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Persona 5 Royal recensione: più che lungo, smisurato

Il ritorno di gran carriera del JRPG che sa entusiasmare come prima, più di prima

Anime, ciak, azione! Questa è l’espressione più adatta a descrivere il momento in cui ci apprestiamo ad avviare il software appena installato sulla nostra PlayStation 4, l’unica console dove al momento potete provare l’ultima fatica di ATLUS (sì, perché resterà un’esclusiva Sony a quanto pare). Persona 5 Royal fa capolino il 31 marzo sulla console di casa Sony, portando con sé il fardello dell’importante eredità di un predecessore di tutto rispetto, ma con qualche difetto. Si può sempre migliorare, dite voi? Lasciateci allora la parola per raccontarvi com’è andata.

Persona 5 Royal recensione – È dura essere Joker

Parliamo del non plus ultra dell’espressione nipponica dell’intrattenimento, con il ritorno in grande stile di quella produzione dai tratti unici e immediatamente distinguibili che determinano l’appartenenza al mondo anime e manga, chiaramente in una serie videoludica tutta giapponese. Come tanti altri titoli principali usciti in precedenza sulle nostre console, anche Persona 5 non poteva rimanere senza una seconda release a distanza di poco tempo. In questo caso, si parla di circa due anni e mezzo, un tempo tutto sommato buono se consideriamo che abbiamo a che fare con un lavoro dalle prestazioni davvero ottime, pane per i denti di chi è in cerca di un buon action JRPG, luce degli occhi per i fan insaziabili del franchise.

Non possiamo che rimanere quasi storditi dalla caleidoscopica sigla introduttiva, piena di luci, colori, dinamicità: la natura di Persona 5 Royal è talmente vulcanica e scoppiettante che non vede l’ora di mostrarsi sin dai primi fotogrammi. L’inizio dell’azione non è da meno: facciamo la conoscenza del nostro eroe, Joker, nome in codice che, come abbiamo già imparato da altri personaggi mascherati della storia dell’intrattenimento, non può che destarci interesse. Nessun paragone con l’antagonista dell’uomo pipistrello, per Dio, non è nel nostro interesse e ai fini di questa recensione: vi volevamo solo incuriosire ancora di più su una storia che merita di essere gustata appieno, considerando che la carne al fuoco è davvero tanta.

Abbiamo contato infatti qualcosa come oltre un centinaio di ore almeno, piuttosto faticose da elaborare se macinate in poche, ma lunghe sessioni di gioco durante le quali abbiamo a che fare con un normalissimo studente come tanti, ma con abilità fisiche di pochi eletti. Ci ritroviamo nel bel mezzo di una aggressione a una donna, che tentiamo di fermare; ma si sa, non sempre “tra i due litiganti, il terzo gode”.

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Da problema a opportunità

Come spesso accade a chi si mette di mezzo in situazioni di questo genere, è proprio il salvatore a diventare peccatore: in questo ruolo di vittima-carnefice dobbiamo fare i conti con il trasferimento forzato a Tokyo, ospitati da uno sconosciuto e introdotti in una nuova scuola, la Shujin Academy, l’unica scuola disponibile ad accettare il nostro recente passato da pregiudicato. Questa condizione però non ci impedisce di stringere amicizie nella Velvet Room, dove incappiamo in Igor e nelle sue assistenti Caroline e Justine. Questi pone una vera e propria Spada di Damocle sul nostro capo: siamo destinati alla rovina, sostiene, ma potremo risollevarci e cambiare il giudizio che il mondo ha di noi (un po’ come se fossimo Alessandro Borghese di noi stessi).

Tutto molto bello ed epico, se non fosse che si tratta di immagini del mondo onirico in una notte di sonno, che si rivela però premonitrice di quanto ci accade di lì a poco: una applicazione continua ad attivarsi sul nostro smartphone. Questa si rivelerà nient’altro che il corrispondente dell’armadio di Narnia, ma che ci consente qui di accedere ai Palazzi, ossia a manifestazioni che rappresentano la distorsione dei sogni delle persone malvagie. Possiamo farvi ingresso? Sì, ma solo se ne conosciamo la parola d’ordine…

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Persona 5 Royal recensione – E’ dura essere Joker

Erano due i difetti principali del titolo predecessore, se così possiamo definirli, e al primo di questi è stato subito posto rimedio. Alla mancata localizzazione in lingua italiana infatti, gli sviluppatori si sono messi una mano sul cuore, oltre che alle prese con una traduzione completa e assolutamente gradita da tutti i giocatori, considerando le lunghe conversazioni a cui assistiamo (ma che possiamo skippare in qualsiasi momento, oppure rileggere se ci siamo persi qualche passaggio importante). L’altra problematica è l’accessibilità al gioco, ossia la sua disponibilità ridotta a una sola piattaforma, non molto gradita dagli amanti del genere e altrettanto legati alla console di Microsoft. Non stiamo dicendo che dovrete acquistare necessariamente una PlayStation 4 solo per questo gioco, ma se non dovessero cambiare le licenze e l’esclusiva Sony, non ci saranno alternative: perdere o lasciare.

Cosa vi state perdendo quindi? Se finora la struttura della trama non si è rivelata nulla di particolarmente originale e inedito, i gioiellini sono ancora da scoprire. Aprendo lo scrigno del tesoro, non vi roviniamo il piacere di provare tutti i tesori che si celano all’interno, ma vi diamo solo qualche piccolo assaggio, a partire dalla narrazione. Come anticipato, le lunghe linee dialogiche sono ora interamente tradotte, oltre che sembrare decisamente più spontanee e naturali. Un’altra novità è portata da una studentessa, Kasumi Yoshizawa, appartenente alla nostra stessa scuola e che potremo conoscere sin dagli esordi. Anche i Confidant però vedono nuovi membri tra i loro ranghi…

Vi ruberà il cuore

In una storia tra luci e ombre narrative, caratterizzate da una trama ben orchestrata ma lunga da digerire, abbiamo a che fare con qualche tema sensibile, come gli abusi fisici del professor Kamoshida sui suoi studenti o alcuni esempi di linguaggio scurrile. Tolte alcune note “buie”, ci tuffiamo in una avventura complessa, dove viviamo la concretizzazione di quel palazzo mentale che pensavamo esistesse solo nella serie di Sherlock Holmes, interpretato da Benedict Cumberbatch, evolvendosi poi in un susseguirsi di lotte e attacchi portati avanti dai cosiddetti Ladri Fantasma di Cuori.

E delle prestazioni tecniche? Non diciamo nulla? Ebbene sì, non possiamo proprio esprimerci, se non con un sonoro chapeau su tutta la linea: un motore di gioco dalle performance stabili e dalla risposta immediata, nessun bug grafico e una cura estetica piuttosto buona, fatto salvo per alcuni dettagli nella resa dei volti e di pochi altri elementi. Persona 5 Royal è la vera dimostrazione di un lavoro di fino, a partire da una versione precedente già molto buona, che ci consente di esplodere il mondo di gioco e calarci interamente nella quotidianità di Joker, conoscendone i dettagli della vita privata, degli studi e, chiaramente, dei momenti “action” della sua esistenza. Ma non chiamatelo social simulator e toglietevi dalla testa un paragone con The Sims; non sareste la Persona adatta a questo gioco.

Persona 5 Royal

Pro Pros Icon
  • grafica molto buona
  • complessità narrativa notevole
  • novità degne di nota rispetto al predecessore
Contro Cons Icon
  • longevità un po' troppo estesa
  • difficile amarlo davvero, se non siete fan della serie

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