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Per bambini e adulti, l’educazione è un gioco

Compie tre anni la linea editoriale QUID+

L’educazione dei più piccoli non è un compito semplice e chi è genitore può capirlo benissimo. Ci sono moltissimi fattori da tenere a mente e non è facile trovare il modo migliore per coinvolgere i bambini in un percorso di questo tipo. Da ormai tre anni però c’è un progetto dedicato proprio a queste tematiche, con un approccio divertente e leggero, basato al contempo su concrete fondamenta scientifiche. Si tratta di QUID+, una speciale linea editoriale firmata Gribaudo parte del Gruppo Feltrinelli. Ne abbiamo parlato insieme alla sua ideatrice e autrice Barbara Franco, per farci raccontare qualcosa su come crescere un bambino felice.

QUID+, la strada per l’educazione accessibile

Tutto parte nel 2013 quando Barbara Franco è diventata mamma di Pietro. Trovandosi direttamente alle prese con l’educazione di suo figlio, ha sentito la responsabilità di questo compito e volendo svolgerlo al meglio ha iniziato la ricerca per un ‘manuale di istruzioni’ alla genitorialità. Tuttavia ha riscontrato come orientarsi nel grande mare di questi contenuti sia complicato e di difficile accessibilità.

Da questo è nata quindi l’idea di QUID+, un progetto sviluppato a partire dalle competenze di Franco in campo editoriale, maturate in anni di esperienza nel settore. L’idea è quella di tradurre le idee e teorie pedagogiche più avanzate in un formato che sia accessibile e comprensibile a tutti. Non solo, ma di svilupparle in prodotti che rendano l’apprendimento divertente e quindi più facile da condividere con i bambini.

La pedagogia moderna, ci ha spiegato, è indubbiamente figlia degli studi di Maria Montessori, ma non si è fermata lì. Questa disciplina si è evoluta in maniera profonda nel corso del tempo, con una spinta importante derivante dalle scoperte nell’ambito delle neuroscienze. Tuttavia il problema è che questi sviluppi restano troppo spesso limitati al mondo accademico, non riuscendo a raggiungere chi ne può beneficiare più di tutti, ovvero le famiglie.

QUID+ punta a colmare questo gap, accompagnando bambini e genitori. Nei diversi prodotti che compongono la linea editoriale sono presenti sia giochi e attività che permettano ai più piccoli di imparare facilmente, sia dei saggi più tecnici che guidino gli adulti negli aspetti scientifici del percorso. Si tratta di vere e proprie guide che aiutano anche ad avere una fruizione migliore per tutti i diversi prodotti, così da ottenere il migliore risultato.

Uno sviluppo che ha sempre le competenze in mente

quid+ educazione linea editoriale gribaudo

L’idea ha avuto un successo straordinario, fin dai primi passi. Addirittura, ha sottolineato Franco, questa linea editoriale è riuscita a conquistare i professionisti dell’educazione che hanno iniziato a utilizzarli proprio nel loro lavoro con i più piccoli, per riuscire a trasmettere concetti complessi ai bambini.

Questo passaggio ha aiutato anche le evoluzioni successive di QUID+. Alcuni dei prodotti più recenti lanciati in questa linea infatti nascono proprio dalle necessità degli educatori, con l’idea di facilitare il loro operato. Un esempio è il libro Dall’Io al Noi che è uno strumento utile a fare muovere i primi passi nell’educazione civica. Un ambito che per i bambini più piccoli è indubbiamente complesso da comprendere e quindi richiede una specifica attenzione. Il risultato è riuscito a convincere anche una figura eccezionale come Liliana Segre, che ha curato la prefazione del volume.

O ancora, è il caso di Coding con le fiabe. Nonostante sia un argomento importante da affrontare anche con i bambini più piccoli (è rivolto al target 3-6 anni), difficilmente si può immaginare di metterli davanti a un software di programmazione per impararne le basi. E così Franco ha lavorato a questo cofanetto, basandosi sul Metodo Montessori e in collaborazione con l’Università di Genova. Un metodo funzionale e che, a sorpresa, non si basa in alcun modo sull’uso della tecnologia per insegnare.

Questo successo non stupisce se si tiene in conto l’importanza data alla scienza dietro la pedagogia nella cura di questa linea editoriale. Ogni prodotto è sviluppato basandosi sui lavori di Maestri (grandi nomi che hanno cambiato la disciplina) o Esperti (cioè professionisti attualmente attivi) che possano fornire esperienze dirette e supportate.

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Quattro chiacchiere con Barbara Franco, ideatrice di QUID+

Dopo averci raccontato di più sul progetto, con qualche anticipazione sul nuovo prodotto Le mie 9 intelligenze, sviluppato con il supporto di Funtasia, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Barbara Franco, per scoprire di più sul suo progetto e sul metodo di lavoro. Ecco com’è andata.

Partiamo dall’inizio: cosa significa QUID+? Perché la scelta di questo nome?

Rappresenta sia quel quid in più che puoi dare a tuo figlio, sia quel quid in più che io metto in ogni prodotto, cioè il micro-saggio per adulti dentro a un prodotto per bambini.

Qui su techprincess parliamo di tecnologia, quindi ci ha particolarmente attratto Coding con le fiabe. Quali sono state le sfide in questo progetto? Considerando anche che si tratta di un prodotto strettamente legato all’ambito tecnologico che però non si basa in alcun modo sulla tecnologia…

È stato difficile, soprattutto perché il team era estremamente composito. C’erano docenti del dipartimento di Informatica dell’Università di Genova, il professor Delzanno e la professoressa Guerini a cui ci affiancavamo noi, delle maestre e un esperto di edutainment. Questa varietà ha offerto prospettive differenti, con i primi tecnologici al massimo ma abituati anche a fare ricerca con ragazzi molto più grandi.

Abbiamo fatto delle tavole rotonde digitali molto allargate e molto interessanti in termini di rete. C’era l’esigenza di fare incontrare il mondo dell’informatica con la pedagogia per bambini così piccoli, ancora legati molto alla dimensione fisica. Ciò che ci ha fornito la parte informatica è stata la logica cioè il modo con cui si costruiscono le regole base di programmazione: ci deve essere un linguaggio, che deve essere condiviso, le istruzioni devono essere semplici, devono essere sequenziali…

Tutte queste parti di regole necessarie per scrivere un buon programma sono state riportate all’interno di quello che è presente sia nel libro-guida per gli adulti, ma anche all’interno del gioco. Abbiamo deciso quali fossero le istruzioni che si potevano dare ai vari livelli di difficoltà, quanto potevamo complicarle in base alle reali capacità dei bambini.

La parte più delicata è stata questa, tanto che siamo partiti con giochi molto più complessi e li abbiamo semplificati sempre di più, anche grazie a test con alcuni bambini. Il risultato è questo gioco, Coding con le fiabe. Siamo arrivati proprio all’essenziale, le regole base. Un lavoro di spogliarsi di una complessità per arrivare a una fattibilità per i bambini. Questa è stata la cosa più complicata, direi.

Quanto è importante l’educazione al coding fin dalle fasce d’età più giovani?

L’educazione al coding in realtà è legata all’intelligenza logico-matematica. Questa è fondamentale tanto quanto tutte le altre intelligenze, descritte nella teoria delle intelligenze multiple di Gardner. L’intelligenza logico-matematica e quella verbale sono state ritenute per molto tempo le principali, sebbene oggi sappiamo che tutte sono ugualmente importanti. Anche l’educazione musicale, cinestetico-corporea, naturalistica e altre ancora sono chiave.

Sicuramente però io tengo in maniera particolare a quella logico-matematica, per mia attitudine, per cui secondo me è importante per i bambini così piccoli partire al meglio con una preparazione matematica e soprattutto logica. Perché alla fine il coding non è nient’altro che applicare la logica del computer, riuscire a dare istruzioni così semplici e precise da permettere anche a una macchina di svolgerle.

Quando noi facciamo una ricetta a casa in realtà seguiamo step-by-step delle istruzioni. Peccato poi che le nostre ricette si dimentichino qualcosa o facciano riferimento a un’esperienza pregressa che il lettore dovrebbe avere e non sempre le ciambelle escono col buco. Però in realtà questo è un esempio di coding nella vita quotidiana. Anche per attraversare una strada, tu applichi una procedura, come nel coding: ti posizioni sulle strisce pedonali, guardi a destra, guardi a sinistra e se non c’è nessuno, passi.

In realtà dobbiamo partire da lì, dal far capire ai nostri bambini che ci sono procedure nella vita quotidiana, nella vita pratica che vanno non solo eseguite ma si possono anche usare per dare istruzioni a un altro… Quanto spesso i nostri bambini non riescono a spiegare ciò che vogliono dire? Non riescono a dare istruzioni precise? Quello è alla base del coding. Che io lo esprima con un linguaggio fatto di parole e aggettivi o con un codice, che è quello del coding, la logica di base è la medesima. In realtà il coding inteso in senso educativo ha un significato molto ampio, rispetto alla mera programmazione. Ed è un qualcosa che abbraccia la vita di tutti i giorni, è molto montessoriano in questo senso.

Senza pensare poi a tutto il mondo del debugging, l’andare a caccia dell’errore. E soprattutto, di nuovo per parlare della Montessori, l’errore non dev’essere visto come “Oh mio Dio, ho fatto un errore” che un approccio tipico in alcuni ambiti educativi. L’errore è un motivo di crescita e miglioramento, proprio come nel mondo informatico. Vado a caccia dell’errore, quasi come fosse un gioco per migliorare.

Questo dev’essere anche nel percorso di crescita del bambino. Quindi in realtà è molto interessante l’approccio del coding, non solo finalizzato alla tecnologia, ma proprio alla vita quotidiana, a come il bambino interagisce e reagisce. Alcuni insegnanti, con mia grandissima sorpresa, mi hanno detto che avevano in classe dei bambini con delle disabilità cognitive. Questi erano sempre sotto stress in qualsiasi materia, perché si sentivano “di meno”. Nel momento in cui facevano coding in classe, l’errore faceva parte del gioco e loro riuscivano ad affrontare la situazione in maniera emotivamente molto migliore, più rilassata.

È un percorso giusto anche nei confronti del bambino. In questo senso il coding ha un valore più ampio, pedagogico, che è molto interessante. È questo alla base di questo prodotto e del mio sposare il coding anche in età molto giovane.

Sempre in argomento di educazione e tecnologia, quanto è importante in questo momento avere una conversazione pubblica sull’educazione alla tecnologia e al contempo una ‘educazione all’educazione alla tecnologia’? Come i genitori dovrebbero fare avvicinare i bambini alla tecnologia.

Secondo me è fondamentale, per un semplice motivo: in questo momento ci sono tanti genitori che usano male la tecnologia con i propri figli. La usano come una babysitter. Questo è dannoso. Come prima cosa dobbiamo formare i genitori. Sono spesso troppo superficiali, nel mettere in mano una tecnologia sofisticatissima a bambini piccolissimi. Questo è profondamente sbagliato.

Poi bisogna invece avere il giusto approccio alla tecnologia con i bambini. Non si parla solo di tecnologia digitale, c’è anche quella meccanica. Anche aprire e chiudere un cassetto ha dietro principi di fisica e meccanici all’opera. È una tecnologia, anche se di base, che il bambino può osservare nella vita di tutti i giorni. C’è tecnologia nelle automobili, c’è tecnologia in cucina… In realtà i nostri bambini sono abituati a crescere dentro e a vedersi intorno la tecnologia. È ovvio che bisogna accompagnarli.

È come mettere in mano un coltello a un bambino piccolo: se non lo fai mai non imparerà mai a usarlo in sicurezza, in qualche maniera bisogna fare. E allora cosa si fa? Si parte con il coltello da burro, senza lama e più piccolo quindi riesce a impugnarlo bene. Quando avrà abbastanza dimestichezza gliene darai uno magari da adulto, ancora senza la lama. Poi gliene darai uno con la lama e poi magari riuscirai anche a mettere in mano a un bambino di quattro-cinque anni anche quello di ceramica, in sicurezza.

È proprio il discorso che fai tu: il coltello è una tecnologia elementarissima, però quello di ceramica è già una tecnologia di un certo livello, che usano i grandi chef. Deve esserci sempre un percorso. È importante parlare di tecnologia ai bambini, ma anche ai genitori e parlare loro di introduzione alla tecnologia. Fondamentale, perché noi stessi non siamo davvero consapevoli di ciò che abbiamo in mano.

Insomma, una chiacchierata appassionante, ricca di spunti. Se volete sapere di più sulla linea editoriale QUID+ di Gribaudo, potete visitare il sito ufficiale e conoscere tutti i prodotti che la compongono.

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