Il presidente francese Emmanuel Macron ha criticato i social e i videogiochi per aver alimentato le proteste e gli scontri in Francia. Disordini che sono esplosi dopo l’uccisione di un adolescente da parte della polizia parigina.
Tutto è cominciato lo scorso 27 giugno, quando il diciassettenne Nahel Merzouk è stato fermato da due agenti di polizia per eccesso di velocità. Secondo quanto riferito, Merzouk avrebbe tentato di fuggire dal posto di blocco e uno degli agenti avrebbe risposto sparando. La dinamica precisa dei fatti resta ancora molto confusa. Fatto sta che il diciassettenne è stato dichiarato morto un’ora dopo a causa del colpo di arma da fuoco esploso dal poliziotto. La notizia dell’incidente ha scatenato rivolte in tutta la Francia, oltre che nelle aree francofone di Svizzera e Belgio. Proteste che sono sfociate in numerosi scontri tra i rivoltosi e le forze dell’ordine.
Lo scorso venerdì – il 30 giugno – Emmanuel Macron ha dichiarato che la morte dell’adolescente è “inspiegabile” e “imperdonabile”, ma ha aggiunto che “le proteste devono fermarsi affinché la giustizia prevalga”.
Emmanuel Macron: “Videogiochi violenti e social alimentano le proteste e gli scontri in Francia”
Le parole di Macron non si sono però fermate ad un semplice invito a calmare gli animi. Lanciandosi in una propria analisi sociologica, Macron ha affermato che un terzo degli arrestati durante i disordini sono “giovani o molto giovani”. Ha quindi attribuito le proteste all’uso dei social (in particolare ha citato Snapchat e TikTok) e ha affermato che i videogiochi sono responsabili delle rivolte
“I videogiochi violenti incitano a una disconnessione dalla realtà”, ha sostenuto il capo di Stato francese, secondo cui i giovani manifestanti “stanno imitando i giochi che hanno avvelenato le loro menti”. Macron ha aggiunto che è “responsabilità dei genitori tenere i manifestanti a casa”. Ha inoltre chiesto alle piattaforme social di “rimuovere i contenuti sensibili” relativi agli scontri.
Ovviamente le parole del Presidente hanno indignato i sostenitori della rivolta, secondo i quali il Capo di Stato starebbe sminuendo la tragedia della morte di Nahel Merzouk. Inoltre le Nazioni Unite per i diritti umani hanno chiesto formalmente al governo francese di esaminare le “radicate questioni di razzismo e discriminazione razziale” presenti nei ranghi delle forze dell’ordine.
Nel frattempo l’agente di polizia sospettato di aver sparato a Nahel è stato accusato di “omicidio volontario da parte di un’autorità” ed è attualmente sotto inchiesta.
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