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Caterham 485R ti emoziona fino alle lacrime: la prova speciale

Cosa si prova a guidare una Caterham Seven? Vi racconto la mia esperienza sulla 485R

Per anni, da amante sfagatato del mondo dell’automobile britannico, ho sognato di poter guidare almeno una volta nella vita una Caterham Seven. Le storie che leggevo dai migliori giornalisti d’Oltremanica la incensavano: “l’auto più pura al mondo”, “un testamento alla guida sportiva”, “l’ode della passione per l’auto”. Ma sarà davvero così? Grazie al mio caro amico Alberto, al Gino Store Lotus di Moncalieri e a Fabio di Chio sono riuscito a coronare questo sogno, che oggi proverò a raccontarvi. Sarà un test drive diverso dal solito, emozionale più che analitico. Benvenuti a bordo con me della Caterham Seven 485R, in quella che scoprirete essere stata una delle esperienze più indimenticabili della mia vita.

Ma che cos’è una Caterham Seven?

Prima di iniziare a raccontarvi cosa si prova alla guida di una vera Caterham Seven, lasciamo un po’ di spazio alla storia e alla scheda tecnica di questo insetto a quattro ruote. Non siamo infatti di fronte ad un’Audi RS3, ad una BMW M2 o a modelli di cui tutti gli appassionati conoscono potenza, cilindrata e tempo sullo 0-100. La Caterham Seven 485R che ho avuto la fortuna di provare fa infatti parte della famiglia delle piccole sportive inglesi, che parte dalle celebri Lotus e arriva fino alle minuscole Case Ariel, Zenos, Westfield e molte altre.

Queste aziende producono auto con passione, puntando su tre pilastri fondamentali dell’automobilismo britannico: leggerezza, motori derivati dalla grande serie e, possibilmente, prive di tetto. Ed è proprio la nostra protagonista di oggi colei che ha fatto nascere tutto questo movimento. Il progetto Seven nasce infatti nel 1957 come Lotus, dal genio di Colin Chapman, fondatore e uomo chiave della Casa di Hethel. La sua idea era semplice. Produrre un’auto sportiva il più economica possibile, che riuscisse a condensare emozioni di guida, un telaio da vera Lotus, essenzialità e leggerezza, una vera “motocicletta a quattro ruote”.

Da qui, nacque il progetto Seven, l’auto sportiva più essenziale che ci sia. Il progetto diede molte soddisfazioni a Lotus, tanto che nel 1973, con la produzione di modelli più moderni, la Casa di Hethel decise di non interrompere la produzione di un modello così valido. La Seven così passò di mano, e i diritti del progetto vennero ceduti a Caterham. La Caterham Cars Ltd. era il concessionario Lotus più grande del Regno Unito, e conosceva le Seven come le proprie tasche. Fu così che, alla cessazione della produzione di Lotus, il proprietario di Caterham Graham Nearn decise di comprare i progetti e i macchinari. Fu così che nel 1973 nacque la Caterham Seven, prodotta esattamente identica ancora oggi, 48 anni dopo la prima Caterham e 64 anni dopo il debutto del modello sul mercato.

Prima di guidarla, un po’ di tecnica: perché questa scatola di latta è così speciale? La parola d’ordine è leggerezza (e follia pura)

Si perché, so che sembra incredibile, ma la nostra Caterham Seven 485R è un’automobile nuova, prodotta nel 2021. Dall’estate di quest’anno, infatti, l’enorme Gruppo Gino, concessionario multimarca nato a Cuneo con Mercedes e ora attivo in diverse regioni d’Italia e con marchi di pregio assoluto, ha deciso di importare ufficialmente queste folli automobili. Ma precisamente, cosa le rende così folli? Iniziamo dall’estetica, che è rimasta invariata (o quasi) dal 1957.

Guardandola per la prima volta dal vivo spiazza totalmente: è diversa da qualsiasi altra automobile che abbia mai provato. Piccolissima, bassissima, strettissima: le dimensioni di Caterham Seven fanno capire immediatamente che si è di fronte ad un’auto che sull’altare della leggerezza ha rinunciato a… tutto. La Seven “moderna” è infatti lunga 3,1 metri, oltre 50 cm meno di una Panda nuova, è larga 1 metro e 58 (10 cm meno della suddetta Panda) ed è “alta” solo 99 cm. Noi però abbiamo quella “grande”, dotata del telaio SV adatta anche per i più alti. In pratica, l’auto si allarga, si allunga per offrire più spazio per gli occupanti e avere un’impronta a terra più importante. Dai 3,1 metri di lunghezza si passa a 3,35 m, sempre 20 cm meno di una Panda, e la larghezza sale a 1,69 m, risultando di qualche cm più larga di una Citroen C1.

I fari a sbalzo e mascherina tonda la fanno assomigliare quasi ad un insetto, e le ruote anteriori scoperte carenate da un piccolo paraspruzzi non aiutano di certo a farla sembrare più “normale”. Il muso appuntito è in vetroresina, mentre l’intera carrozzeria è in alluminio, così come il telaio tubolare, scheletro della nostra Seven. L’abitacolo è davvero striminzito, e seduto sugli enormi parafanghi posteriori che la rendono cattiva e aggressiva. Vogliamo poi parlare dello scarico laterale completamente a vista? Attenzione quando scendete, il rischio di ustionarsi i polpacci è davvero alto.

Dietro, Caterham Seven ha un posteriore squadratissimo, tagliato con l’accetta. Non c’è un bagagliaio, o meglio, un portellone. L’intero pannello posteriore è fisso, evidentemente pensato per ospitare la ruota di scorta esterna. Qui, a sbalzo dietro l’asse posteriore, c’è il “vano bagagli” dalla capacità non dichiarata, a spanne di forse 20 o 30 litri, che condivide lo spazio ricavato sulla sommità della cosa con l’alloggiamento per la capote (scomodissima da montare e ben poco isolante) e il serbatoio, posto proprio dietro i sedili. Meglio non pensare alla sicurezza in caso di tamponamento mentre la si guida… Non ci sono poi delle vere portiere, ma delle porticine in vinile asportabili (e optional). Anche il parabrezza è optional, così come il tetto e il roll-bar: se non vi fa capire questo di cosa stiamo parlando…

La meccanica è squisitamente retrò: nessun aiuto alla guida, motore aspirato, cambio manuale. E uno 0-100 km/h in 2,8 secondi!!

Ed infatti è proprio il peso il numero che fa strabuzzare gli occhi. La nostra Caterham Seven 485R pesa infatti solo 520 kg. Pesa meno della metà di una Abarth 595, e un terzo di una BMW M2 Competition: incredibile. E grazie ad una massa così piccola, tutte le altre caratteristiche sono commisurate al peso. I cerchi, ad esempio, sono da 13 pollici, con gomme 185 davanti e 205 dietro. I freni sono AP Racing davanti e Brembo al posteriore, ma di dimensioni lillipuziane. E il motore non ha bisogno di centinaia di CV per emozionare.

Sotto il minuscolo cofano della 485R troviamo infatti un 2.0 Duratec Ford 4 cilindri aspirato da 240 CV e 206 Nm di coppia, con zona rossa a ben 8.500 (ottomilacinquecento!) giri. Il cambio è ovviamente manuale, un 5 marce di produzione Mazda, e la trazione è, ma che ve lo dico a fare, posteriore. Le gomme poi sono delle Avon ZZS, delle semi-slick ad alte prestazioni che aiutano la Seven a rimanere attaccata all’asfalto, e a scaricare a terra tutta la potenza del 2.0 Ford. La versione 485R, infatti, è una delle più veloci mai realizzate dalla piccola factory inglese. La sigla 485 infatti sta ad indicare il rapporto potenza/peso di 485 CV per tonnellata, oltre 150 CV in più della nuova Porsche 911 GT3. Un dato che è, comprensibilmente, sinonimo di prestazioni pazzesche.

Lo 0-100 km/h è coperto in circa 3 secondi (2,8 secondo Caterham UK, 3,2 secondo Caterham EU), e la velocità massima è di 230 km/h. Su uno scricciolo da 500 kg. Incredibile. Sulla versione R, poi, si ha diritto al differenziale autobloccante meccanico, alle luci di cambiata sul cruscotto, al tasto Sport che incattivisce il 2.0 Duratec e apre le valvole dello scarico e… basta. Queste tre inoltre sono le uniche concessioni alla modernità presenti nell’intera auto. ABS? No. ESP? Non sa neanche cosa sia. Radio? Ma non serve! Climatizzatore? Assolutamente no: ci sono solo due ventole per il riscaldamento, ma fidatevi, non serve…

Come si sta su Caterham Seven 485R? Sorprendentemente spaziosa, è quasi comoda. Ma le “portiere” ti fanno capire di che pasta è fatta

Partiamo con l’esperienza di guida, che inizia inevitabilmente con il sedersi a bordo. Prima di provare questa moto a 4 ruote era proprio il momento di mettersi al volante che mi incuteva più paura. Sono infatti piuttosto robusto, alto 1,90 m e da circa 95 kg di peso, quindi la paura di non starci era fondata. In realtà, la parte più difficile è salire a bordo: bisogna praticamente salire in piedi sul pavimento della 485R e poi lentamente calarsi a bordo, inserendo con calma le gambe sotto al volante.

Una volta concluso, con grandissima calma, il processo di inserimento delle gambe, c’è una sorpresa ad aspettarmi: sono incredibilmente comodo. Ora, mi spiego meglio. Ovviamente, una qualsiasi utilitaria di segmento B è decisamente più comoda, ma lo spazio per gambe e spalle è sufficiente e adeguato per guidare bene. La posizione di guida è distesa come su una vera auto da corsa. Le gambe sono praticamente alla stessa altezza del vostro bacino, e il volantino minuscolo è attaccato al vostro petto. Niente airbag, ovviamente, ma ci sono le cinture a 4 punti che vi fanno stare sempre e comunque al vostro posto. Sono rimasto incredibilmente sorpreso dalla presenza, davanti al cambio, di un vano per lo smartphone e di una presa 12V. Un tocco di modernità in un abitacolo uguale da 64 anni. Ma poi, quanto è bella la plancia in fibra di carbonio?

La leva del cambio, cortissima, è a pochissimi centimetri dal volante, e i pedali, seppur piccoli, sono utilizzabili anche da chi porta il 47 di piede come me. Non ci sono poi i devioluci: tutti i (pochissimi) comandi per le frecce, per le luci, per i comici tergicristalli e per la (scarsa) ventilazione sono tutti a portata di dita sotto forma di tasti sulla plancia, e sorprende per lo spazio a disposizione. In pochi secondi quasi ti dimentichi su che auto sei seduto, ma basta guardarsi intorno per rendersene conto, soprattutto concentrandosi a pochi millimetri dal gomito sinistro. Qui infatti si trovano le “portiere“, che sarebbe più corretto definire come dei pezzi di vinile con un finestrino in plexiglass. La sensazione di leggerezza e di esposizione agli elementi e alle altre auto è incredibile. Se ci pensi, smetti di godertela. Allora accendiamo il motore, e guidiamo.

I primi metri su una Caterham Seven 485R: stretta, scomoda e ustionante e BASSISSIMA. Ma ha anche dei difetti

Vi ricordate di quando vi ho detto che anche i più alti ci stanno comodi? Non mi rimangio ciò che ho detto, perchè lo spazio c’è. Ma ricordatevi che stiamo parlando di uno sfilatino da 3,1 metri e 500 kg scarsi, quindi spazio e comodità sono concetti che Caterham non incarna, mai. Fin dai primi metri si fa conoscenza con una frizione pesantissima, con uno sterzo non servoassistito e con i freni durissimi, senza ABS e apparentemente senza servofreno.

Alle bassissime velocità di manovra guidare una Caterham Seven 485R è difficilissimo, tosto, e richiede allenamento: solo per uscire dal parcheggio mi sembra di aver saltato la giornata braccia in palestra. Appena si prende velocità, però, tutto sembra alleggerirsi: lo sterzo, sempre di marmo, è più facile, la frizione più amichevole e, sorprendentemente, le sospensioni non sono così dure. Grazie al suo peso davvero ridotto, infatti, Caterham 485R non ha bisogno di sospensioni rigide per limitare il rollio in curva. Con 520 kg, i movimenti della carrozzeria sono semplicemente pochissimi.

Per questo, le buche non le fanno (troppa) paura: certo, ad ogni dosso è bene rallentare, perchè nonostante non sia una tavola è incredibilmente rigida e scomoda. Ma ci sono automobili (come le Lotus o altre Supercar) che sono molto più dolorose sulle buche. A dare più fastidio nel traffico non saranno le sospensioni, quanto il calore. Lo scudo termico fatto dalla carrozzeria, interamente in alluminio con rivetti a vista senza moquette o fonoassorbente, è quasi nullo, e motore e trasmissione scaldano molto alle basse velocità. Nonostante questo, grazie alla sua larghezza ridottissima, inferiore a quella di pressoché tutte le citycar moderne, è facilissimo sgusciare nel traffico, dove però si scopre subito di essere seduti in basso, tanto in basso.

Con la testa, posta a meno di un metro da terra, si arriva a malapena ai passaruota dei SUV medi. Per farvi capire meglio, vi dico solo che fermo al semaforo sono riuscito a leggere la marca dell’ammortizzatore di una Jeep Compass, non esattamente altissimo. Questo dettaglio fa sentire parecchio vulnerabili, ma per fortuna a farsi notare c’è il sound dello scarico, ai limiti di legge anche per la sua posizione, a dir poco assurda. Il passeggero, fosse così coraggioso da salire, in fase di uscita rischia un ustione ai polpacci se non sta attento, a causa dell’esposizione di scarico e catalizzatore. Le frecce, così come i fari e i tergicristalli a pulsante dopo averci fatto un po’ l’abitudine sono molto intuitivi e comodi. E il clacson… beh, è così acuto da risultare comico, perfetto per la nostra piccola Caterham.

Alzo il ritmo, e la Caterham Seven 485R prende vita: è una tesi sul piacere di guida

Finalmente la città comincia a diradarsi, e dai trafficati corsi di Torino ci arrampichiamo sulla Collina, che nasconde alcune delle più belle strade della provincia sabauda. Impacciata e faticosa tra le vie cittadine, calda e durissima nel traffico, finalmente Caterham Seven 485R è nel suo ambiente, le strade secondarie. In Regno Unito, infatti, è nota come the Queen of the B Roads, la regina delle B Roads, le mitiche strade tutte curve immerse nella campagna inglese, e appena prendi qualche curva con lei capisci perchè.

La nostra 485R ha gomme, freni e motore adatti alla pista, quindi bisogna darle il tempo di scaldare tutto per bene prima di spingere anche solo un po’. Al primo minimo input del gas in rotonda, infatti, stavo per perderla con un sovrasterzo tanto repentino quanto inaspettato. Il 2.0 Ford è anche dotato di un inaspettato tasto Sport, che rende la risposta del motore ancora più brusca e scorbutica, rendendo quasi impossibili le partenze da fermo. Dopo qualche curva fatta con religioso rispetto e timore reverenziale, inizio a capire.

Inizio a capire come mai, leggendo per tutta una vita articoli, test e prove dei giornalisti britannici, questa scatoletta di latta veniva descritta come LA macchina sportiva, il benchmark per qualsiasi altra automobile con velleità di divertimento. Bastano pochissimi metri per comprendere che questa non è una semplice auto, ma una vera e propria tesi magistrale su cosa un’automobile deve fare per emozionare ed essere speciale. Grazie alle sue dimensioni lillipuziane, non ti senti mai troppo grande in nessuna strada, neanche le più strette, e puoi goderti sempre al 100% la guida. Grazie alla posizione bassissima, puoi vedere perfettamente ogni imperfezione dell’asfalto, e quei due piccoli fari anteriori (a LED: è pur sempre moderna!) sembrano dei mirini, per poter posizionare perfettamente la Seven dove desideri.

Impressionante, terrificante, emozionante. Caterham Seven 485R crea dipendenza, tra sterzo, telaio, sospensioni e motore

E mandarla esattamente dove vuoi è la cosa più semplice di questo mondo, perché Caterham Seven 485R è un’automobile telepatica, per quanto è precisa. Lo sterzo, prima durissimo e quasi inutilizzabile, ora è un vero bisturi. Preciso, diretto, veloce a rispondere e capace di farti sentire anche le più piccole pietre sotto le ruote. Mi ricorda da vicino lo sterzo di un kart anche per la limitatissima rotazione di cui è capace: fa meno di un giro per lato, sinonimo di una precisione impressionante. Il telaio d’alluminio, leggerissimo, è incredibilmente rigido e comunicativo, in tutti i sensi. Ogni minimo movimento di anteriore e posteriore si sente attraverso… il vostro sedere, e ad ogni grado di pressione dell’acceleratore corrisponde una vibrazione diversa di tutta l’auto.

L’intera automobile sembra viva sotto i vostri piedi e le vostre mani, e il motore è la vera sorpresa. Ovviamente, mi aspettavo che con 520 kg questo 2.0 volasse, ma non pensavo che avesse così tanto carattere. Pronto e pieno ai bassi regimi, cambia completamente intorno ai 3500 giri, quando comincia a spingere come un forsennato. Grazie all’assenza di turbo, la risposta all’acceleratore è immediata, fulminea, e fino a ben 8.500 giri sembra non finire mai di spingere. E il sound… cattivo sempre, in Sport diventa rabbioso, e in rilascio sembra che stia cuocendo delle caldarroste per quanto scoppietta lo scarico. Il cambio è perfetto, by Mazda, a 5 marce: precisissimo, facilissimo da usare, ogni marcia entra con uno sforzo bello e fisico.

Le sospensioni sono morbide il giusto, e grazie alle ruote anteriori scoperte è bellissimo vedere come i paraurti saltino e si muovano ad ogni risposta dalla strada e dallo sterzo. I freni sono durissimi e vanno capiti, ma se sfruttati bene fermano l’auto in pochissimi metri, e grazie all’ottima calibrazione e alle gome Avon ZZS i bloccaggi sono rarissimi. Ma all’atto pratico, come si guida una Caterham Seven 485R? Spiegarla è davvero difficile. Dietro al volante, è diversa da qualsiasi altra auto abbia mai guidato. Il posteriore è ballerino quando le gomme sono fredde, anzi molto ballerino, grazie alle sospensioni posteriori con ponte De Dion, una soluzione tanto nostalgica quanto capace di mordere quando si esagera.

Un’auto così… se ti piace guidare, non puoi non amarla

L’ingresso in curva è istantaneo, telepatico, e l’anteriore ha un’aderenza incredibile. A centro curva si può aprire presto il gas e sfruttare la rigidità del telaio e la linearità del 2.0 Ford per uscire come dei fulmini dalle curve. Ma, fa ridere dirlo su un’auto capace di uno 0-100 km/h in meno di 3 secondi, non è la velocità a lasciare di stucco. È la capacità di farti sentire speciale, la relazione che si instaura tra te, i tuoi occhi, lo sterzo, il motore e il telaio. Grazie ad un posteriore allegro ma mai troppo ballerino viene istintivo frenare, entrare in curva e poi usare il gas per far girare l’auto, con un sovrasterzo leggero ma incredibilmente appagante.

Finisci per fidarti di lei, per farti assuefare dalla sua apparente aderenza perfetta e dalla telepatia di sterzo e telaio. Quando la guidi, finisci per essere in trance. Ogni curva va fatta meglio, ogni scalata deve avere la doppietta perfetta, ogni cambio marcia deve essere impeccabile. Ti insegna a guidare, perché è tutto manuale: se sbagli, alla curva successiva vai piano. Se sbagli, paghi. Alla guida di una Caterham Seven, ti sembra di ballare in coppia. Tu e lei, che fino a 30 minuti fa non vi conoscevate, ma che ora sentite di essere l’una parte dell’altro. Riesci a percepire il minimo movimento, le perdite di aderenza anteriori e posteriori, riesci a percepire anche con le vibrazioni una cambiata perfetta, una frenata potente, un controsterzo fatto bene.

Guidarla sembra facile, immediato, ma non bisogna MAI dimenticare di darle del lei. Appena si esagera e ci si prende troppe libertà lei morde, e una volta persa è difficilissimo riprenderla. Molti dicono che sia un kart con le targhe. Le sensazioni sono molto simili: connessione, immediatezza di risposta, velocità agli input. Non assomiglia però ad un kart a noleggio, ma ad un KZ da competizione, di quelli che persino i piloti di Formula 1 usano per allenarsi. Faticosa, difficile, da guidare con la testa e con il cuore, oltre che con il sedere, da trattare male ma sempre con umiltà e rispetto. Guidare una Caterham è un’esperienza che ogni appassionato di guida vera dovrebbe fare. Quando scendi ti senti svuotato, stanco, emozionato perché sai di aver provato emozioni uniche ed irripetibili.

Una Caterham Seven vale davvero 75.000 euro?

Una volta sceso dall’auto, mi sono commosso. Non avevo mai provato emozioni di guida così forti su un’auto stradale, ma mentre la guidi non te ne accorgi. Sei così concentrato a goderti la guida, a vivere delle emozioni così e a fare del tuo meglio per guidarla che quando arrivi e ti fermi, tutte le emozioni ti arrivano insieme. Dopo averla guidata, persino la mia MINI Cooper S R53, notoriamente dotata di sterzo duro e frizione pesante, mi sembrava una Panda 1.2 per quanto era alta, morbida e filtrata. Un’automobile così non è quasi spiegabile a parole. Viscerale, emozionale, punta tutto sulle sensazioni che ti fa provare, e come ti fa sentire guidandola.

Ci sono di certo automobili più veloci, più efficaci, più belle, più lussuose, più tecnologiche, più dedicate alla pista. Ma Caterham Seven 485R è un oggetto folle. Non ha senso come vettura da tutti i giorni, né come sportiva della domenica a causa del suo prezzo di oltre 75.000 euro. Non è la migliore auto da pista, e neppure l’auto per fare colpo su amici o conquiste. Nel 2021, un’automobile così semplicemente non ha senso. Eppure, dopo averla provata, capisci che è proprio questo che la rende unica e speciale. Guidarla è un’esperienza irripetibile, e dopo averla provata la desideri più di ogni altra auto. Guidarla crea dipendenza, continueresti a percorrere strade di montagna, passi, colline, provinciali, piste per conoscerla ancora un po’ meglio.

Acquistarla è un atto d’amore verso la guida, verso questo mondo che, nonostante l’arrivo delle asettiche elettriche, non finisce di farci innamorare. Dopo aver provato la 485R e aver letto della sua sorellina minore, la 170R da 30.000 euro e soli 85 CV, resistere al suo fascino diventa davvero dura. Perché non è la velocità, né il tempo sul giro, né le prestazioni che fanno battere il cuore di noi appassionati. Sono le emozioni, le sensazioni tattili, uditive, viscerali. E in questo, la Caterham Seven non ha eguali, è la migliore. Da 64 anni a questa parte.

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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