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Ha ancora senso parlare di e-bike per le donne? Tra trovate pubblicitarie infelici, ecco tutti i falsi miti

Il mercato insiste, ma ha ancora senso parlare di e-bike per le donne? Riavvolgiamo il nastro della storia legata alla bicicletta e alle donne. Siamo alla fine del XIX secolo e le donne attraverso la bicicletta conquistano un’inedita libertà di movimento. Soprattutto, questo è il mezzo simbolo dell’inizio della loro emancipazione, dopo l’aver iniziato a indossare i pantaloni.

Il 25 luglio del 1891, la corrispondente del Chicago Tribune in un breve articolo scrive: “Una volta pensavo che la cosa peggiore che potesse fare una donna era fumare, ma ora ho cambiato idea. La cosa peggiore che ho visto in vita mia è una donna in sella a una bicicletta“. Non solo, aggiungiamo che le prime biciclette le hanno usate proprio le donne della classe alta. Per molte di loro era il mezzo per evadere dalle mura domestiche.

Ecco le prime donne in bicicletta sfrecciano per la città, sotto gli occhi di tutti e i manuali dell’epoca in fatto di comportamento, ben spiegano che l’ultima cosa che doveva fare una signora per strada era mettersi in mostra. Procedere rapidamente era un segno di cattiva educazione, così come parlare ad alta voce o tenere le braccia lontane dal corpo.

"Le chalet du cycle au bois de Boulogne". Olio di Jean Béraut del 1900 circa
“Le chalet du cycle au bois de Boulogne”. Olio di Jean Béraut del 1900 circa

La bicicletta rompe gli schemi nel mondo femminile

Ora, da una parte abbiamo le donne che salgono in sella a una bici e dall’altra tutta quella serie di regole che con il passare del tempo iniziano a sgretolarsi. Insomma le donne, sempre relegate al focolaio domestico, finalmente si ribellano. Quando le donne iniziarono a prendere la bicicletta, furono anche vittime di molestie, stigma sociale e persino violenza. A tal proposito, segnaliamo la londinese Emma Eades, una delle prime donne ad andare in bicicletta a Londra.

Emma Eades è stata una delle prime donne in Gran Bretagna ad andare in bicicletta, ma è stata oggetto di scherno e insulti, con alcuni spettatori che le hanno persino lanciato mattoni. Altro non sappiamo di Emma, molte foto dell’epoca per la paura della divulgazione sono state bruciate e perse. Così come le numerose testimonianze dell’epoca.

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Non solo, medici del XIX secolo avvertirono che il ciclismo era pericoloso per la salute delle donne. Andare in bicicletta poteva provocare alle donne una schiena curva, un viso stanco e lineamenti maschili, rovinando le loro possibilità di trovare un marito.

Fortunatamente, donne come Emma Eades sapevano che i benefici dell’aria fresca e dell’esercizio fisico portati dalla bicicletta sarebbero stati presto riconosciuti e il mito della faccia da bicicletta sarebbe stato smascherato.

Emma Eades, foto repertorio cycling London
Emma Eades, foto repertorio cycling London

Insomma, andare in bicicletta, all’epoca poteva implicare addirittura sterilità e disturbi nervosi. Oltre i pregiudizi, le donne lottano anche con gli indumenti da indossare per andare in bici. Come hanno risolto? Semplice indossando dei bloomer (ndr pantaloni molto larghi). Giustamente questa volta scatenando il clero e tutti i sacerdoti che dedicavano intere prediche a sottolineare l’aspetto peccaminoso dell’indumento. 

Alle professoresse francesi fu proibito di indossarli a scuola e all’aristocratica Lady Harberton venne impedito di entrare con i bloomer in un caffè dove voleva bere qualcosa prima di tornare in sella alla sua bici. La battaglia per i pantaloni era persa, ma nel frattempo le donne avevano compiuto grandi progressi nell’impervio cammino dell’emancipazione.

Ha ancora senso parlare di e bike per le donne? Tra trovate pubblicitarie infelici, tutti i falsi miti, fonte Pixabay
Ha ancora senso parlare di e bike per le donne? Tra trovate pubblicitarie infelici, tutti i falsi miti, fonte Pixabay

Dalla bicicletta all’e-bike per le donne, ha senso parlare di semplificazione del mezzo?

Da sempre il telaio della bicicletta da donna è diverso da quello dell’uomo solo per la canna: è bassa. Nasce con questa forma per la praticità di poter indossare la gonna e per accedere o discendere dalla sella con agilità.

Per oltre un secolo nessuno si è lamentato, anzi, le donne amano la bicicletta tanto che in città, dove il traffico è congestionato, si sentono molto più sicure e veloci in sella a una bici.

Trent’anni fa circa è balzata alla cronaca la prima bicicletta dalla pedalata assistita. Non ha avuto il successo che il costruttore si aspettava, ma da qualche anno dopo complice la pandemia e l’esigenza di una ‘mobilità individuale‘ ecco che è tornata sul mercato. Non solo l’ha invaso, con una serie di modelli e componentistica che inizia a fare concorrenza a tutti quei nuovi mezzi della ‘mobilità alternativa’.

Dove vogliamo arrivare? Beh, di base un’e-bike è una bici dotata di propulsore, batteria e schermo da collegare eventualmente allo smartphone, per avere sott’occhio tutti i parametri.

Siamo tutti d’accordo, più la componentistica e la tecnologia sono avanzate e maggiore sarà il confort che il ciclista trae sui percorsi che sceglie. Ora da qui, a dire che l’e-bike per le donne sono più semplici da usare ce ne passa. Eppure ci sono aziende che con claim ad hoc cercano di accalappiare e vendere modelli creati per le donne discriminandole.

Soprattutto, l’e-bike nasce per assistere, facilitare e rendere confortevole le pedalate universali senza distinzione di età e genere. In più sono progettate e prodotte con comandi sempre più intuitivi, proprio per essere alla portata di tutti.

Ecco quando vediamo o ascoltiamo che debuttano o vengono lanciate sul mercato biciclette elettriche, per le donne che hanno funzioni semplificate, non solo è il caso di guardarsene bene dal cadere nel tranello. Ma è una triste trovata di marketing.

Ancora, la bicicletta elettrica vive un momento storico e d’oro per gli affari di numerose aziende e vuole solo dimostrare la sua versatilità. Sì questo potrebbe essere una chiave di lettura corretta. Dove per versatilità s’intendono molti elementi. A partire dall’uso per ogni categoria muscolare, c’è la sorella elettrificata (ndr manca ancora qualcuna e i brand si stanno attrezzando).

Quindi ci sono biciclette per la città le e-city bike, per i fuoristrada l’e-mtb, per percorsi ardimentosi e da semi competizione l’e-trail e e-cross, per la corsa l’e-gravel.

Soprattutto, la peculiarità delle biciclette muscolari ed elettriche, è che sono nate libere da ogni genere.

 

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Barbara Crimaudo

Giornalista tester di due e quattro ruote, con il pallino dell'informatica.

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