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Attualità

I giovani e i contenuti illegali, tra app craccate e film pirata. I numeri del fenomeno

Il report di Skuola.net ed EUIPO

Ieri, martedì 6 febbraio, si è celebrato il Safer Internet Day e oggi, mercoledì 7, è la Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo. Si tratta di due ricorrenze importanti per mettere in guardia giovani (e meno giovani) dai rischi della Rete, specie per i nostri ragazzi.

Tuttavia c’è un altro versante della medaglia, sul quale nuovamente va fatta un’ampia opera di educazione da parte di tutte le figure adulte che vigilano sulle abitudini online dei nostri figli. E cioè il rapporto tra i giovani e i contenuti illegali, che può avere svariate sfaccettature.

Del problema si è occupato Skuola.net in collaborazione con EUIPO (l’Ufficio UE per la proprietà intellettuale), e ha poi pubblicato un denso report. Scopriamone i contenuti.

Giovani e contenuti illegali: la ricerca

Per indagare il rapporto tra i giovani e i contenuti illegali, il portale Skuola.net ha intervistato 2.500 ragazzi tra gli 11 ed i 25 anni, nell’ambito di No Fake, Be Real, un’iniziativa sviluppata grazie al supporto di EUIPO.

Il risultato della ricerca ci dice che la violazione della proprietà intellettuale è una consuetudine tra i ragazzi, che in molti casi (come vedremo) sottostimano o non pensano all’illegalità della loro azione. E questo non succede solo per i contenuti online.

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Dai vestiti falsi ai siti pirata

La ricerca di Skuola.net ed EUIPO non comprende infatti solo l’universo della Rete.

Si scopre ad esempio che il 33% del campione intervistato ha ammesso di aver comprato almeno una volta un vestito, un paio di scarpe o un accessorio di marca falso. La percentuale sale al 42% per quanto riguarda l’acquisto di prodotti tech cloni degli originali.

Forse forti del fatto che gli acquisti online danno la sensazione di una maggior tutela, le cose peggiorano se ci si sofferma sul rapporto tra i giovani e i contenuti illegali. Il 66% ammette di aver guardato film, serie televisive o eventi sportivi attraverso siti pirata. Focalizzandosi poi sulle condizioni di utilizzo, si scopre che la metà del campione utilizza password condivise con persone al di fuori del nucleo familiare per accedere ai servizi di streaming, nonostante le strette di Netflix e altre aziende in questo senso.

C’è poi un 30% che utilizza applicazioni o software craccati, per evitare di sottoscrivere un abbonamento.

Pezzotto in calo

Unica nota parzialmente positiva, proprio a pochi giorni dall’introduzione ufficiale della piattaforma Piracy Shield, è il calo percentuale della pratica del cosiddetto pezzotto.

Se l’11% del campione intervistato ha ammesso di averlo sperimentato in famiglia, quasi la metà lo ha abbandonato: “solo” il 6% ha dichiarato di possederlo ancora.

Manca la consapevolezza

La differenza tra l’acquisto di un prodotto fake e l’accesso ai contenuti illegali la fa la costanza (e ciò conferma la nostra ipotesi per cui la Rete offre la sensazione di una maggior sicurezza).

Infatti solo un intervistato su dieci ha l’abitudine di acquistare vestiti o prodotti tecnologici contraffatti. Mentre per lo streaming illegale o in violazione dei termini di contratto previsti dalle varie piattaforme si balza al 33% del campione.

Per molti giovani che fruiscono dei contenuti illegali, dicevamo, manca la consapevolezza. Il 31% agisce illegalmente per risparmiare ma è conscio delle possibili conseguenze. Tuttavia ben il 20% degli intervistati non è consapevole del proprio gesto, e del fatto di alimentare in questo modo, come leggiamo nel report, “sacche di illegalità e di danneggiare nel contempo i fautori di quei contenuti o di quei prodotti tanto amati.”

Inoltre, la sottovalutazione del problema espone a rischi. Il 20% del campione ha infatti acquistato le credenziali degli account condivisi da sconosciuti, mentre il 24% ha fornito ad altri le proprie.

Informare e sensibilizzare

Skuola.net invita, giustamente, a sensibilizzare maggiormente sul tema, affidandosi magari a quel 49% dei giovani che sta alla larga dai contenuti illegali proprio perché conosce le conseguenze che ciò comporterebbe.

Ma prima di sensibilizzare, va da sé, occorre che certi argomenti siano affrontati, in famiglia e soprattutto a scuola, dove solo il 21% degli intervistati ne ha sentito parlare.

Il 46% non ne ha mai sentito fare cenno, e l’identica percentuale di giovani vorrebbe saperne di più, magari con l’aiuto “di esperti dell’argomento, per essere sempre più consapevole delle proprie azioni. Anche perché se tra di loro ci fosse un creatore di un’opera di ingegno, solo il 13% saprebbe come tutelarla”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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