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Oggi si celebra la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza

La ricorrenza è stata istituita nel 2015

Oggi, 11 febbraio 2023, per l’ottava volta si celebra la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza.

E come spesso accade quando nel nome di una ricorrenza c’è un esplicito riferimento al genere femminile, siamo davanti a un argomento non semplice per almeno due motivi.

Il primo, generico, è che troppo spesso le celebrazioni di giornate a favore delle donne rischiano di somigliare a un contentino, che esaurita la sua funzione commemorativa lascia la situazione esattamente com’era in partenza.

Il secondo è un motivo specifico, legato proprio alla Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza. Che da un lato cade dopo mesi in cui effettivamente diverse donne (come vedremo) si sono distinte in ambito scientifico. Ma dall’altro ci ricorda, oggi più che mai, come il gap di genere sia ancora ben presente anche in questo ambito.

La Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza

La Giornata è stata istituita il 22 dicembre del 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per riconoscere “il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze svolgono nella scienza e nella tecnologia.”

Si festeggia ogni 11 febbraio a partire dal 2016. La data coincide con quel 10 e 11 febbraio 2015 in cui si è tenuto un Forum mondiale sulla salute e lo sviluppo delle donne organizzato dalla Royal Academy of Science International Trust (RASIT) e dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (DESA ). All’interno del quale è stata proposta per la prima volta la ricorrenza.

 Siamo dunque giunti all’ottava edizione che, come quelle precedenti, è imperniata su uno specifico tema.

donne scienza

L’ottava edizione

Il tema dell’ottava edizione parte da un acrostico, che funziona tanto in inglese quanto in italiano. IDEA, ovvero Innovare, Dimostrare, Elevare ed Avanzare.

Come possiamo leggere nel sito dedicato all’evento, obiettivo dell’edizione 2023 è quello di “creare un ponte tra la comunità internazionale e le donne nella scienza collegando le loro conoscenze, competenze e le loro applicazioni in modo sistematico e critico per l’agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi globali.

L’ottava Assemblea sta aiutando donne impegnate nella scienza, giovani, esperti e professionisti insieme a multi-stakeholder in dialoghi e discussioni per identificare le condizioni e gli strumenti per mettere la scienza, la tecnologia e l’innovazione al centro dei programmi di sviluppo sostenibile, delle relazioni internazionali e del pubblico e strategie del settore privato e piani di attuazione.

L’Assemblea mira ad assistere i responsabili politici – a tutti i livelli, sia nel settore pubblico che in quello privato – nell’evoluzione di un rapporto più maturo tra scienza, politica e società per strategie che possano impegnarsi per il futuro.”

Le recenti affermazioni femminili in ambito scientifico

Alcuni segnali incoraggianti non mancano, e la comunità scientifica ha ruoli apicali sempre più occupati da donne.

Spiccano poi alcune personalità, e un po’ di campanilismo non ci può non far citare per prima la nostra Samantha Cristoforetti, impegnata in primavera nella Missione Minerva e a fine settembre al comando della Stazione Spaziale Internazionale.

Tra le altre affermazioni va citata almeno quella di Carolyn Bertozzi, vincitrice del premio Nobel per la chimica 2022 assieme ai colleghi Morten Meldal e Barry Sharpless.

Il gender gap

Il fatto è che questi riconoscimenti possono essere, paradossalmente, parte essi stessi del problema del gender gap.

Nel senso che, continuamente citati ed esibiti, rischiano appunto di oscurare il fatto che, al di là di singole affermazioni dovute a personalità straordinarie, è duro a morire il divario di genere. Che, ahinoi ben presente a livello sociale ed economico in ogni ambito, di certo non risparmia quello scientifico.

Come ha detto António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, “questa ineguaglianza sta privando il nostro mondo di un enorme talento e forza di innovazione inespresse”.

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Qualche numero (e un suggerimento)

Globalmente, le donne rappresentano solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica e computer science.

Lo scorso giugno, poi, la rivista Nature ha pubblicato un articolo che mostrava come le donne abbiano il 13% in meno di probabilità di essere nominate autrici in articoli scientifici rispetto agli uomini. Divario che arriva addirittura al 59% per quanto riguarda la probabilità di vedersi riconosciuto un brevetto scientifico.

Il gender gap è anche economico: il 33,3% dei ricercatori sono donne, ma hanno borse di molto inferiori a quelle dei colleghi maschi.

Perché tutto ciò si appiani occorre solo e semplicemente una cosa. Che sarà sì una sola, ma che corrisponde a un cambio di mentalità radicale, e – ahinoi – in molti luoghi del mondo non ancora nemmeno immaginabile. Ovvero l’abbandono dell’atteggiamento maschilista in ogni ambito, da quello familiare a quello lavorativo a quello sociale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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