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Pinocchio: la triste fine di Robert Zemeckis

Disponibile su Disney+, il remake in live action del secondo classico Disney è senza anima come tutti i recenti remake in live action dei classici Disney.

Chissà cosa prova Robert Zemeckis quando, poco prima di dare l’azione per una scena qualunque di questo Pinocchio, ripensa a quando alla Disney si lavorava in tutt’altro modo. Quando si sperimentava al punto da avere un certo timore a piazzare il proprio logo sopra certi film e allora per distribuirli si finiva per creare società sussidiarie apposite che ora non esistono più. Come la Touchstone Pictures, che nel 1988 portò nelle sale Chi ha incastrato Roger Rabbit, uno dei più grandi successi di Zemeckis, capolavoro unico e irripetibile. Sì, nonostante apprezziamo il recente sforzo di Cip & Ciop agenti speciali, Roger Rabbit resta un capolavoro unico e irripetibile.

Chi ha incastrato Roger Rabbit

Ecco, questo suo grande film Zemeckis lo cita a un certo punto in Pinocchio e viene da domandarsi cosa si prova a passare da una Disney come quella lì a una come quella di oggi, che relega uno dei geni del cinema americano mainstream del periodo Ottanta-Novanta (Roger Rabbit, certo, ma anche Ritorno al futuro, La morte ti fa bella, Forrest Gump), a qualcosa di vuoto come l’ennesimo remake in live action di un classico Disney a caso, tanto ormai li rifacciamo tutti, non ne saltiamo uno. Tutti rigorosamente girati shot-for-shot, che non aggiungono nulla all’originale e non si avvicinano neanche per sbaglio a restituirne sullo schermo le emozioni, figuriamoci a crearne di nuove.

Davvero, chissà cosa si prova a sbancare il botteghino, ricevere il plauso della critica, portarsi a casa quattro premi Oscar e 34 anni dopo finire direttamente su Disney+ senza manco passare per la sala con qualcosa che dimenticheremo fra qualche giorno.

Pinocchio Zemeckis 1

Pinocchio: come sprecare il talento di Zemeckis

Pinocchio, purtroppo per Zemeckis, questo è. Un film girato in appena un mese, voluto da nessuno a parte la Disney, al quale Zemeckis è arrivato all’ultimo dopo l’abbandono di Sam Mendes e Paul King. Ripropone passo dopo passo i punti salienti non tanto del romanzo di Carlo Collodi, ma del film d’animazione Disney del 1940, salvo deviare in alcuni punti con personaggi inventati che portano il nostro burattino senza fili a situazioni inedite, ma del tutto inefficaci a dare nuove sfumature alla storia che già conosciamo.

Vien da domandarsi: ma perché aggiungere personaggi ex novo che non portano da nessuna parte, se quelli fondamentali non vengono sfruttati adeguatamente? Il Gatto e la Volpe, ad esempio, li vediamo solo all’inizio, quando portano Pinocchio da Mangiafuoco per poi sparire. E questo è un vero peccato non solo perché i due sono tra le poche cose visivamente godibili in un film di effetti speciali o brutti o già visti; non solo perché persino il Pinocchio originale animato ha la premura di dar loro più spazio, facendoli tornare in un secondo momento per convincere il burattino a recarsi nel Paese dei Balocchi; ma soprattutto perché il romanzo di Collodi è PIENO di segmenti da cui attingere per dare più spazio ai personaggi secondari.

Si pensi, ad esempio, a quando Pinocchio viene nuovamente ingannato proprio dal Gatto e la Volpe con la storia delle monete d’oro sotterrate nel Campo dei miracoli. Episodio che non è presente né qui, né nell’originale animato.

Zemeckis e Silvestri col freno a mano tirato

Pinocchio Zemeckis

No, è molto più importante dare minutaggio a un personaggio nuovo ma dimenticabile come Fabiana, la burattinaia che lavora per Mangiafuoco. Che a voler essere cattivi si potrebbe supporre sia stato creato ad hoc per avere più presenza femminile nel cast, ma se è così la soluzione era a portata di mano: fai interpretare la Volpe a un’attrice. Sarebbe stato molto interessante. Invece no, Fabiana. La burattinaia. Che non aggiunge nulla. Ok.

Pinocchio Zemeckis 3

C’è da dire che se non altro Zemeckis ci prova qui e là a metterci del suo: tutta la parte di esplorazione nel Paese dei Balocchi è ricca di trovate interessanti che avrebbero meritato atmosfere molto più cupe. Purtroppo però questi sono progetti che non lasciano libertà di deragliamento dai binari prestabiliti e quindi laddove uno come Zemeckis si sarebbe divertito un mondo a spaventare i bambini con la scena di trasformazione di Lucignolo in ciuchino, qui è tutto con il freno a mano tirato. Compreso il povero Alan Silvestri che un tempo (sempre con Zemeckis, sempre in Roger Rabbit) non si sarebbe fatto problemi a terrorizzare i giovani spettatori con la potenza adrenalinica della sua orchestra. Il risultato è che 82 anni fa Lucignolo che diventa ciuco era una delle scene più terrificanti del cinema d’animazione. 82 anni dopo è solo una scena.

Dispiace tanto per Zemeckis, ma questo Pinocchio è forse uno dei punti più bassi della sua carriera.

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