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Telegram e il rischioso sistema di login peer-to-peer

Telegram, l’app di messaggistica, ha lanciato una nuova iniziativa che promette abbonamenti Premium gratuiti in cambio di un piccolo “favore” dagli utenti: l’uso del proprio numero di telefono per inoltrare codici OTP (password monouso) ad altri utenti per il login in modalità peer-to-peer. Questa mossa, però, solleva non poche preoccupazioni sulla privacy.

Telegram: il sistema di login peer-to-peer mette a rischio la privacy?

La scoperta di questa nuova funzionalità, denominata “Accesso Peer-to-Peer” (P2PL), è stata fatta dall’utente X @AssembleDebug (tramite The Verge) e riguarda esclusivamente la versione Android dell’app, disponibile solo in alcune località non specificate. Gli utenti che decidono di aderire al programma accettano che Telegram utilizzi il loro numero per inviare fino a 150 messaggi OTP al mese ad altri utenti che stanno tentando di accedere ai loro account. In cambio, riceveranno un codice regalo per un mese di abbonamento Premium.

Il problema principale di questa iniziativa è che il numero di telefono dell’utente diventa visibile al destinatario di ogni OTP inviato. Telegram chiarisce nei suoi termini di servizio che non sarà responsabile per “eventuali inconvenienti, molestie o danni” derivanti da questa pratica. Inoltre, non esiste un sistema che impedisca ai destinatari degli OTP di rispondere ai messaggi, lasciando spazio a potenziali abusi.

Telegram sospeso Spagna diritto autore

Telegram sostiene che l’obiettivo del programma P2PL sia quello di migliorare l’affidabilità della ricezione dei codici di accesso via SMS in determinate aree. Tuttavia, questa mossa potrebbe anche essere interpretata come un tentativo di ridurre i costi associati all’invio di questi codici, come sottolinea The Verge. Che spiega anche che Telegram non prende responsabilità se gli utenti avranno costi aggiuntivi per l’invio di SMS, specialmente se destinati a numeri internazionali.

Questo approccio è piuttosto inusuale per un’azienda che ha costruito la propria reputazione sulla promessa di una maggiore privacy e sicurezza rispetto ad altre piattaforme di messaggistica. Forse ci sono altre motivazioni dietro questa decisione: vi terremo aggiornati nel caso Telegram dovesse spiegare diversamente questa iniziativa. Che, però, non sembra destinata a una lunga vita.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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