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TikTok a rischio ban in Europa: il Commissario Ue alza la voce

Videoconferenza di Thierry Breton col CEO del social cinese

Nelle scorse ora abbiamo analizzato in un articolo il ben poco felice momento di TikTok.

Il social cinese, che sino a pochi mesi fa veleggiava col vento in poppa, sembra accusare tutto d’un colpo diversi e svariati problemi.

A parte i Paesi in cui la piattaforma è vietata o fortemente limitata, ormai da tempo gli Stati Uniti hanno intrapreso una propria crociata contra il social di Bytedance.

Negli Usa, oltre a essere stato vietato nei device dei governi di sette stati e in diversi college, TikTok rischia il ban, accusato com’è di sottrarre i dati degli utenti statunitensi.

Con toni da Guerra fredda Marco Rubio, capo della commissione intelligence del Senato, ha addirittura detto che “non c’è più tempo da perdere in trattative senza senso con una compagnia fantoccio del PCC. È tempo di vietare definitivamente TikTok controllato da Pechino.”

TikTok

TikTok verso il ban in Europa?

Ma la piattaforma social cinese non sembra essere in crisi solo negli Stati Uniti.

Di recente l’autorità francese per la protezione dei dati (CNIL) ha multato TikTok per 5 milioni di euro, con l’accusa di violazione della privacy dei suoi utenti.

Per un motivo analogo, in Italia il Copasir ha aperto un’indagine conoscitiva sulla piattaforma di Bytedance. Il doppio rischio sarebbe legato al controllo degli spostamenti degli utenti ma anche a possibili campagne di influenza e propaganda durante le elezioni.

Ora, però, i guai di TikTok in Europa potrebbe anche portare al ban del social. Vediamo cosa è accaduto.

La videoconferenza tra Thierry Breton e Shou Zi Chew

Tutto nasce da una videoconferenza tra Thierry Breton e Shou Zi Chew. Il primo è il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, il secondo è il CEO di TikTok.

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Breton avrebbe detto, anzi ribadito, a Shou Zi Chew che il social deve rispettare i parametri europei se desidera ancora operare nel nostro spazio.

Il presidente si è poi affidato a un tweet per rendere pubblica la questione: “Con un pubblico più giovane servono maggiori responsabilità. In quanto piattaforma che raggiunge milioni di giovani europei, TikTok deve rispettare pienamente il diritto dell’UE, in particolare il DSA. Ho chiesto al CEO di TikTok Shou Zi Chew di dimostrare, il prima possibile, non solo gli sforzi ma anche i risultati.”

I parametri da rispettare

Ma quali sono i parametri da rispettare, eludendo i quali TikTok rischia il ban in Europa?

Ricordiamo che i due provvedimenti europei contro la diffusione di contenuti illegali online, e a salvaguardia della privacy degli utenti, sono il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Il DSA e il DMA, insieme, compongono il Digital Services Package.

Come ha spiegato il Commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager lo scorso luglio,“il Digital Services Act permetterà la protezione dei diritti degli utenti online. Il Digital Markets Act crea mercati online giusti e aperti. Per esempio, il discorso d’odio illegale può essere frenato online. E i prodotti comprati online devono essere sicuri. Inoltre le grandi piattaforme devono trattenersi dal promuovere i propri interessi, condividere i dati con altri business e abilitare nuovi app store. Perché con le dimensioni arrivano le responsabilità: come grande piattaforma ci sono cose che devi fare e cose che non devi fare”.

Le multe

Privacy, (dis)informazione e trasparenza dei contenuti sarebbero i tre parametri di TikTok non conformi alle direttive europee.

Le multe previste per chi non si conforma alle regole europee sono salate. Le sanzioni possono raggiungere il 6% del fatturato annuo per quanto riguarda il DSA, e addirittura il 20% in caso di ripetute violazioni del DMA.

Ma ciò che rischia TikTok in Europa potrebbe essere niente meno che il ban, se non si adatta presto ai nostri parametri.

E questo nonostante una recente visita di Shou Zi Chew ad alcuni europarlamentari a Bruxelles. Visita che tuttavia Bloomberg ha liquidato come “un’offensiva per affascinare”.

La richiesta di Berlino

In realtà già a dicembre il sottosegretario del ministero tedesco dell’Economia, Sven Giegold, ha contattato Margrethe Vestager e Thierry Breton.

Il sottosegretario aveva sottolineato ai commissari i continui cambi delle condizioni d’uso per gli utenti di TikTok e il blocco degli account dei giornalisti. Giegold aveva dunque chiesto di riconoscere la piattaforma come gatekeeper, e sottoporla così ai vincoli del Digital Markets Act.

L’Ue sembra aver accolto la richiesta. E considerando che l’applicazione effettiva del DMA avverrà a partire dal prossimo 3 maggio, per scongiurare il ban in Europa TikTok ha tempo sino ad allora.

La dichiarazione di TikTok

TikTok, attraverso un suo portavoce, ha fatto sapere che l’azienda è “pienamente intenzionata a rispettare il DSA e le altre normative EU in materia: un ban nei confronti di TikTok in Europa non è stato oggetto di discussione tra le parti.

Siamo pienamente impegnati ad attuare le disposizioni del DSA e abbiamo messo a disposizione risorse chiave a livello aziendale per garantire la nostra futura conformità al Regolamento. Siamo stati dei sostenitori degli obiettivi del regolamento sin dall’inizio, in quanto ci consentono di continuare a sviluppare ulteriormente quanto già intrapreso per rafforzare il rapporto di fiducia con la nostra community attraverso una maggiore trasparenza e responsabilità”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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