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The Outer Worlds recensione: avventure fuori dal mondo

Il porting di un FPS che non riesce a centrare perfettamente l'obiettivo

The Outer Worlds recensione

Un percorso a cadenza annuale, quello compiuto da Obisidian Entertainment nei confronti della sua ultima creatura: annunciata nel 2018 e lanciata nel 2019 per console e PC, la loro ultima fatica è arrivata il 6 giugno anche su Nintendo Switch. Parliamo di The Outer Worlds, uno sparatutto che aveva ottenuto buoni risultati nella sua prima uscita sugli scaffali.
Perché allora non tentare il secondo colpo grosso con la versione per la console portatile giapponese? Peccato che lo studio di sviluppo non sia riuscito nell’impresa. Vi spieghiamo perché in questa recensione.

The Outer Worlds recensione – Il risveglio

https://www.youtube.com/watch?v=3Lu_puiy5mg

Coloro che hanno già messo le mani su questo titolo al tempo dell’uscita per PC e console, conoscono bene le vicende a cui andiamo incontro. Il sipario si apre su un mondo in combattimento: Halcyon e le sue colonie vedono i migliori esseri umani suddivisi in fazioni, nel tentativo di dominare sugli altri, oppure per rivendicare valori quali libertà e benessere.

Necessita dunque l’entrata in scena dell’eroe di turno. Dopo decenni trascorsi in uno stato simile alla crioconservazione, il protagonista sbarca dalla nave chiamata scaramanticamente The Hope, sceglie da che parte stare e dà il via ad un percorso che ha come scopo quello di ricondurre Halcyon sulla strada della pace.

Il nome di questo mondo, in italiano Alcione, vi ricorda qualcosa? Non tardiamo a darvi la risposta: le sue origini sono mitologiche, avendo battezzato con quel nome la figlia di Eolo, ma riteniamo di dover mettere da parte le divinità greche e rispolverare qualche nozione di astronomia, essendo infatti la stella più luminosa della costellazione delle Pleiadi.

Ci risvegliamo dunque, ma non insieme ai nostri compagni; la nave su cui viaggiavamo si è persa, ma tutto sembra essere saldamente (o quasi) nelle mani del dottor Phineas Wells. Una volta usciti dal letargo e sbarcati, le indicazioni di Wells si faranno sempre più rare, fino a sparire del tutto. Da quel momento, ogni nostra risposta ai dialoghi e ogni nostro colpo sferrato con le armi che possediamo va a definire la persona che siamo.

The Outer Worlds - Nintendo Switch
  • Un gioco di ruolo dalla trama dinamica: secondo la migliore tradizione della Obsidian, il tuo approccio a the outer...
  • I tuoi difetti ti rendono grande: una delle novità introdotte da the outer Worlds è il meccanismo dei difetti. Un eroe...
  • Guida i tuoi compagni: durante le tue peregrinazioni nella colonia più remota incontrerai una serie di personaggi che...

Nosce te ipsum, accumulando punti

Cominciamo così una storia fatta perlopiù di perlustrazione, scelte e relazioni da mantenere o rompere in men che non si dica. Al netto dei combattimenti, che si fanno sempre più interessanti man mano che procediamo, è proprio la nostra reputazione e identità a definire gran parte dell’avventura, e così anche delle prestazioni nel corso del gioco. Possiamo cambiare percorso in qualsiasi momento, aggiungendo punti ad abilità differenti, ma sono le basi poste inizialmente a definirci agli occhi del mondo.

“Conoscerci” è dunque fondamentale, per comprendere ciò che rappresentiamo, come possiamo migliorarci e quando ci è concesso sparare un colpo in testa ad alleati e civili. Sì, perché il sistema di The Outer Worlds non ci permette di interagire con l’acqua del mare o con i soffioni che crescono in una prateria, ma un proiettile piantato nel corpo di una persona non la trapassa come un bug, ma la uccide sul colpo. Le battute selezionate nei dialoghi, come i comandi che impartiamo durante la partita, fanno di noi un mercenario puro o un eroe eticamente corretto. A noi la scelta.

Oltre ai punti abilità, otteniamo anche punti bonus da assegnare alla valutazione dell’armatura, alla gestione del peso o alle abilità di combattimento, accanto a una novità ispirata proprio dal V.A.T.S. di Fallout: la Dilatazione del tempo tattico, che ci consente di rallentare il tempo, per avere qualche secondo in più a disposizione, ma consentendoci di sparare in tempo reale.

Difficoltà di gioco alle stelle

A livello di gameplay, rimangono anche in questa versione le numerose opzioni di personalizzazione del nostro personaggio, dal carattere ai tratti fisici, contando decine di tonalità del colore dei capelli e di sfumature dell’incarnato, passando per parecchi altri dettagli che confermano l’attenzione ai dettagli, sfiorando la soglia della maniacalità.

Certo, è però un vero peccato stare a definire così meticolosamente il proprio avatar, quando il gioco è in prima persona, ironicamente. A meno che non attiviate l’opzione Telecamera Inattiva, grazie alla quale potete osservare il vostro personaggio mentre l’inquadratura ruota leggermente (non senza qualche bug), avvicinandosi e allontanandosi da voi. Nessuna possibilità però di mantenere questa visuale a lungo: non appena si tocca un solo comando, il gioco torna in prima persona, ahinoi.

Le difficoltà di gioco sono quattro, offrendo al giocatore diversi step possibili di esperienza. Dall’accento posto sull’esplorazione e sulle indagini della storia, a una difficoltà crescente, fino al livello Supernova. Quest’ultima modalità ci richiede la necessità di rispettare i nostri bisogni fisiologici di nutrimento e riposo per sopravvivere, accanto a una limitata disponibilità di salvataggi (manuali e automatici), una maggior potenza dei nemici e altro ancora.

Anche i nostri alleati potrebbero morire definitivamente, e la morte è talvolta una condizione derivante dalle nostre scelte, come anticipavamo. The Outer Worlds infatti, fin da prima di determinare la fisionomia del nostro personaggio, ci chiama a scegliere l’identità che assumiamo in questa storia, attribuendo anche diversi punti a variabili come Temperamento, Destrezza, Forza e altri ancora. Solo in questo modo, possiamo stabilire cosa

The Outer Worlds - Nintendo Switch
  • Un gioco di ruolo dalla trama dinamica: secondo la migliore tradizione della Obsidian, il tuo approccio a the outer...
  • I tuoi difetti ti rendono grande: una delle novità introdotte da the outer Worlds è il meccanismo dei difetti. Un eroe...
  • Guida i tuoi compagni: durante le tue peregrinazioni nella colonia più remota incontrerai una serie di personaggi che...

I dettagli fanno la differenza

C’è poco da dire; da un punto di vista tecnico e grafico, il lavoro svolto da Obsidian rimane notevole, ma da un punto di vista quantitativo; il numero di dettagli inseriti, gli oggetti con cui possiamo interagire, la vastità della mappa di gioco sono tutti elementi che denotano il lavoro di fino compiuto dal team. La grafica risulta essere molto buona anche durante le cutscenes; sin dagli esordi, assistiamo a diversi minuti di scene ben curate.

Non dimentichiamo nemmeno i disegni nel buon vecchio stile amarcord che riprende la comunicazione a stampa anni Cinquanta e tornano di frequente nelle pagine di caricamento o suggerimenti. Questa attenzione riposta nella grafica emerge anche sfogliando le pagine del nostro menu, oppure osservando i fondali delle ambientazioni “extraterrestri”.

Ogni medaglia ha però un secondo lato; la differenza di potenza del motore di Nintendo Switch, rispetto a PC e console, si fa subito notare, sia nella restituzione di un panorama meno dettagliato, nitido e “patinato”, sia nella velocità di caricamento dei fondali, dimostrando talvolta fatica e lentezza nella messa a fuoco di questi ultimi. Le differenze si fanno sentire soprattutto paragonando gli stessi scenari osservati nelle versioni precedenti al porting: il colore è meno intenso e la grafica risulta a tratti sfocata, dove in precedenza risultava nitida. Si perde così la profondità e il calore delle luci, uno dei tratti più importanti di un’ambientazione così particolare come quella spaziale di The Outer Worlds.

La nota dolente si fa sentire anche nella resa degli elementi in primo piano, come i numerosi banchi d’erba che crescono folti sul terreno, dove i glitch visivi non sono purtroppo rari, oppure osservando i volti dei NPC con cui interagiamo. Non si tratta solo di imperfezioni poco gratificanti per l’estetica e per i nostri occhi, ma anche da un punto di vista pratico ci risulta un poco più difficile individuare da lontano i nostri nemici.

La situazione non migliora di molto collegando la console al TV, dove una maggiore ampiezza dello schermo non coincide con una precisione più elevata o una migliore riuscita della grafica.

In conclusione

The Outer Worlds sa osare, rispolverando anche l’atmosfera di New Vegas, l’avventura post-apocalittica di Fallout in cui Obisidian ha chiaramente messo lo zampino. Ha dunque aggiunto qui una spolverata di familiarità a un universo decisamente colorato e dalle notevoli ambizioni. Se sappiamo andare oltre le difficoltà meccaniche del motore di gioco, abbiamo per le mani un titolo assolutamente piacevole e godibile, molto interessante in tutte le sue quest primarie e secondarie.

Rimane un po’ deludente l’ampiezza della mappa di gioco, tanto grande quanto “inutile”, poiché priva di veri elementi di interesse. Al netto di alcune imperfezioni, The Outer Worlds resta decisamente un gioco da non perdere, per ritrovare tutto il sapore che solo un viaggio al di fuori della nostra atmosfera può regalare e ora in versione portatile, per chi saprà scendere a compromessi.

The Outer Worlds

Pro Pros Icon
  • FPS valido e coinvolgente
  • notevole quantità di missioni primarie e secondarie
  • ritmo incalzante
  • fondali emozionanti
Contro Cons Icon
  • prestazioni compromesse del motore di gioco
  • resa grafica meno dettagliata rispetto alle altre console

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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