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Freaks di Tod Browning – Il filo nascosto

Per il nuovo appuntamento con Il filo nascosto, parliamo ancora di Tod Browning e del suo Freaks.

La diversità come barriera che separa i fenomeni da baraccone dalle persone cosiddette “normali”; il cinismo che contraddistingue l’essere umano, capace di sfruttare anche i più nobili sentimenti per il proprio tornaconto personale; la menomazione fisica come ideale bandiera sotto cui riunirsi per un’improvvisata lotta di classe, prodromico di uno dei finali più agghiaccianti dell’intera storia del cinema. È questo e molto altro Freaks, capolavoro firmato nel 1932 da Tod Browning e diventato nel tempo uno dei primi esempi di cult movie, opere capaci di superare la scarsa considerazione critica o l’insuccesso commerciale e di costruirsi lentamente una propria nicchia di pubblico curioso e affezionato attraverso il sempreverde passaparola.

Un vero e proprio film maledetto, che per la volontà del regista di mostrare senza alcun tipo di filtro la realtà di persone affette da reali gravi malformazioni fisiche ha letteralmente sconvolto gli spettatori dell’epoca, portando a oltre 30 minuti di tagli e alla definitiva distruzione del materiale eliminato (la versione che conosciamo oggi è di appena 60 minuti), nonché alla messa dell’opera dalla programmazione cinematografica e televisiva per decenni. Dopo Dracula, a cui abbiamo dedicato il precedente appuntamento con la nostra rubrica cinematografica Il filo nascosto, ci dedichiamo dunque ancora una volta a Tod Browning, che proprio a causa dell’insuccesso di Freaks è stato progressivamente emarginato dall’industria cinematografica, finendo a passare gli ultimi 20 anni della sua esistenza in modo schivo e riservato, lontano dai set che avrebbe potuto ancora allietare con la sua arte.

Freaks: il cult movie maledetto di Tod Browning

Freaks Tod Browning

Come per molti altri registi, il cinema in Tod Browning nasce dall’incontro con una particolare esperienza personale, e nello specifico con la vita circense, a cui il cineasta si è dedicato per molto tempo, scappando di casa a soli sedici anni e conducendo un’esistenza da artista di strada. L’incontro con un maestro del calibro di D. W. Griffith lo ha poi inserito nell’ambiente cinematografico, dove ha prosperato per molti anni prima dell’immeritato oblio. Si può allontanare una persona dal circo, ma non si può allontanare il circo da quella persona. Ed è così che spunti della vita circense affiorano continuamente nella filmografia di Tod Browning, in opere come Il trio infernale e Lo sconosciuto. Dopo la svolta orrorifica di Dracula (che possiamo considerare uno dei più raffinati freak della narrativa), Browning è finalmente pronto per fondere l’ambiente che conosce meglio con una riflessione cupa e sinistra sull’animo umano.

All’interno di un lugubre e sudicio circo, convivono persone affette da nanismo, gemelle siamesi, donne barbute, microcefali e mutilati, utilizzati come mera fonte di intrattenimento per il pubblico pagante. Nonostante la gravità della situazione, i cosiddetti fenomeni da baraccone conducono una vita apparentemente tranquilla, convivendo con le loro menomazioni e trovando anche l’amore, come nel caso dei nani Hans e Frida (Harry e Daisy Earles, in realtà fratello e sorella). Questo piccolo ecosistema è dominato dall’avvenente trapezista Cleopatra (Olga Baclanova), personalità dominante che non esita a esercitare il suo ascendente su Hans. Quando Cleopatra scopre che Hans è erede di una vera e propria fortuna, accetta di sposarlo, con l’intento di ucciderlo e spartirsi la ricchezza con l’amante Ercole (Henry Victor). Dopo una triste e dolorosa festa di matrimonio, i nodi vengono al pettine e inizia la vendetta dei freaks.

Un’opera compassionevole e allo stesso tempo sinistra

Anticipando opere con dinamiche analoghe (una su tutte Qualcuno volò sul nido del cuculo), con Freaks Tod Browning si prefigge l’intento di ribaltare le convenzioni sociali, esaltando la normalità dei presunti mostri ed evidenziando al contempo la mostruosità dei presunti normali, ben rappresentata dai sordidi piani di Cleopatra ed Ercole. Dopo una prima parte dai ritmi più compassati, incentrata sulla vita dei freaks (tutti realmente affetti dalle menomazioni mostrate su schermo), il racconto si infiamma con la già citata scena della festa del matrimonio, dove cadono tutte le maschere precedentemente indossate. Il coro festante dei freaks (“L’accettiamo! L’accettiamo! Una di noi! Una di noi!“) porta a una reazione collerica della neo sposa, che dopo aver umiliato Hans baciando platealmente Ercole ed evidenziando il suo nanismo riversa tutto il suo disprezzo sui suoi amici, deridendoli e insultandoli.

Una sequenza struggente e crudele, che dà il via alla sanguinosa vendetta dei freaks, scioccante ancora oggi nonostante la versione arrivata fino a noi sia mutilata (termine non casuale) dei passaggi più cruenti, comunque intuibili da una trascrizione della sceneggiatura originale rintracciabile online. Da opera compassionevole ed edificante, capace di ispirare cineasti come Federico Fellini, David Lynch e Tim Burton, Freaks muta completamente forma, trasformandosi in una vera e propria allegoria della lotta di classe, dal messaggio controverso e attraversata da sfumature horror. Una tempesta sorprende la compagnia circense durante una trasferta, favorendo la ribellione degli emarginati, che vediamo strisciare sul fango e dirigersi minacciosi Cleopatra, quasi come sinistri zombi ante litteram (arrivati al cinema per la prima volta in White Zombie, uscito nello stesso 1932 di Freaks).

Freaks: l’agghiacciante finale del film di Tod Browning

Il quadro che emerge è amaro e per certi versi raggelante. Non c’è modo di superare la divisione fra i freaks, diventati una vera e propria comunità compatta, e i loro oppressori, sempre e comunque loro nemici. All’atteggiamento umiliante e ghettizzante di questi ultimi si contrappone una ribellione violenta di segno opposto, che anticipa di fatto molti dei movimenti rivoluzionari dello scorso secolo, che in certi casi non sono andati per il sottile durante il processo di riaffermazione dei propri diritti. L’appassionata ode ai diversi e ai non conformi si fonde così con una lungimirante lettura della nostra società, atavicamente basata sull’aspro scontro.

Nell’incendiario finale, che si ricollega direttamente allo spettacolo presentato durante l’incipit, ritroviamo Cleopatra ridotta in condizioni pietose dai freaks: priva di un occhio, mutilata degli arti inferiori, con le mani spappolate e col busto ricoperto di catrame, su cui sono state posizionate delle piume. Nonostante la sua strenua opposizione, Cleopatra è davvero diventata una dei freaks, trasformandosi nell’agghiacciante e mostruosa donna gallina. La vendetta più atroce possibile, che nella visione originale del regista era mostrata con dovizia ancora maggiore di particolari, fra cui l’evirazione di Ercole e la sua successiva forzata esibizione canora in falsetto.

Il lascito di Freaks

Freaks Tod Browning

Un’immagine respingente per la morale odierna, decisamente insopportabile per quella degli anni ’30, ben lontana dalla consapevolezza attuale. Immancabili dunque le polemiche e le reazioni disgustate, che portarono alle conseguenze di cui vi abbiamo parlato poc’anzi e alla pluridecennale censura di una pietra miliare del cinema, che anche nella versione depotenziata arrivata fino ai nostri giorni punta severamente il dito contro lo spettatore, evidenziando il nostro approccio ipocrita e arrogante verso tutto ciò che non rispecchia i nostri standard di normalità. Come il cinema ci ha spesso mostrato, i veri mostri siamo noi.

“Signori, io non vi ho mentito, avete visto coi vostri stessi occhi i mostri viventi del nostro serraglio. Voi ne avete riso o provato ribrezzo, tuttavia se lo avesse voluto la natura beffarda, anche voi potreste essere come loro. Non hanno chiesto loro di venire a questo mondo, eppure sono qui tra noi. Si riconoscono in un codice che nessuno ha mai scritto. Offendetene uno, e si sentiranno offesi tutti quanti.”

Freaks Tod Browning

Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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