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OpenAI risponde a Elon Musk: “Voleva il pieno controllo dell’azienda”. E pubblica alcune sue vecchie mail

Dopo che il patron di OpenAI ha fatto causa alla società di Altman

Non promettiamo che lo scontro fra OpenAI ed Elon Musk sarà pittoresco come quello estivo, che ha visto Musk e Zuckerberg promettersi botte da orbi su un ring di MMA (le arti marziali miste). Ma visti gli antichi screzi tra il patron di Tesla e quello di OpenAI, potrebbe aprirsi una lunga querelle.

Ora siamo solo alla seconda tappa. Dopo la denuncia di Elon Musk a OpenAI, rea di aver tradito lo spirito open source degli inizi, è la società produttrice di ChatGPT ad aver risposto per le rime al Ceo di Neuralink e SpaceX.

Alle accuse dell’uno hanno insomma fatto seguito le controaccuse dell’altra, cioè l’azienda, che non ha certo usato perifrasi.

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OpenAI contro Musk: il post dell’azienda

Dopo qualche giorno di silenzio, OpenAI ha risposto in modo altisonante a Elon Musk.

Lo ha fatto con un lungo e soprattutto clamoroso post, pubblicato sul blog ufficiale nella giornata di martedì 5 marzo. Clamoroso, perché contiene una serie di mail inviate da Musk nel periodo dal 2015 al 2018, quando l’imprenditore (e cofondatore di OpenAI) faceva parte del board della società.

Il post è stato scritto dagli altri fondatori di OpenAI assieme a Musk, e cioè Greg Brockman, Ilya Sutskever, John Schulman, Sam Altman e Wojciech Zaremba.

Le mail di Musk

Le mail di Musk appaiono nel post nella veste grafica originale (sono naturalmente stati nascosti gli indirizzi mail e alcuni, minimi passaggi).

In una del 2015, ad esempio, Musk ha proposto di presentare OpenAI al mondo gonfiando gli investimenti ottenuti, che allora erano di poco meno di 45 milioni di dollari ricevuti proprio da Musk, e 90 milioni da altri.

“Dobbiamo puntare su una cifra molto più grande di 100 milioni di dollari per evitare di sembrare senza speranza… Penso che dovremmo dire che stiamo iniziando con un impegno di finanziamento di 1 miliardo di dollari… Coprirò tutto ciò che qualcun altro non fornisce .”

Musk, il desiderio di controllo assoluto e Tesla

Alla fine del 2017, quando OpenAI ha deciso “che il passo successivo della missione fosse creare un’entità a scopo di lucro”, Elon Musk inizia a pretendere di accentrare su di sé tutti i poteri. “Elon voleva una partecipazione di maggioranza, il controllo iniziale del consiglio di amministrazione e diventare amministratore delegato.”

All’inizio di febbraio del 2018, poi, ecco l’idea di Elon Musk di annettere OpenAI a Tesla. La società avrebbe dovuto “attaccarsi a Tesla come la sua mucca da mungere.”

Dal momento che la sua proposta non è stata accolta, Musk ha lasciato OpenAI poco dopo, già alla fine di febbraio.

Un chiarimento sul vocabolo “Open”

Quando Musk ha fatto causa a OpenAI, con l’accusa di avere tradito il mandato iniziale, ha citato la parola “Open”. Che secondo lui avrebbe indicato un’idea libertaria della tecnologia, lasciata a disposizione di tutti. Lo ha scritto in un post su X del 17 febbraio: “OpenAI è stata creata come società open source (motivo per cui l’ho chiamata ‘Open’ AI), società senza scopo di lucro per fungere da contrappeso a Google, ma ora è diventata una società closed source, a massimo profitto, effettivamente controllata da Microsoft. Non è affatto quello che intendevo.”

Eppure, nel post dell’azienda di Altman viene dimostrato che un tempo Musk la pensava diversamente. E viene esibito un carteggio tra lui e Ilya Sutskever del gennaio 2016. Sutskever ha scritto: “Man mano che ci avviciniamo alla costruzione dell’intelligenza artificiale, avrà senso iniziare a essere meno aperti. L’Open in OpenAI significa che tutti dovrebbero beneficiare dei frutti dell’IA dopo la sua creazione, ma è del tutto OK non condividere la scienza…”. E Musk ha risposto con un inequivocabile: “Yup” (Sì).

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Il rammarico

Nelle righe finali del post dei cofondatori di OpenAI leggiamo: “Siamo tristi che si sia arrivati a questo con qualcuno che ammiravamo profondamente. Qualcuno che ci ha motivato a puntare più in alto, poi ci ha detto che avremmo fallito, ha creato un concorrente e poi ci ha fatto causa quando abbiamo iniziato a fare progressi significativi verso la missione di OpenAI senza di lui.”

Ma poi i firmatari chiudono il post in un’ottica propositiva e ottimistica: “Siamo concentrati sul portare avanti la nostra missione e abbiamo molta strada da fare. Mentre continuiamo a migliorare sempre di più i nostri strumenti, siamo entusiasti di implementare questi sistemi in modo che diano potere a ogni individuo.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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