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Abbiamo provato The Devil in Me

The Devil in Me è il quarto capitolo della serie “The Dark Pictures Anthology” iniziata nel 2019 con Men of Medan. L’uscita di The Devil in Me è prevista per fine novembre; abbiamo però potuto fare una prova con una versione beta e vi vogliamo raccontare come è andata.

La prova che abbiamo potuto fare è stata su piattaforma steam e di una versione in beta. Per cui, qualche dettaglio di quello che vi racconteremo in questo articolo potrebbe non finire nel gioco finale. Tuttavia, quello che abbiamo avuto per le mani è un gioco decisamente ben rifinito per essere una beta. Non è mai andato in crash e in controlli rispondevano bene. Per cui siamo abbastanza confidenti che Supermassive Games è già molto vicina a una versione stabile e che il prodotto finale sarà di buona qualità.

La storia (dentro e fuori il gioco)

Il gioco è liberamente ispirato a fatti di cronaca relativi alla vita di Henry Howard Holmes (H. H. Holmes) tra il 1886 e il 1896. H. H. Holmes, storicamente, viene definito il primo serial killer degli Stati Uniti. Abbiamo apprezzato il fatto che nei contenuti speciali c’è anche un breve documentario che parla dei fatti storici. Segnaliamo comunque che, se cercate anche altre fonti (basta giusto wikipedia) vi renderete conto che c’è anche un ampio margine di leggenda urbana contribuita dai giornali dell’epoca.

All’interno del gioco ci troviamo a gestire una troupe televisiva che deve girare un documentario. Il gruppo viene invitato da un non meglio specificato signor Du’Met in un albergo che vuole essere la replica della casa di H. H. Holmes. In quella case, realmente esistita, si dice che Holmes torturasse e uccidesse le sue vittime. Ovviamente, Du’Met non si farà vedere dai personaggi e questi rimarranno soli all’interno dell’albergo. Iniziando le riprese, la troupe si rende immediatamente conto che qualcosa non quadra, ma andarsene richiederà molto coraggio e determinazione.

I personaggi

I personaggi che andremo a utilizzare sono i componenti tipici di una troupe televisiva. Ognuno di loro affronterà le situazioni in maniera diversa secondo le proprie abilità e difetti.

In totale, abbiamo a disposizione cinque personaggi. Charlie, il regista, che può fare luce con un accendino. Erin, il tecnico del suono, in grado di amplificare i rintracciare i rumori. Jamie, elettricista, capace di riparare quadri elettrici e altre attrezzature. Kate, la giornalista investigativa. E infine Mark, il fotografo. L’unicità dei personaggi è molto ben caratterizzata e, dobbiamo ammetterlo, ci è piaciuta molto durante il gioco. Purtroppo, la selezione del personaggio corrente è governata dal progredire dalla storia e, per quello che abbiamo visto, non è possibile intervenire manualmente.

Infine, ci va di segnalare, tra i personaggi ci sono relazioni ed equilibri che, se alterati, cambieranno il corso degli eventi.

prova devil in me charlie
Charlie

Gameplay

The Devil in Me, come i suoi predecessori, è progettato per essere una storia drammatica interattiva. Gli elementi predominanti sono quindi l’esplorazione e la narrativa.

Purtroppo, la prova di The Devil in Me che abbiamo potuto fare è limitata al primo capitolo; poco più di un’ora di gioco. Per cui non siamo stati in grado di vedere tutto relativamente alle meccaniche di gioco. Tuttavia, quello che siamo riusciti a vedere ci è piaciuto molto e getta le basi per un gioco molto valido.

Esperienza di gioco

The Devil in Me usa una prospettiva in terza persona mettendo il punto di vista molto vicino al personaggio, questo contribuisce ad aumentare un po’ il senso di angoscia perché da la percezione di una riduzione dello spazio.

I comandi di movimento sono quelli classici dei giochi in terza persona. L’interazione con l’ambiente non è complessa, anche se a volte abbiamo trovato le combinazioni dei tasti sul gamepad un po’ contro-intuitive. Tuttavia, ci abbiamo messo molto poco ad abituarci.

Gli oggetti con cui è possibile interagire sono sempre indicati molto chiaramente, per cui basta davvero guardarsi attorno per raccogliere tutti gli indizi. Il saperli usare, però, è un discorso diverso.

Gli ambienti sono estremamente ben curati e il la navigazione delle stanze non ci ha mai dato problemi. Anche il comparto audio è risultato essere di ottima qualità. Giocare con un paio di cuffie con riduzione del rumore contribuisce notevolmente all’immersività e permette di godersi l’esperienza a pieno.

Meccaniche

Il gioco alterna fasi interattive in cui dobbiamo risolvere dei puzzle a cinematiche che fanno evolvere la storia. Durante le fasi interattive l’ambientazione cupa fa del suo meglio per tenerci sulle spine ma, se dobbiamo essere onesti, ci si abitua piuttosto in fretta e le cinematiche ottengono un effetto nettamente migliore. Questo però non è un problema, perché la frequenza delle seconde è piuttosto alta e contribuisce a dare un bel ritmo incalzante alla storia.

Durante le cinematiche, inoltre, abbiamo la possibilità di influenzare l’andamento della storia. Spesso, infatti, ci viene chiesto di indicare a un personaggio come reagire alla situazione. Reagire può voler dire fare un’azione (come attaccare o difendersi) oppure adottare un atteggiamento (come esprimersi in maniera aggressiva oppure sottomessa). Qualunque strada scegliamo, il risultato, da quello che abbiamo capito, sarà una modifica del profilo del personaggio o del rapporto tra due personaggi coinvolti in un discorso. La nostra prova, purtroppo, è stata troppo breve per vedere degli effetti tangibili, ma riteniamo che questa meccanica possa avere risvolti interessanti.

La prova di The Devil in Me in sintesi

The Devil in Me, oggetto di questa prova, ci è piaciuto molto. La storia è liberamente ispirata a fatti realmente avvenuti, e questo lo rende anche più interessante. Purtroppo, non siamo ancora in grado di pronunciarsi su quanto sarà horror il risultato finale. Da quello che abbiamo sperimentato, però, riuscirà sicuramente a tenerci sulle spine per tutto il tempo dell’avventura. Se vi sono piaciute le prima tre avventure della serie vi suggeriamo caldamente di rimanere alla finestra perché anche questo capitolo finirà con l’appassionarvi.

Ne riparleremo di sicuro, tra meno di un mese, con la nostra recensione.

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Dario Maggiorini

Un boomer con la passione dei videogiochi fin dai tempi di rogue e nethack. Alla fine sono riuscito a farne un lavoro sospeso tra Techprincess e l'accademia. Ho speso gran parte della mia vita a giocare, il resto l'ho sprecato.

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