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Gruppo Volkswagen: il colosso leader in Europa | Auto for Dummies

Come l'economia di scala risponde alla concorrenza

Parlando di colossi automobilistici possiamo fare un paragone, in modo un po’ distopico, con le sette sorelle del petrolio (in merito al termine coniato da Enrico Mattei) che dominarono il fatturato dell’oro nero per oltre 30 anni. Andando oggi in concessionaria ci sembra di avere un parco auto a disposizione enorme, ed è così effettivamente, ma pochi sono gli indizi che ci fanno notare come l’economia di scala venga perfettamente sfruttata nel mondo automotive attraverso alleanze strategiche, partnership ed acquisizioni miliardarie.

Se pensiamo alla parola “gruppo” in ambito automobilistico, il primo collegamento che ci viene in mente è sicuramente Volkswagen. Certo, da buoni italiani la neo-holding FCA (Gruppo Fiat) sta entrando nel linguaggio comune ma, andando a vedere qualche numero e qualche fatto di attualità, ci accorgiamo che il gruppo tedesco non ha pari.

Non è questa la sede di complicate analisi finanziarie, di mercato ed economiche ma uno sguardo un po’ più approfondito di come questo colosso sembri controllare il mercato mondiale dell’automobile è più che doveroso. Solo qualche numero per iniziare: più di 230 miliardi di Euro di fatturato, di cui oltre 11 netti da dividere felicemente con gli azionisti.

Le controllate Volkswagen

Nata nel 1937, Volkswagen comincio ben presto ad ingrandirsi acquisendo altre importanti case automobilistiche. E’ così che nel 1964 Auto Union (casa proprietaria di Audi) venne interamente ceduta a Volkswagen da Daimler-Benz (Mercedes). Audi rappresenta quindi sì un marchio storico, nato pochi anni prima di Volkswagen, ma in mano a quest’ultima per la maggior parte della sua esistenza.

Da questo si nota una delle più grandi differenze con il paragone delle sette sorelle del petrolio: a meno di risvolti radicali in futuro, l’automobile è un prodotto talmente elaborato e complesso che difficilmente morirà nella noia di modelli tutti uguali, fatti con lo stampino e su misura dei mercati. Fortunatamente l’autonomia concessa ai vari marchi controllati dai gruppi maggiori è ancora buona anche se soluzioni di produzione condivise – vedi la piattaforma MQB di Volkswagen – finiscono per utilizzare lo stesso identico telaio e motore per Fiat 500 X e Jeep Renegade.

Tornando alle controllate del gruppo Volkswagen troviamo l’acquisizione di SEAT (1982), dopo la rottura con FIAT, Skoda (1991), Bentley, Bugatti e Lamborghini (1998), Scania (2008) e altri marchi maggiori dal 2009 in poi tra cui Porsche, Suzuki, MAN e Ducati. Dal lusso alle due ruote, passando per i veicoli pesanti, Volkswagen non si è fatta mancare proprio niente.

E’ anche per questo motivo che, visto i volumi di vendita e produzione, le piattaforme di produzione condivise sono un passo necessario per risparmiare soldi e “mandare avanti la baracca” in ogni tipo di mercato e condizione.

Fatturato e mercato

A proposito di mercati, analizzando le principali case automobilistiche, ci accorgiamo di come queste si siano accorpate in macro gruppi: in Europa rimane ancora tantissima concorrenza ma il trend è sempre quello di minimizzare i costi e massimizzare il fatturato. Troviamo il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi a trainare il mercato con un volume di vendite paragonabile ma se pensiamo a Daimler AG (Mercedes), Gruppo BMW e PSA assieme non arrivano ai 10 milioni di veicoli venduti, contro i quasi 11 della sola Volkswagen.

Anche il fatturato continua a crescere. Ggli ultimi numeri (2018) portano solo voci positive: solo per il marchio Volkswagen il fatturato è stato di 84.6 miliardi di € (+6.8 %), Audi 59.2 mld €, Skoda 17.3 mld €, Seat 10 mld € e Porsche, sull’onda del successo, ben 23.7 mld €.

Le collaborazioni a volte rendono più della concorrenza e barriere di mercato geografiche sono spesso superabili. Pensate a Fiat e Chrysler quanto hanno prodotto: il modello Fiat 500 è uno dei più venduti al mondo; nonostante gli americani siano abituati a ben altre dimensioni, la piccola utilitaria italiana ha successo anche nel paese a stelle e strisce. Se poi alcuni sono dell’opinione che spostare il mercato dall’altra parte dell’oceano potrebbe indebolire il marchio ecco che entrano in gioco le alleanze strategiche.

Prendete come esempio il Salone di Detroit 2019: l’alleanza tra Volkswagen e Ford non è una cosa da poco. Anche se per ora si tratta solo di veicoli commerciali leggeri e pick-up niente ci vieta di pensare ad una partnership più allargata, in particolar modo per quanto riguarda la nuova tecnologia elettrica.

Contro ogni ostacolo

Un gruppo così forte permette di superare, quasi indenne, crisi come il Dieselgate del 2015. Pensate poi a quanto costi sviluppare nuove tecnologie e a quanto si risparmi inglobando in anticipo una casa che già tempo è forte in quel settore. Questo si spiega molto bene prendendo il punto di forza dei vari brand, come possono essere la tecnologia, l’affidabilità o il design. Alcuni gruppi sono ormai troppo grandi per essere scalati (ad esempio Toyota o General Motors) ma i punti di contatto possono essere trovati facilmente.

L’elettrico è uno di questi: le case asiatiche sono storicamente più avanti per dal punto di visto della propulsione ecologica, ben lontana dalla sovralimentazione americana e dalle prestazioni europee. E’ così che intorno al 2000 troviamo l’alleanza tutta coreana del gruppo Hyundai/Kia o di come Toyota (il secondo gruppo dopo Volkswagen) controlli la compaesana Daihatsu.

Le batterie, componente fondamentale della rivoluzione elettrica, non sono per tutti ed è per questo che guardando un po’ attorno ci accorgiamo di come Volkswagen abbiamo avviato la conversione di alcuni stabilimenti e di un consorzio dedicato interamente allo sviluppo di questo tipo di accumulatori: European Battery Union (EBU); una soluzione evidentemente più economica della scalata alla big asiatiche.

E’ poi anche il caso del car sharing. Considerando il valore di un’auto tradizionale in diminuzione a favore di tutti i servizi di leasing e condivisione, si vocifera che anche Volkswagen lancerà il suo car sharing personale. Un colosso a tutto tondo in grado di offrire il 100% dei servizi richiesti e rendere contento qualsiasi tipo di azionista.

 

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Federico Marino

Amante dei motori, specie quelli grossi e rumorosi, appassionato di tecnologia e di tutto ciò che è scientifico e innovativo. Studente in ingegneria energetica, tento di sopravvivere al caos della Grande Milano con una piccola reflex, rock 'n 'roll sempre in cuffia e tanti buoni propositi!

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