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Tutto quello che dovete sapere sulle linee guida dello Smart working

Il Ministro Brunetta ha presentato ai sindacati la cornice per il lavoro agile nelle Pa

Ecco le linee guida sullo smart working nella Pubblica amministrazione. Le ha presentate il ministro Renato Brunetta ai sindacati nella giornata di venerdì 22 ottobre.

La cornice del lavoro agile è stata presentata proprio dal ministro che ha sempre espresso i suoi favori verso il lavoro in presenza. E che ora ha normato lo smart working per i dipendenti delle circa 32.000 pubbliche amministrazioni italiane.

Vediamo più nel dettaglio le linee guida presentate dal ministro ai sindacati intorno alle ore 12 del 22 ottobre. E di cui è stato anticipato il testo in bozze.

Smart working nella Pa: a chi si rivolge

Le linee guida, si legge nella premessa delle bozze, “anticipano in parte quello che sarà previsto nei ccnl per tutti i comparti e sono rivolte alle pubbliche amministrazioni e agli altri enti ad esse assimilati tenuti a prevedere misure in materia di lavoro agile, ed hanno l’obiettivo di fornire indicazioni per la definizione di una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata”.

smart working

I tempi di attuazione

L’obiettivo, spiega il ministro Brunetta, è quello di avere “da fine gennaio strutturato, normato, contrattualizzato e organizzato fuori dall’emergenza il lavoro agile, che dovrà rientrare a pieno titolo in uno dei modi di organizzazione del lavoro nella Pubblica amministrazione”.

Prevalente il lavoro in presenza

Le nuove linee guida sullo smart working nella pubblica amministrazione ribadiscono intanto un argomento caro al ministro. E cioè il fatto che il lavoro in presenza resterà prevalente.

Il lavoro agile dovrà garantire “l’invarianza dei servizi resi all’utenza”, quindi dovrà essere del tutto equivalente a quello in presenza, per ritmi e qualità della resa.

Smart working sì, ma a rotazione

Non sarà possibile lavorare solo ed esclusivamente da remoto. Sarà necessario organizzare una rotazione che preveda ore di lavoro agile alternate ad altre in ufficio. Ogni lavoratore potrà fruire del lavoro da casa, ma alcune categorie individuate come fragili avranno la priorità.

Sarà compito di ogni singola amministrazione decidere in piena autonomia quali attività potranno essere svolte in telelavoro e quali necessiteranno della presenza fisica negli uffici.

La strumentazione tecnologica per lo smart working

Le linee guida sullo smart working nella pubblica amministrazione normano un altro aspetto importante. Chi lavora da remoto riceverà tutta la strumentazione tecnologica necessaria. Non dovrà dunque utilizzare né strumenti né utenze personali: gli saranno forniti sia gli strumenti che un’applicazione per accedere ai server, garantendo in questo modo la protezione delle informazioni e dei dati. No, dunque, all’utilizzo della rete Internet domestica.

Chi opererà in telelavoro dovrà frequentare dei corsi formazione per imparare l’uso dell’app e degli strumenti forniti.

Chi avrà un cellulare di servizio potrà inoltrare le telefonate in arrivo al suo interno in ufficio.

Accordi individuali e “inoperabilità”

L’accordo per lo smart working, che ha natura volontaria, è individuale. E disciplina “l’esecuzione della prestazione lavorativa svolta all’esterno dei locali dell’amministrazione, anche con riguardo alle forme di esercizio del potere direttivo del datore di lavoro ed agli strumenti utilizzati dal lavoratore”. Ovvero: ogni contratto individuale dovrà contenere le informazioni sulla durata, sul tempo determinato o indeterminato e sui giorni di lavoro in sede e a distanza.

Non è previsto un orario fisso per il telelavoro. Ma “deve essere individuata una fascia di inoperabilità (disconnessione) nella quale il lavoratore non può erogare alcuna prestazione lavorativa”. Insomma 11 ore di riposo consecutivo, come prevede il contratto nazionale.

Sia il lavoratore sia il datore di lavoro possono recedere dall’accordo con un preavviso di almeno 30 giorni, o senza preavviso se c’è un giustificato motivo. Per esigenze di servizio il lavoratore può essere richiamato in sede, con almeno un giorno di preavviso.

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I diritti dei lavoratori in smart working

Le linee guida sullo smart working nella pubblica amministrazione ricordano poi che lo smart working non prevede il lavoro straordinario, le trasferte, il lavoro disagiato e il lavoro svolto in condizioni di rischio.

I lavoratori da remoto avranno diritto “alla formazione specifica, alla protezione dei dati personali, al regime dei permessi e delle assenze ed alla compatibilità con ogni altro istituto del rapporto di lavoro e previsione contrattuale”.

Chi svolge il lavoro agile potrà quindi chiedere permessi orari per, ad esempio, motivi personali o familiari, permessi sindacali e per assemblea, e quelli per la legge 104.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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