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The Good Mothers: intervista al cast della serie Disney+

The Good Mothers è una serie tv disponibile su Disney+ basata sull’omonimo libro del giornalista Alex Perry, diretta da Julian Jarrold e Elisa Amoruso, interpretata da Gaia Girace, Valentina Bellè, Barbara Chichiarelli, Francesco Colella, Simona Distefano, Andrea Dodero e Micaela Ramazzotti. Basata su una storia vera, The Good Mothers ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che hanno sfidato la ‘ndrangheta.

Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con il cast ed i registi della serie che ci hanno permesso di scoprire di più sulla loro esperienza sul set e le loro opinioni sulla storia.

Lea Garofalo, la storia

the good mothers intervista

Micaela Ramazzotti: Lea Garofalo la conoscevo, la sua storia per il film di Marco Tullio Giordana e perché una decina di anni fa Umberto Contarello mi portò una sceneggiatura proprio con la storia di Denise Garofalo, poi non fu più fatta e quindi mi ero documentata per quello. Quello che mi ha colpito è la relazione tra questa madre e questa figlia che scappano dalla ‘ndrangheta, dalla famiglia e sono sole, vivono sotto falso nome, non hanno un’identità. Lei ha portato via sua figlia per farle fare la scuola ma comunque era sempre pronta a scappare, a guardare fuori dalla finestra. Insomma una vitaccia. Anche perché poi lei dopo ci ha riprovato a riunirsi con Carlo Cosco, un po’ per la figlia, un po’ per capire che aria tirava, se lui in qualche modo era pronto a perdonarla. Invece la ‘ndrangheta purtroppo non perdona, uccide.

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Perché questa storia merita di essere vista

Micaela Ramazzotti: Questa serie va vista perché tante donne, ma anche tanti uomini, tanta gente vive in situazioni di violenza, di abusi. E il cinema, in questo caso la serie tv, dà l’opportunità di sorridere, di ridere, di emozionarsi, di vedere le storie d’amore, ma forse anche in questo caso spero il coraggio a tante persone che vivono nel buio, che sono nascoste, che vivono nella paura, di non aver paura, di parlare agli altri, di comunicare degli stati di disagio in cui vivono.

The Good Mothers: intervista al cast della serie Disney+

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Valentina Bellè: Sarebbe davvero drammatico se queste storie venissero dimenticate, se le storie di queste donne sparissero nel nulla perché sono storie di enorme coraggio che hanno effettivamente fatto una forte differenza grazie alla loro testimonianza. Sono stati incarcerati tantissimi personaggi facente parte del sistema ‘ndrangheta. Sono state fortissime le loro collaborazioni, è importante parlarne, è importante che si sappia è importante dare questo messaggio.

Denise Cosco, il ruolo determinante

Gaia Girace: Sono stata molto felice di interpretare questo personaggio perché mi ha dato tanto. È una donna che ha sofferto tanto, che non si è mai lasciata limitare dalla paura anche dalle minacce e ha fatto di tutto per far luce sul caso della madre, per non far sì che non fosse dimenticata come cercavano di fare; cercavano di farla sparire quindi lei ha lottato contro la famiglia, ha lottato contro suo padre che in realtà magari non vedeva l’ora di riabbracciare, e non si era nemmeno resa conto di chi fosse realtà. Andava contro il suo fidanzato, il suo primo amore, e ha fatto tutto per la madre, quindi è rimasta sola ma ma forse ha trovato anche una pace interiore.

L’ispirazione della storia

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Elisa Amoruso: Se penso che insieme a Julian Jarrold abbiamo condiviso delle linee guida, il nostro faro è sempre stato quello di stare dalla parte delle donne, in questo caso quello di costruire un racconto che fosse appunto dei legami di potere della ‘ndrangheta, ma attraverso il punto di vista di quelle che sono sempre state le vittime di questo sistema. Di conseguenza, seguendo questo faro, anche lo stile, anche il mondo che abbiamo cercato di costruire è stato quello più aderente possibile alla realtà. Quindi abbiamo studiato molto le vite di queste donne già raccontate nel libro di Alex Perry, The Good Mothers, proprio per costruire il più possibile un mondo verosimile e credibile, che potesse essere empatico per qualsiasi spettatore, proprio perché raccontava il punto di vista intimo di questi personaggi.

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La preparazione per interpretare il ruolo dell’ndranghetista

Andrea Dodero: Nel mio caso è partito tutto da una confessione in tribunale di Carmine Venturino che dice non dice niente in verità, non incastra, non dà i nomi, neanche dei suoi collaboratori, non dà la colpa a nessuno, se ne prende le responsabilità per non denunciare la stessa ‘ndrangheta, però dice una cosa precisa: “nel mio cuore c’è un posto occupato da Denise Cosco”. Cosa che detta ad un processo. Per me è stata una chiave di lettura, la direzione era quella dell’innamoramento graduale, quindi della scoperta anche del mio personaggio di un’innocenza, quindi non di una totale corruzione.

Francesco Colella: La ricerca che ho fatto è stata una ricerca interiore, nel senso che ho cercato di preservare la mia interiorità per rappresentare questo personaggio con tutti i mezzi possibili, trovandone una distanza, disprezzandolo, quindi la mia ricerca era quella di un equilibrio come persona e come attore, nonostante il lavoro che ogni giorno mi mettevo a svolgere e quindi a fine giornata lo rigettavo via, poi lo riprendevo al mattino, quando si cominciava a lavorare.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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