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TikTok, un ex-dipendente alimenta le accuse di spionaggio cinese

Parlando con il Congresso americano, infiamma il dibattito sul social di ByteDance

Un ex impiegato del dipartimento Trust and Safety di TikTok ha incontrato i membri del Congresso americano, arrivando a dire che ByteDance, la società madre del social, sta mentendo riguardo le accuse di spionaggio cinese. La società cinese, tuttavia, smentisce le accuse e assicura la sua completa disponibilità per collaborare. Ciononostante, la discussione sul social infuria negli USA.

TikTok, ex-dipendente riaccende i dubbi sullo spionaggio cinese

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L’ex membro dello staff di TikTok ha incontrato il Congresso, che da tempo esprime preoccupazioni sulle carenze nel piano dell’azienda per la protezione dei dati degli utenti statunitensi. Ma ha anche parlato con il Washington Post, spiegando alla stampa perché teme che la società menta riguardo le accuse di spionaggio.

L’ex dipendente ha lavorato per sei mesi fino all’inizio del 2022. E davanti al Congresso ha affermato che i dati degli oltre 100 milioni di utenti statunitensi di TikTok potrebbero risultare accessibili ai dipendenti con sede in Cina della sua società madre ByteDance.

Un’accusa che, se verificata, potrebbe far pensare a un atto di spionaggio da parte cinese attraverso TikTok verso gli USA. Qualcosa che non sarebbe visto solo come un problema per l’azienda. Ma potrebbe risultare persino un’aggressione diretta: la questione diventa geopolitica.

Un’accusa gravissima

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TikTok sta introducendo nuove regole di sicurezza per bloccare l’accesso ai dati degli utenti statunitensi, dopo che la società licenziò alcuni dipendenti che avevano tracciato dei giornalisti americani. Questo aveva portato diverse istituzioni e università a impedire l’accesso alla rete di TikTok. Più di recente, anche il Parlamento Europeo ha vietato ai dipendenti di scaricare l’app. E la situazione in America continua a esacerbarsi.

TikTok e le accuse di spionaggio – nonostante il Project Texas

Le accuse dell’ex dipendente arrivano nonostate il piano di ristrutturazione da 1,5 miliardi di dollari di TikTok, noto come Project Texas. L’azienda lo ha presentato come una soluzione per mitigare il rischio di furto di dati o uso improprio da parte del governo cinese. Utilizzare server americani per trattare i dati americani – qualcosa che TikTok vorrebbe replicare anche in Europa con il Project Clover.

Questa mossa arriva come rassicurazione, non come una vera risposta alle accuse di spionaggio verso TikTok. Infatti, le autorità statunitensi non hanno ancora fornito prove che il governo cinese abbia accesso ai dati o al codice di TikTok. TikTok e la società madre ByteDance hanno negoziato con il Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti sui requisiti di sicurezza e sulla privacy. Sebbene la proposta debba ancora essere approvata.

Le dichiarazioni dell’ex dipendente e le risposte dell’azienda

Durante l’incontro con i membri del Congresso, l’ex dipendente di TikTok ha preferito rimanere anonimo per paura di ritorsioni. E ha espresso preoccupazioni riguardo all’imperfezione del piano dell’azienda per la protezione dei dati degli utenti statunitensi.

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Secondo l’ex dipendente, il Progetto Texas non è abbastanza esteso e sarebbe necessaria una “reingegnerizzazione completa” di TikTok per garantire un accordo a prova di perdite. L’ex dipendente ha fornito uno pezzetto di codice che, a suo parere, dimostrava che TikTok poteva connettersi con i sistemi di Toutiao, un’app di notizie cinese gestita da ByteDance. Questo, secondo lui, potrebbe consentire interferenze nell’invio di dati statunitensi.

I funzionari di TikTok hanno dichiarato che l’ex dipendente “non sarebbe a conoscenza dello stato attuale del Progetto Texas e dei numerosi traguardi significativi che l’iniziativa ha raggiunto nell’ultimo anno”.

Inoltre, hanno sostenuto che la sua accusa riguardo Toutiao era infondata e che il frammento di codice condiviso non indicava alcuna correlazione tra le due app. Infine, hanno assicurato di passare il codice critico e i dati utenti su server gestiti da Oracle, azienda americana.

La politica americana e le accuse di spionaggio cinese di TikTok

La presenza dell’ex dipendente aumenta l’attenzione di Washington sull’app amata dai giovani, che sta continuando ad avere successo in tutto il mondo. L’audizione del CEO di TikTok, Shou Zi Chew, alla fine di questo mese al Congresso probabilmente riguarderà il Progetto Texas e la possibile influenza cinese sull’app.

Ma le dichiarazioni recenti incendiano ancora di più un clima già molto teso. L’ex dipendente ha dichiarato di aver incontrato il personale dei senatori Charles E. Grassley (Repubblicano dell’Iowa) e Mark R. Warner (Democratico della Virginia), entrambi molto attivi riguardo TikTok.

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Martedì il senatore Warner e un gruppo bipartisan di senatori hanno presentato un disegno di legge che darebbe al Dipartimento del Commercio il potere di vietare TikTok e altre app straniere in base a una valutazione del rischio. Un altro disegno di legge avanzato dalla commissione per gli affari esteri della Camera la scorsa settimana consentirebbe al presidente Biden di vietare TikTok definitivamente.

La Casa Bianca ha dichiarato mercoledì di sostenere il disegno di legge della Warner, ma ha anche dichiarato di aspettare l’esito dei negoziati CFIUS (il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti d’America). Più di due dozzine di stati hanno già vietato TikTok sui dispositivi di proprietà del governo. Ma molti pensano che un divieto nazionale violerebbe le protezioni del Primo Emendamento, quello riguardo la libertà di parola.

Le proposte e le accuse dell’ex dipendente

L’ex dipendente sentito dal Congresso sostiene che non è necessario un divieto nazionale per risolvere i problemi tecnici di TikTok. Piuttosto, cercare soluzioni fattibili che superano i protocolli del Project Texas. Egli ha affermato di aver tentato di risolvere i problemi di privacy dei dati internamente. Ma di essere stato licenziato dopo aver sollevato le sue preoccupazioni. Il licenziamento è arrivato dopo che il dipendente ha accusato in una lettera al CEO di TikTok di “mentire intenzionalmente” agli ufficiali americani.

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L’ex dipendente ha richiesto una rapida indagine interna e la sua reintegrazione. Il capo della conformità legale globale di ByteDance ha riconosciuto la lettera di preoccupazioni e ha affermato che le avrebbero esaminate con opportunità. Ma non è più successo nulla.

L’ex dipendente ha anche riferito di non aver ancora presentato una denuncia ufficiale di informatore alla SEC. Quindi le sue affermazioni non sono state confermate da un’indagine ufficiale.

Ma le accuse risultano gravissime: ha affermato che gli ingegneri cinesi potrebbero accedere ai dati americani “con un solo clic”.

Le possibili soluzioni

Arrivati a questo punto, sembra che non ci siano rassicurazioni che ByteDance possa dare che il Governo USA sia disposto ad ascoltare. Il Project Texas vedrebbe tutti i dati americani tenuti in server nel suolo USA, con l’azienda Oracle che analizzerebbe il codice per valutare eventuali problemi. Ma ci sono sia sostenitori che scettici riguardo questa proposta.

Se il progetto Texas dovesse essere respinto, alcuni membri del Congresso hanno sostenuto che l’unica soluzione sarebbe costringere ByteDance a vendere TikTok a un acquirente americano. Questa idea, lanciata per la prima volta dall’amministrazione Trump, difficilmente potrebbe passare senza un intervento di Pechino, che renderebbe ancora più aspro il clima fra le due nazioni più potenti al mondo.

Ma i dubbi americani riguardo lo spionaggio cinese tramite i dati di TikTok rimangono. Le autorità governative della Cina hanno il potere di richiedere alle aziende tecnologiche di fornire i dati degli utenti per aiutare il lavoro di intelligence nazionale. TikTok ha detto che i dati USA non sarebbero soggette alla legge cinese in quanto archiviate sui server degli Stati Uniti e di Singapore.

Resta inoltre la questione della libertà di parola: chiedere la chiusura di un social tanto popolare non avrebbe un buon esito con l’opinione pubblica. Specie perché, al momento, gli Stati Uniti non hanno prove dirette della presunta malafede di TikTok.

Le prossime settimane potrebbero quindi diventare decisive. Non solo per chi ama passare il tempo su TikTok, ma anche in ottica geopolitica.

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Source
The Washington Post

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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