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Ma la Russia vuole staccarsi davvero da Internet?

Mosca sta realmente pensando a un’uscita dalla Rete globale?

Il conflitto tra Russia e Ucraina porta diversi elementi di novità, come abbiamo illustrato in diversi articoli.

È forse la prima guerra che vede i social come principali fonte di informazioni. Ed è poi una guerra combattuta tanto sul piano militare che su quello dei cyberattacchi. Non c’è da stupirsi: oggi un isolamento dalla Rete significherebbe, per un Paese, una marginalità culturale e soprattutto economica.

All’interno di questo quadro ha fatto scalpore l’eventualità, diffusa nella giornata di lunedì 7 marzo, secondo cui la Russia starebbe abbandonando l’Internet globale.

La clamorosa notizia è stata rilanciata su Twitter sia dal profilo di Nexta tv che da @LatestAnonPress, un profilo legato ad Anonymous.

Ma cosa sappiamo del possibile addio della Russia a Internet? A un giorno di distanza dalla notizia (e dalla successiva smentita) proviamo ad analizzare meglio quanto è accaduto. E quanto potrebbe accadere.

L’annuncio: la Russia lascerà Internet

I due profili Twitter che per primi hanno dato l’altisonante notizia, hanno pubblicato due pagine di documenti secondo cui la Russia lascerà Internet entro venerdì 11 marzo. O meglio: si distaccherà dalla Rete globale per trasferire tutti i server e i domini all’interno del proprio territorio.

La pronta smentita della Russia

A stretto giro è arrivata la smentita del Ministero della Sicurezza Digitale russo. In una nota si legge: “Ci sono continui attacchi informatici ai siti russi dall’estero. Ci stiamo preparando per diversi scenari. Non ci sono piani per disconnettere Internet dall’interno”.

russia internet

Il documento diffuso dai servizi di intelligence occidentali

Tuttavia, l’imminente allontanamento della Russia da Internet sarebbe confermato dalla traduzione di un messaggio inviato da Andrei Chernenko, viceministro di sviluppo digitale, comunicazione e mass media.

È una comunicazione inviata a enti e aziende, con otto punti da rispettare. Eccoli:

  1. Verificare la presenza dell’accesso degli account personali degli amministratori dei domini dei siti pubblici in rete Internet. In caso di assenza dell’accesso eseguire le azioni richieste su ripristina accesso
  2. Aggiornamento e (o) rendere più complessa la politica della password, modifica password account personale del registratore dei domini, password degli amministratori di risorse pubbliche e, se possibile, introdurre fattori di autentificazione aggiuntivi per gli utenti.
  3. Passare ad utilizzare i server di DNS localizzati sul territorio della federazione russa.
  4. Cancellare da pagine HTML tutti i codici Javascript scaricati da risorse estere.
  5. In caso di utilizzo di hosting estero, spostare le risorse pubbliche posizionate su di esso verso un hosting russo.
  6. In caso di inserimento di una risorsa pubblica nella zona di dominio diverso dalla zona di dominio russo se possibile spostarlo alla zone di dominio “ru”.
  7. Comunicare a tutti gli enti dipendenti l’elenco delle misure di potenziamento delle risorse pubbliche.
  8. Informare con lettera ufficiale indirizzata al ministero dello sviluppo digitale della Russia l’esecuzione delle misure entro il 15 marzo. In caso di rifiuti che comportano indisponibilità delle risorse pubbliche segnalare al ministero dello sviluppo digitale.

I motivi della possibile decisione

Questi i fatti. Ma perché la Russia potrebbe staccarsi da Internet?

Il motivo, o la scusa, potrebbe essere quella di sottrarsi ai cyberattacchi che stanno piovendo in massa dall’Ucraina e da chi, come Anonymous, appoggia la causa della popolazione assediata.

Ma in realtà la fuga della Russia da Internet potrebbe anche essere il compimento di un piano a cui Mosca sta meditando almeno dal 2019, quando ha varato una legge ad hoc che ipotizza una sovranità informatica. E così, con l’alibi della difesa dagli hacker, si creerebbe in realtà una Rete non libera, ma in cui circolano solo le notizie ritenute opportune dal governo (non importa se vere o manipolate ad arte, come in un incubo d’ispirazione orwelliana).

Russia via da Internet: cosa c’è di vero

Spenti i clamori della notizia, la stampa sta ora rivalutandone la concreta fattibilità. E i dubbi sono molti.

Partiamo dal documento diffuso dall’intelligence occidentale. Che, anzitutto, non è mai stato confermato. E che poi, a leggerlo con attenzione, riporta solo alcune indicazioni per proteggere i portali da attacchi esterni. Non si fa mai nessuna menzione a un abbandono di Internet da parte di Mosca.

Su questa linea è ad esempio Antonio Capone, professore ordinario di ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Milano, intervistato dai colleghi di Open.

Inoltre, sempre il ministro Chernenko ha dichiarato che “Il telegramma per le agenzie governative delinea una serie di semplici consigli sull’igiene informatica che aiuteranno a organizzare il lavoro in modo più efficace per proteggere le nostre risorse dal traffico dannoso, mantenere i servizi in funzione e controllare i nomi di dominio.”

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Ipotesi RuNet?

L’ipotesi di affidarsi alla sola RuNet, ovvero la rete interna (e schermata) della Russia – in fase di test proprio dalla legge del 2019 – non sembra percorribile in tempi così brevi. Sia per motivi tecnici che, come abbiamo già accennato, per le implicazioni liberticide che avrebbe sulla popolazione. Una mossa simile isolerebbe ancor di più Mosca dal quadro globale, non solo per motivi informatici ma anche per la condanna praticamente unanime che ne deriverebbe.

Di certo, l’attuale blocco di Facebook, Twitter e TikTok ha imposto molti russi a utilizzare i social di Stato, tra cui di cui Vkontakte (“In contatto”), una specie di  Facebook.

La conclusione, dunque, è che non pare ci siano i margini per un’imminente uscita della Russia dall’Internet globale. Ma d’altronde, come abbiamo tristemente constatato all’alba del 24 febbraio scorso, le ultime decisioni di Vladimir Putin non sono sempre dettate da razionalità e lungimiranza.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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