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La clonazione raccontata in 6 opere di fantascienza

Le storie sci-fi possono essere un esperimento mentale per il futuro. Se scritte bene.

L’ingegneria genetica è parte del nostro futuro. Con la tecnica CRISPR, che permette di modificare il genoma, stiamo facendo i passi in avanti più epocali dai tempi di Darwin. Ed anche se sono argomenti troppo complicati per chi non ha un dottorato in biologia genetica, non possiamo davvero esimerci dal capirne le implicazioni morali. Per fortuna c’è la fantascienza, che ci permette di parlare di clonazione e delle sue conseguenze con un elegante esperimento mentale. Un trattato etico carico di adrenalina ed emozioni. E qualche pistola laser, si spera.

Fantascienza come esperimento mentale: Clonazione

Normalmente non ci aspettiamo che le storie che rapiscono la nostra immaginazione sia realistiche. Sappiamo che un adolescente non può lanciare ragnatele per New York e che un idraulico baffuto non può sconfiggere una tartaruga sputafuoco. Però vogliamo che siano verosimili: una volta stabilita la logica interna alla storia, pretendiamo che venga mantenuta. Spider-Man non può iniziare a volare e Mario non può tagliarsi i baffi.

Per questa ragione le storie fantascientifiche sono un buon modo per fare esperimenti mentali, quando sono scritte bene. Prendono un presupposto al momento irrealizzabile e lo analizzano nella maniera più intelligente possibile. E possono insegnarci qualcosa sulla natura umana e il modo in cui viviamo (come ogni buona storia) ma anche darci una visione del futuro. Se riusciremo ad evitare un’apocalisse guidata dai robot è perché Terminator ci ha terrorizzato abbastanza.

La clonazione è una tecnica con cui abbiamo già esperienza: anche i giovanissimi avranno sentito parlare della pecora Dolly. Ma aspettare che qualche laboratorio segreto effettui la prima clonazione umana per valutarne le implicazioni etiche e i limiti tecnologici sarebbe pericoloso. Meglio lasciar fare a scrittore e sceneggiatori.

Jurassic Park. La vita, uh, vince sempre

Jurassic Park è un film del 1993, anche se a giudicare dagli effetti speciali con cui Steven Spielberg ci lascia a bocca aperta sembra molto più recente. La vista dei dinosauri è così stupefacente, sia per i protagonisti del film che per noi spettatori con il naso incollato allo schermo, che è facile dimenticarci che il film parla in maniera esplicita di clonazione.

In realtà, Spielberg è talmente bravo ad umanizzare la vicenda da farci persino dimenticare che si tratti di fantascienza. Dopo un’ora di film diamo per scontato che i dinosauri camminino sempre accanto a noi sul marciapiede. Nel film però si spiega in maniera chiara come funziona il processo di clonazione in questo mondo. Nella primissima scena del film vediamo dei paleontologi trovare una zanzara preistorica conservata nell’ambra. Dal sangue di dinosauro conservato nell’insetto (i dinosauri non avevano le nostre tecnologie anti-zanzara) John Hammond crea il suo Jurassic Park per clonazione.

La scienza dietro Jurassic Park è piuttosto ridicola. Anche ammesso che dentro una singola zanzare ci sia il DNA di ogni dinosauro esistente, conservato perfettamente, non si spiega come gli scienziati al soldo del dottor Hammond possano analizzare e riprodurre il codice genetico senza consumarlo. O hanno trovato mezzo milioni di zanzare fossilizzate, oppure questa clonazione è molto “fanta” e poco “scienza”.

Ma dal punto di vista morale apre un tema interessantissimo. “La vita vince sempre”. Pur senza spingere il piede sull’acceleratore dell’etica, Spielberg racconta una storia che ha come morale: non possiamo prevedere e controllare tutto. È impossibile che i dinosauri si riproducano: eppure la vita trova un modo per vincere. Non è un monito contro la clonazione ma solo un avvertimento che la fantascienza elargisce spesso. Quando decidiamo di creare qualcosa di vivo, non possiamo aspettarci si comporti come una cosa. La vita vince sempre.

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Star Wars: The Clone Wars. I cloni sono esseri umani?

Molti ricordano la trilogia prequel di Star Wars come inferiore rispetto all’originali. E “molti” hanno ragione. Ma la storia della caduta della Repubblica Galattica e di come (spoiler per le tre persone che non lo sanno) Anakin Skywalker diventa Darth Vader ha moltissimi spunti interessanti. Spunti che sono stati raccolti e raccontati in The Clone Wars, la serie animata che racconta il conflitto fra Jedi e cloni da un lato, Sith e droidi dall’altro. La serie si è conclusa quest’anno su Disney+ ed è obbligatorio vederla per tutti i fan di Star Wars: è fantastica.

Star Wars the clone wars clonazione fantascienzaPer combattere il ribelle Conte Doku, il Senato Galattico fa creare agli alieni su Kamino milioni di cloni. Partendo dal DNA del cacciatore di taglie Jango Fett, vengono prodotti soldati in massa, con la crescita accelerata per renderli pronti subito a combattere. Se nei film vengono usati in larga parte come armi, nella serie animata ci viene mostrato in maniera inconfutabile che sono persone a tutti gli effetti. Rex aiuta Anakin e Ahsoka non eseguendo gli ordini come un robot ma usando intelligenza e sensibilità umana. Più di un episodio è dedicato a cloni disertori, che scappano per vivere una vita propria, rifiutando di essere soltanto delle armi.

Ancora più forte di ogni trama è l’affetto che noi pubblico proviamo per i nostri cloni preferiti. Quando uno di loro cade in battaglia ci rattristiamo e facciamo il tifo per loro quando sono in missione. Questa splendida serie animata di fantascienza fa uscire il quesito più scottante sulla clonazione: se i cloni sono umani, abbiamo il diritto di costruirli come fossero strumenti? Oppure anche loro, come tutti noi, hanno il diritto di cercare da soli lo scopo della loro vita? È un passo ulteriore rispetto a “la vita vince sempre”: la vita è giusto che vinca.

Cloning Clyde e Mi Sdoppio in 4.  La nostra vita dipende dai geni?

Mi Sdoppio in 4 è un film con Michael Keaton del 1996, in cui il protagonista fa tre cloni di se stesso per fronteggiare la sua vita troppo frenetica. Ed è un film che risponde alla domanda: quale attore potrebbe essere migliore di Michael Keaton per interpretare Batman? La risposta è quattro Michael Keaton.

clonazione fantascienza mi sdoppio in 4Cloning Clyde è invece un videogioco uscito nel 2006 per Xbox 360 e PC, che vede il protagonista Clyde accettare di subire esperimenti genetici in cambio di 20 dollari. Clyde verrà clonato qualche centinaio di volte e dovrà farsi strada lungo piattaforme bidimensionali collaborando con i suoi cloni.

Cloning Clyde
Cloning Clyde
Developer: Bacon Wrapped Games
Price: 4,99 €

cloning clydeChe cosa hanno in comune queste due opere di fantascienza molto divertenti e senza pretese, se non il fatto che avviene una clonazione? In entrambe le opere i cloni collaborano per risolvere la trama. I quattro Michael Keaton sono molto diversi tra loro, i 100 Clyde sono tutti identici. Ma in entrambi i casi si uniscono per migliorare la vita di tutti.

Dei cloni sarebbero geneticamente identici, come dei gemelli omozigoti. Avrebbero lo stesso legame insondabile? Se così fosse, dovremmo domandarci quanto della nostra identità e del nostro destino è legato ai nostri geni. Non è solo un ipotetico: ogni anno si conducono studi statistici sui gemelli identici in ambiti diversi, dall’oncologia alle neuroscienze, perché permettono di rispondere a questa domanda. I cloni sarebbero un esperimento su larga scala.

Per non creare illusioni: né il film né il videogioco fanno esplicitamente domande profonde. Clyde deve solo risolvere la sua piattaforma, e il film perde mezz’ora affinché tutti i cloni di Michael Keaton facciano l’amore con sua moglie (interpretata da Andie MacDowell). Non conoscono le normative in caso di sesso fra cloni ma sono abbastanza sicuro che sia tecnicamente uno stupro. La fantascienza non deve essere intelligente per far riflettere.

Orphan Black. La clonazione fra fantascienza, progresso e umanità

Sarah sta aspettando la metropolitana quando vede una donna suicidarsi gettandosi sotto il treno. Un attimo prima dell’impatto, la donna si gira. Sarah vede il suo stesso volto. La donna che si è suicidata è Beth, che è una poliziotta ed è identica a lei. Sarah si fingerà Beth, iniziando ad investigare e scoprendo che non sono da sole.

orphan blackOrphan Black è una serie TV in cui l’attrice principale, Tatiana Maslany, interpreta una serie di cloni. In cinque stagioni le hanno dato un Emmy alla Migliore Attrice, ne avrebbe meritati altri quattro. Ma non è solo per le capacità recitative che Orphan Black merita di essere visto. La serie sci-fi parla di clonazione e manipolazione genetica in maniera davvero intelligente, disegnando un mondo inquietante ma interessantissimo. Un mondo in cui Sarah è costretta a scappare perché la “vita vince sempre”: ha avuto una figlia, quando tutti gli altri cloni sono sterili. Un mondo dove i cloni sono diversi fra loro perché hanno vissuto vite diverse, eppure sono uniti da un legame fortissimo.

La cosa geniale è che Orphan Black non racconta una “moraletta” semplice: la clonazione è cattiva cattiva. Affronta invece il tema dell’ingegneria genetica per quello che è: il prossimo passo evolutivo per la nostra specie. Però si chiede di continuo qual è il prezzo da pagare per il progresso.

Il mondo nuovo. La fantascienza per capire l’impatto della clonazione nella società

Se Orphan Black è l’esempio più moderno e completo della clonazione nella fantascienza, per concludere il discorso dobbiamo tornare indietro, prima ancora che James Watson e Francis Crick scoprissero il DNA. Dobbiamo tornare ne “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, uno dei grandi classici della letteratura sci-fi.

Con il romanzo distopico di Huxley facciamo il passo successivo: capire l’impatto della clonazione sulla società. Il Mondo Nuovo ha risolto un sacco di problemi che affliggono il nostro vecchio pianeta: niente guerre, rancori o gelosie. Perché ogni cosa è prodotta in serie, anche gli essere umani stessi. Non ci sono genitori, fratelli o sorelle. I più poveri sono riprodotti per clonazione, mentre le classi più abbienti per fecondazione in vitro. Tutte le gravidanze sono extra-uterine. Tutti sono “figli della società”, i cognomi vengono scelti e non ereditati.

I motivi di disputa sono eliminati alla base. Il prezzo da pagare? Famiglia, amore, libertà. Huxley sembra darci una ricetta per la felicità, per poi mostrarci quanto è vuota. E la domanda che non possiamo evitare è: con l’ingegneria genetica stiamo cercando di creare un mondo perfetto, dimenticandoci cosa lo rende speciale?

L’arte non dà risposte. Però che belle domande

Nessuna delle opere qui sopra ci può dare una ricetta per come affrontare il futuro. Anche perché con Jurassic Park abbiamo capito che è impossibile prevedere tutto: chi pensa di avere tutte le risposte finisce mangiato da un T-Rex.

Però la fantascienza ci permette di sedere comodi sul divano e riflettere. Non per trovare soluzioni per il futuro o per impedire che il futuro accada. Ma per avere una forma mentis quando arriverà. Se mai faranno un parco divertimenti con dinosauri veri saremo i primi ad andarci ma solo dopo aver lasciato disposizioni testamentarie. Nel frattempo, continueremo ad immergerci in qualche mondo sci-fi.

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