Il Regno Unito continua a bocciare l’unione tra Meta e Giphy

Il Competition Appeal Tribunal (CAT) ha dato formalmente ragione all’antitrust britannica: l’acquisizione di Giphy da parte di Meta danneggerebbe la competitività del settore, quindi la Big Tech deve invertire la rotta. O almeno dovrebbe, tuttavia è emersa immediatamente una possibile scappatoia.

Meta e Giphy, un rapporto complicato sin dai tempi di Facebook

Era il lontano 2020 quando l’allora Facebook aveva posto nel proprio mirino Giphy, azienda specializzata nella produzione e diffusione di gif animate. Il gigante social ha provveduto celermente ad acquistare l’impresa tech per la somma di 400 milioni di dollari, tuttavia il Governo UK è intervenuto perché le due realtà non venissero fuse completamente.

Nel novembre del 2021, mossa dal timore che il potente social ottenesse il monopolio dell’universo delle immagini animate, la Competition Markets Authority (CMA) ha ordinato che Giphy venisse venduto quanto prima. Meta si è appellata alla decisione, facendo leva su sei diverse motivazioni, tuttavia quasi tutte le osservazioni sono state ripudiate. Tutte meno una e anche quella non è stata accettata integralmente, eppure quel dettaglio che è stato riconosciuto potrà ora stravolgere la situazione.

Carta canta

Facendo riferimento ai documenti pubblicati dal CAT, l’unica obiezione che è stata accolta fa leva su un tecnicismo burocratico ed è quella mossa nel secondo elemento della quarta motivazione. Si è dimostrato che nell’agosto del 2021 il CMA era venuto a sapere che il social Snap, non dotato delle risorse economiche utili a sottrarre Giphy a Meta, avesse deciso di mettere le mani su Gfycat, azienda a sua volta dedita al produrre GIF.

L’antitrust britannica ha considerato questa informazione come confidenziale e non ne ha fatto menzione in occasione del dibattito intrattenuto con i legali di Facebook. Ecco dunque che la Big Tech fa notare che, avendolo saputo per tempo, la difesa avrebbe potuto intavolare un discorso meglio articolato per dimostrare che l’ecosistema delle immagini animate sia tutto sommato ancora rispettoso del libero Mercato.

Il futuro di Meta e Giphy pare ancora lontano da un epilogo

Pur riconoscendo che una parte del processo sia caduta vittima di un vizio di forma, il CAT non ha voluto esprimersi sul da farsi. «Invitiamo le parti a considerare quali debbano essere le mosse conseguenti e – più in particolare – a stabilire come e quando la questione del deferimento possa essere determinata. Riteniamo sia meglio risolvere queste necessità prima, piuttosto che dopo», ha decretato l’agenzia governativa.

Bisogna dunque trovare un compromesso tra le preoccupazioni del Regno Unito e le visioni espansionistiche del social. Considerando che Meta sia ancora convinta di voler procedere con l’assorbimento, un tale punto d’incontro pare però estremamente improbabile. Cosa succederà, dunque? Qualora non si trovasse un compromesso, è facile credere che gli avvocati di Meta punteranno sul riportare l’orologio indietro di due anni, proponendo di ricominciare da capo la trafila legale. 

Al di là delle eventuali possibilità di vittoria, la manovra consentirebbe all’azienda di guadagnare tempo, procrastinando di qualche anno l’esecuzione di quanto impostogli per legge, ovvero la vendita di Giphy. Nonostante le premesse apparentemente eccentriche, la questione mossa dalla Competition Markets Authority non è da prendere sottogamba. L’antitrust teme infatti che Meta possa sfruttare la sua posizione rafforzata ai fini di sforzi pubblicitari ancora più capillari e invasivi o, ancor più preoccupante, che decida di sfruttare la libreria di GIF per raccogliere informazioni sui clienti della concorrenza.

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