosca, una delle co-fondatrici nonché Vice-Presidente de Il Cielo Itinerante. Dal nostro incontro sono emerse interessanti osservazioni illuminanti, che ci hanno spiegato perché sia importante guardare il cielo e… puntare alle stelle.

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E uscimmo a riveder le stelle: l’intervista a Alessia Mosca, Founder & Vicepresidente de Il Cielo Itinerante

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Com’è nato Il Cielo Itinerante e cosa rappresenta per te? 

Il Cielo Itinerante nasce durante il periodo della pandemia di Covid-19 e da diverse chiacchierate con Ersilia Vaudo. Siamo entrambe da sempre impegnate sul tema della Diversity, e poi ci siamo interrogate anche sulle varie conseguenze della chiusura delle scuole. Quella situazione aveva infatti portato ulteriori disparità negli ambienti che già le sperimentavano, e si stava delineando una situazione di emergenza nazionale, con divari già pronunciati tra maschi e femmine, ma non solo.

Le divergenze erano anche tra Nord e Sud Italia, l’accesso a strumenti educativi eccetera, con una concentrazione in particolare sull’accentuazione delle differenze nelle competenze matematico-scientifiche. Il Cielo Itinerante nasce così sul modello di un’altra iniziativa, portata avanti in Kenya, che dal 2015, con una macchina e un telescopio girava per il Paese, per far vedere le stelle ai bambini. Così con un van abbiamo girato l’Italia per far vedere a nostra volta le stelle a bambini che non avevano mai guardato da un telescopio.

Questa attività è fondamentale, perché da sempre l’osservazione dell’universo e delle stelle fa compiere passi in avanti alle scoperte scientifiche e porta a interrogarsi sull’uomo e sul mondo, con produzioni poi anche artistiche e filosofiche, che sono il grande motore dell’umanità. Questa è dunque un’occasione anche simbolica per far avvicinare bambini a continuare a interrogarsi.

Rimanendo su quest’ultimo punto, quanto ci si interroga oggi?

Avere sempre più persone, come i bambini, esposte alla meraviglia dei grandi interrogativi per far nascere nuovi desideri è fondamentale, in quanto l’umanità si muove verso il desiderio di andare oltre il mondo attuale e la realtà. Avevamo cominciato con alcune tappe e ogni volta, dai questionari svolti con IPSOS, è stato dimostrato che si stimola prima di tutto la passione e questo desiderio, non c’è niente di più forte che far nascere questa scintilla.

Ancora una volta questo nostro pensiero e obiettivo è stato rafforzato dall’analisi di questi bambini, siamo convinti che sia fondamentale promuovere il pensiero e stimolarlo in tal senso.

Quali sono le zone del nostro Paese con un più alto tasso di diseducazione e abbandono scolastico? Come operate per cercare di risolvere questa situazione?

Abbiamo adottato fin da subito un approccio scientifico, e siamo intervenuti dove gli invalsi sono stati più deboli. Queste situazioni si concentrano nel Sud Italia, ma non solo, anche nelle periferie di grandi città del Nord Italia o in quelle aree del Nord che mostrano risultati peggiori nelle performance, rispetto ad altre aree del Mezzogiorno, ma rimane comunque una concentrazione maggiore a Sud.

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Con l’OCSE lavoriamo in collaborazione, così come con altri enti, che sicuramente sanno da vicino quale sia il quadro della situazione. Quest’anno ad esempio abbiamo anche stabilito una partnership con Save The Children, uno dei tanti sponsor che ci aiutano a promuovere le nostre attività.

A livello STEM invece a che livello siamo di studio in Italia? In quali percentuali le ragazze si approcciano a queste discipline?

La pandemia di Covid-19 ha creato un abbassamento di competenze che già era presente in Italia, e stando ai dati OCSE l’Italia è al 77esimo posto su 79 per divario di genere sulle discipline STEM. Quindi avevamo già un problema, per molteplici ragioni: culturale, per cui gli stereotipi secondo i quali le ragazze non siano brave sono molto diffusi. C’è anche una divisione di aspettative e modalità di insegnamento e apprendimento della matematica che la rende più respingente. Il nostro tentativo è lavorare su nuovi metodi per rendere facili e divertenti queste materie considerate più ostiche.

Questo avviene anche perché tutti i dati analizzati ci dicono che non c’è un determinismo tale per cui si è più o meno portati alle materie scientifiche. Tutto dipende dalla propria passione e dall’interesse, che sono più importanti della predisposizione di per sé che non giustifica in toto. Stiamo inoltre definendo un progetto lanciato a fine maggio, di cui non possiamo parlare, ma che prevede collaborazioni importanti e internazionali.

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Promuoveremo dei metodi all’avanguardia, anche se già prima avevamo un approccio che portasse i bambini a stimolare la loro curiosità con l’osservazione stelle, laboratori per costruire razzi e sperimentare con mano. Dall’osservazione delle stelle nasce la meraviglia, ma sono coinvolti anche i calcoli matematici, con competenze di base che formano i cittadini a tutto tondo. Senza una base di conoscenze matematiche delle scienze si diventa più fragili.

Lo scorso 13 marzo hai partecipato all’incontro “Verso lo spazio con Samantha. Racconto di un’avventura di impegno e passione”: cosa rappresenta per voi Samantha Cristoforetti in quanto ambassador?

Insistiamo sempre molto su questo aspetto, siamo felici che Samantha ci abbia scelto per promuovere il nostro programma educativo. Inoltre il modello di Samantha è particolarmente positivo, poiché è una persona che sa fare delle cose straordinarie, ma le racconta in modo normale. Quello che conta per i bambini non è avere dei modelli al di fuori della propria portata, ma di prossimità.

Stiamo cercando di creare questi modelli per avere obiettivi non troppo lontani da loro per non farli desistere, è importante trasmettere il senso di possibilità.

Pensa che ci siano ancora forti bias da combattere in questi termini? All’estero va meglio?

Certamente dobbiamo migliorare, vista la situazione che abbiamo raccontato finora. All’estero va decisamente meglio, e in più ci sono Paesi con una preponderanza di donne vicine alle discipline STEM, come la Turchia, dove poter masticare queste materie è uno strumento di empowerment.

Considerando che in Paesi come questo ci sono altre costrizioni, è significativo notare che inaspettatamente ci siano questi avvicinamenti alle materie scientifiche come opportunità per smarcarsi da una situazione soffocante per le donne.

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Parlaci del vostro tour “Italia Brilla” e di “Operazione Cielo”.

Il tour dell’anno scorso ha visto il collegamento dalla stazione spaziale sempre di Samantha Cristoforetti, così come l’anno precedente, prima di partire. In realtà poi il tour di quest’anno di Italia Brilla non prevede cambiamenti di modello, è stato talmente di successo che rimane uguale e avremo ancora almeno 30 tappe, o forse di più a seconda di quante riusciremo a farne. Continuano a chiederci di poterle aumentare.

Il tour inizierà dal 3 aprile, e durerà fino a settembre. Andremo in tutta Italia per visitare luoghi importanti e interessanti dove si deve intervenire per migliorare le condizione di scarsa conoscenza di queste discipline. Lo faremo anche con il supporto di Save The Children, infatti tra le tappe prevediamo anche 13 loro “punti luce”.

Il resto del tour lo svolgeremo con altri sponsor che ci stanno accompagnando da tempo, finanziando più tappe per costruirle una dopo l’altra. Tra questi abbiamo Iliad, Rai Way, Toyota che ci aiuta con un veicolo per muoverci, e quest’anno avremo anche Teach For Italy. Le tappe sono simili tra loro, offrendo laboratori operativi, concreti e divertenti. Si starà insieme finché non viene buio, per poi poter vedere le stelle.

Per Operazione Cielo invece non possiamo rivelare nulla, ma sicuramente uno degli elementi che legano i due progetti è come rendere più continuativo il nostro lavoro. Vorremmo dare continuità e più approfondimento a quello che facciamo, così come uno degli obiettivi è cercare di formare di più gli educatori per aiuto compiti, gli insegnanti e altri soggetti coinvolti nella formazione.

Vorremmo far sfruttare loro i metodi che riteniamo utili e che abbiamo abbracciato per creare modelli e riferimenti per i bambini. Inoltre lavoriamo sempre con oratori e scuole, associazioni per il doposcuola e del terzo settore.

Altre attività? Quali le aspettative per voi e per il futuro delle STEM in Italia?

Vorremmo scalare di almeno 10 punti nelle classifiche internazionali sia come divari, sia come aumento medio delle competenze, un obiettivo da raggiungere entro i prossimi 10 anni. Questo non possiamo realizzarlo da soli; significa che cerchiamo anche di far crescere la consapevolezza di investire su questi temi facendo advocacy e lobbying per aumentare l’impegno in tal senso. Non solo perché è giusto farlo, ma perché è anche un modo per sopravvivere alla transizione del nostro modo di vivere.

Abbiamo bisogno di idee e nuove invenzioni, per affrontare sfide quali il cambiamento climatico e ridurre il nostro impatto ambientale. Ma se non ci sono conoscenze idonee, non si riesce a progredire e a portare innovazione. Questo è un dovere morale per una società più equa e una necessità per salvare l’umanità stessa.

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