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La verità secondo Maureen K.: la nostra intervista a Jean-Paul Salomé e Isabelle Huppert

Alla Mostra di Venezia ci siamo fatti raccontare qualche dettaglio in più su questo film potentissimo da chi lo ha realizzato

La 79° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia procede a passo spedito. Le proiezioni continuano una dietro l’altra e stiamo scoprendo tantissimi film interessanti. Fra questi, nella sezione Orizzonti troviamo anche La verità secondo Maureen K. (La syndicaliste), incentrato su una vicenda di cronaca francese rimasta a lungo tempo sotto traccia. Abbiamo potuto parlare con il regista del film Jean-Paul Salomé e la protagonista Isabelle Huppert di quest’opera, che non potete assolutamente perdervi.

La verità secondo Maureen K., una storia che va riportata al centro dell’attenzione

Al centro di questa pellicola troviamo la vicenda di Maureen Kearney. Una donna che si trova ad affrontare i grandi e potenti della Francia, in particolare del settore energetico. Kearney è, come suggerisce il titolo, una sindacalista ed è pronta a scendere in campo con tutta la sua determinazione per difendere più di 50.000 posti di lavoro.

Nel farlo, porta alla luce accordi pericolosi, rimasti segreti fino al suo intervento che scuotono il sistema energetico francese, soprattutto quello legato al nucleare – tradizionalmente molto rilevante per i transalpini. Come è facile intuire, questo non va giù a determinate forze che si muovono ai vertici e le conseguenze per Kearney sono tragiche.

Ma la sua battaglia non si conclude qui. A questo punto inizia un lungo calvario verso la giustizia, che però è ancora più complesso del previsto. Le indagini sulla sua aggressione diventano rapidamente un caso politico, su cui è posta tantissima pressione da ogni livello. La sindacalista si ritrova quindi a gestire un cambio di fronte, passando da vittima ad accusata.

La verità secondo Maureen K. quindi tratta di una storia molto potente, ma soprattutto una vicenda vera e che finora è rimasta relativamente nell’ombra, sia in Francia che soprattutto all’estero. Non entriamo ulteriormente nei dettagli sul film (potete trovare una recensione più estesa a cura della nostra Lucia Tedesco), ma vi consigliamo vivamente di recuperarlo.

Cosa ci hanno raccontato Jean-Paul Salomé e Isabelle Huppert?

la syndicaliste jean paul salome isabelle huppert 02

Come dicevamo, abbiamo avuto l’occasione di incontrare il regista e l’attrice protagonista del film, per approfondire insieme a loro le sue tematiche. Uno dei primi temi riguarda la possibilità che questo progetto riporti al centro della discussione questa vicenda, ancora troppo poco raccontata. Salomé ha dichiarato in merito:

Ho finito di girare il film solo quattro giorni fa, per cui nessuno l’ha ancora visto, siete voi i primi a vederlo. Credo proprio di sì, comunque. Anche perché questo è un dibattito che riguarda il futuro della indipendenza energetica francese ed europea. Un dibattito che ha un ruolo essenziale in questi giorni, come sappiamo. […] Quello che io volevo fare era far conoscere questa vicenda al grande pubblico.

Resta sempre come elemento principale la storia di una donna, la storia della lotta di una donna, il ritratto di una donna. Era questo che mi interessava far vedere ed era questo che interessava far vedere a Isabelle“.

A proposito di Isabelle Huppert, Jean-Paul Salomé è stato interrogato proprio su come abbia lavorato con l’attrice per la costruzione del personaggio principale de La verità secondo Maureen K.

Quello che abbiamo fatto è stato lavorare molto sul fisico, affinché assomigliasse quanto più possibile alla vera Maureen Kearney. Vedendola sul film adesso sono quasi sorelle gemelle. […] Quello che abbiamo preso di Kearney sono stati il colore dei capelli, gli orecchini, i completi che portava… Tutto quello che lei era e rappresentava un’armatura che metteva per confrontarsi con questi uomini potenti. […] Inizialmente non avevamo iniziato a lavorare così, è venuto fuori mano a mano che facevamo le prove. In America si lavora molto così. […] Ci siamo resi conto che il modo giusto di procedere era avvicinarsi alla realtà, di essere reali il quanto più possibile“.

Isabelle Huppert, in particolare, si è concentrata su un aspetto specifico della ‘metamorfosi’, di cui ha compreso solo successivamente il grande potenziale: gli occhiali.

Io li porto spesso, non sempre, ma li porto. Maureen Kearney li porta sempre. Gli occhiali sono uno strumento interessante, perché permettono di mettere una certa distanza. Di creare un mistero, di rendere ancora meno visibili cose che già sono poco visibili. Per cui sono un elemento molto molto interessante“.

Chiaramente tutto questo è stato possibile anche grazie al coinvolgimento della vera Maureen Kearney che ha offerto un proprio contributo al progetto. Sempre Salomé ha raccontato:

L’abbiamo incontrata, ci siamo visti insieme alla co-sceneggiatrice. Abbiamo visto sia Maureen Kearney sia la giornalista che è stata l’autrice del libro che ha ispirato poi il film. […] Abbiamo fatto in modo che venisse fuori anche questo aspetto di Maureen Kearney, che non è una persona liscia, è un po’ ‘spigolosa’.

Crea anche dei dubbi, ci interroga. Ieri a Parigi abbiamo visto il film con Maureen Kearney, con la giornalista e devo dire che per loro è stato uno shock, però al contempo erano felicissime. Ci hanno ringraziato. Hanno ringraziato Isabelle Huppert perché abbiamo rispettato fedelmente quella che è la cronaca fatta nel libro. […] Certo per Maureen è stato difficile rivedere sé stessa sullo schermo, rivedere delle immagini, è diverso vedersi raccontata in questo modo rispetto a un libro“.

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C’è un elemento che ci ha poi particolarmente colpiti durante la proiezione. In alcuni momenti infatti vediamo la protagonista giocare a poker, trovandosi spesso a sfidare persone che non giocano secondo le regole. Abbiamo quindi chiesto a Salomè se questo rappresenti in qualche modo una metafora della vita della protagonista de La verità secondo Maureen K. Lui ha risposto così:

Forse non è una metafora della sua vita, ma è sicuramente una buona illustrazione del personaggio. Una persona che sa mascherare le proprie emozioni. D’altro canto il principio del poker è il bluff. Per cui l’impassibilità di questa donna che sa bluffare così bene, che ha appunto una ‘poker face’ come le dice sua figlia… Probabilmente è anche una donna che sa manipolare, ma questo va oltre le ambiguità del personaggio.

Nella cronaca del libro sicuramente ci sono delle ombre rispetto al personaggio. Ad esempio si legge che nella notte in cui viene accusata e lei confessa di aver fatto tutto da sola, una volta rientrata a casa sia uscita di nuovo nella notte, senza dire a nessuno dove sia stata. Sono queste ambiguità a essere interessanti“.

Il clima di sospetto è chiave per il film

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Una particolarità della storia de La verità secondo Maureen K. è il clima di sospetto che si genera intorno alla sua protagonista e alle sue accuse. Si tratta di un elemento fondamentale della vicenda, anche perché non è limitato ai suoi avversari. Questa sensazione non veniva solamente dagli uomini di potere affrontati da Kearney, ma anche da chi cercava di proteggere e anche da donne. La stessa giudice che si occupa del suo caso non sembra particolarmente propensa a crederle, il che mette in luce un grande problema non ancora superato. Su questo argomento i due ospiti hanno commentato così:

Beh, questa è la realtà. La giudice ha posto davvero quelle domande. Noi abbiamo preso i verbali del processo e l’abbiamo riproposto tale e quale nel film. La giudice mostra una certa freddezza, ma probabilmente è perché lei stessa subisce una pressione politica, all’interno di un processo che è fortemente mediatico. […]

Lei pur essendo una donna prende la parte degli uomini. Diciamo che c’è una specie di cascata della pressione: vediamo il poliziotto che subisce la pressione del procuratore che a sua volta subisce la pressione del Ministro che probabilmente a sua volta subisce la pressione della Presidenza della Repubblica. Questo ricade poi tutto a cascata su Maureen Kearney, che deve incassare tutto questo“.

Rimarcando il realismo della ricostruzione, il regista de La verità secondo Maureen K. ha sottolineato come non solo abbiano girato le scene del processo proprio nei luoghi in cui si è svolto, ma “le comparse che si vedono in questa scena sono esattamente le persone che avevano partecipato al processo. […] Hanno rivissuto con noi quei momenti quando abbiamo girato e – cosa che ci ha fatto piacere – hanno detto che le cose sono davvero andate così“.

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L’incontro si è chiuso con un’ultima domanda a Isabelle Huppert riguardo al ruolo del cinema nel raccontare questo tipo di storie. Un interrogativo molto rilevante in una Mostra di Venezia ricca di film dall’alto carico politico. Huppert ha dato una risposta molto profonda, evidenziando come il cinema abbia la capacità di “prendere il sopravvento sulla realtà”:

Non ritengo che il cinema abbia questa missione. Quando ho deciso di fare questo film, ho deciso di fare un film anche se ispirato a una storia vera. La storia vera però poi va verso la finzione, l’immaginario, che si sviluppa intorno a tutti i personaggi del film.

Non voglio dire che non mi interessi la realtà. Tuttavia il cinema prende il sopravvento su di essa. La probabilità, il sospetto, tutto ciò che caratterizza questa storia, in realtà poi diventano recitazione. Altrimenti avremmo fatto un documentario su Maureen Kearney. Quello che è interessante è la parte di finzione che si crea intorno ai personaggi. […] Il mio personaggio diventa nel film il ricettacolo di tutte le reazioni, che sono vissute da chi la circonda.

La realtà c’è, ma non è quella che faccio vedere. Faccio vedere soprattutto un personaggio cinematografico. Il cinema alla fine è illusione, è sogno. Se no appunto, faremmo documentari“.

Una chiacchierata molto affascinante, che è stato appassionante seguire. La verità secondo Maureen K. (La Syndicaliste) è in concorso alla 79° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti. Arriverà prossimamente in Italia per I WONDER Pictures.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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