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Google a Davos spiega a cosa serve l’intelligenza artificiale

Il CEO Sundar Pichai offre la visione di Google sull’AI e sui sette modi concreti in cui utilizzarla

In occasione del World Economic Forum di Davos, Google ha voluto spiegare la propria visione dell’Intelligenza artificiale e di come utilizzarla per aiutare le persone in maniera concreta. Con un post sul blog del CEO Sundar Pichai, l’azienda ha elencato sette concrete sfide che l’AI permette di superare.

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A Davos Google illustra la propria visione di intelligenza artificiale

 Sul proprio blog, Google spiega che l’intelligenza artificiale ha il potere trasformativo per aiutare, assistere e ispirare le persone a fare di più. In qualsiasi ambito dell’attività umana. Ma al tempo stesso sa che una tecnologia tanto nuova e rivoluzionaria può creare perplessità e anche paura.

Per questo ci tiene allo sviluppo dell’AI in maniera responsabile, proponendosi attivamente nella ricerca di standard di utilizzo e trasparenza. Ma vuole anche mettere in luce le aree in cui l’intelligenza artificiale aiuta già concretamente le persone.

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Una di queste è lo sviluppo dei modelli per prevenire le alluvioni, per poi dare allerta in tempo alla popolazione a rischio. Il FloodHub ha mappe dettagliate delle inondazioni per mostrare alle persone come muoversi. Anche rilevare i confini degli incendi è qualcosa di possibile direttamente da Search e Maps: dopo USA e Canada, Google sta allargando il progetto a Messico e alcune aree dell’Australia.

Google ci spiega che con l’AI diventa anche possibile un monitoraggio più preciso della salute prenatale: qualcosa di necessario e urgente, visto che nel 2017 sono morte 295 mila donne durante o subito dopo gravidanza e parto.

Interessante l’uso agricolo, per prevenire le infestazioni parassitarie delle colture alimentari e del cotone. Ma oltre che per la vegetazione, l’AI analizza le immagini satellitari per valutare le variazioni di popolazione con il progetto Open Buildings, che torna utilissimo anche per progettare le risposte umanitarie.

Infine, l’AI può permettere di rilevare le variazioni genetiche che causano malattia (per esempio, aiutando a identificare soggetti a rischio per tumori al seno o per l’ipertensione). E con l’app Project Relate, l’AI aiuta le persone che hanno problemi di comunicazione: trascrizione del testo, voce sintetica o anche solo interazioni con l’Assistente Google.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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