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Il Congresso Usa mette dei paletti a ChatGPT: quali sono i limiti imposti

Si potrà usare solo per “ricerca e valutazione”

Con ChatGPT, e più in generale con l’intelligenza artificiale generativa, sembra di essere tornati a qualche mese fa con Elon Musk.

Quando, specie nei mesi precedenti all’acquisizione di Twitter, il tycoon ne sparava (anzi, ne twittava) una dietro l’altra, e per noi redattori e giornalisti era arduo stare al suo passo.

Oggi, dicevamo, è esplosa l’intelligenza artificiale generativa, che ogni giorno mostra nuove potenzialità e nuovi rischi. Per questo le discussioni intorno all’IA non solo fioriscono con grande rapidità, ma sono della natura più varia. C’è chi scopre ambiti inediti di utilizzo, chi norma o vorrebbe normare, chi alle norme è allergico, chi prevede un futuro catastrofico in cui le macchine sostituiranno l’uomo e chi, al contrario, si attende giorni lieti in cui la tecnologia ci renderà la vita sempre più placida.

Di certo, anche a soffermarsi solo sulle notizie di questi ultimissimi giorni, è ben chiaro che l’IA generativa è una tecnologia entrata in modo imperioso nelle nostre vite (e siamo solo all’inizio). Ed è un territorio ancora tutto da esplorare. Succede dunque che, precauzionalmente, in ambiti istituzionali se ne limiti l’uso. È accaduto al Congresso Usa, che ha imposto paletti a ChatGPT. Scopriamo in che modo.

Garante privacy ChatGPT 1

Il Congresso Usa: ChatGPT? Sì, ma con paletti

Lo staff del Congresso Usa potrà utilizzare ChatGPT, ma con alcune limitazioni.

È questa la notizia trapelata nelle scorse ore. Lo staff del Congresso userà lo strumento di OpenAI solo per “ricerca e valutazione” ma non potrà utilizzarlo continuativamente nel lavoro quotidiano. Nelle chat si potranno inserire solo informazioni “non sensibili” e sarà vietato il copia e incolla di parti di testo non ancora pubbliche.

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La decisione è stata presa nella giornata di lunedì 26 giugno.

La nota del Congresso

Sempre nella giornata di lunedì 26 Catherine Szpindor, Chief Administrative Officier del Congresso, ha rilasciato una nota. Nella quale ha fatto sapere che non si potrà utilizzare la versione gratuita di ChatGPT, né altri software equivalenti. Dunque, via libera esclusivamente a ChatGPT Plus, che negli Stati Uniti ha un costo di 20 dollari al mese.

Le paure sono evidentemente almeno due. La prima, una possibile fuoriuscita di dati. Ed è una paura confermata dal fatto che gli strumenti di OpenAI non sono immuni da errori di valutazione sulla privacy. Come nel caso di un recente bug che esponeva temporaneamente le cronologie delle chat degli utenti l’un l’altro.

Poi c’è la paura legata alla non completa affidabilità dei chatbot conversazionali. Ha fatto scuola in questo senso l’avvocato statunitense che si è affidato troppo superficialmente a ChatGPT per redigere un documento legale. E il chatbot si è inventato di sana pianta leggi e precedenti legali inesistenti.

Le parole di Chuck Summer

The Verge ci ricorda che la decisione di limitare ChatGPT al Congresso Usa è stata presa pochi giorni dopo che il leader della maggioranza al Senato, il democratico Chuck Schumer, ha invitato il Congresso ad approvare quanto prima una nuova legislazione per regolamentare l’industria dell’IA.

Schumer ha anche presentato un report sui potenziali rischi dell’intelligenza artificiale per la sicurezza nazionale e la perdita di posti di lavoro.

Nei giorni scorsi il leader della maggioranza al Senato aveva detto: “L’intelligenza artificiale potrebbe essere la nostra innovazione più spettacolare, una forza che potrebbe innescare una nuova era di progresso tecnologico, scoperta scientifica e potenza industriale.

Il primo problema che dobbiamo affrontare è incoraggiare, non soffocare, l’innovazione. Ma se le persone non pensano che l’innovazione possa essere fatta in sicurezza, ciò soffocherà lo sviluppo dell’IA e ci impedirà persino di andare avanti”.

L’IA, un territorio ancora da esplorare

Sono parole sensate ed equilibrate. È anche possibile che, dopo una prima fase di parziale chiusura, da un lato l’intelligenza artificiale diventi meno acerba, dall’altro si impari meglio a maneggiarla.

Si farebbe così come gli istituti scolastici di New York, che subito hanno vietato ChatGPT e poi – con un onesto dietrofront – ne hanno addirittura caldeggiato l’utilizzo.

Certo, è un atteggiamento ben diverso da quello tenuto da Sam Altman, Ceo di OpenAI. Che lo scorso maggio proprio al Congresso Usa aveva addirittura affermato che per l’IA servono regole rigide come quelle sul nucleare.

Se non fosse stato che poi, ed è grazie a un recentissimo scoop del Time che ne siamo venuti a conoscenza, lo stesso Altman avrebbe fatto modificare l’EU AI Act, in modo da non far rientrare i suoi prodotti tra le “tecnologie ad alto rischio”.

Siamo insomma in un ambito ancora quasi completamente inesplorato. In cui si alternano atteggiamenti contraddittori più o meno trasparenti, timori ed entusiasmi.

Ma d’altronde è sempre stato così all’arrivo di una nuova tecnologia capace di incidere profondamente sulla quotidianità di noi tutti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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