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Le foto generate dall’IA saranno escluse dal World Press Photo Contest

Ridefinite le regole

Non è una sentenza ma ha un importante valore simbolico, su cui torneremo: il World Press Photo Contest, prestigioso concorso fotografico, ha messo al bando le immagini create dall’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale che in questi ultimissimi giorni è balzata agli onori delle cronache per una serie di sommovimenti societari riguardanti OpenAI, azienda che quasi un anno fa ha messo sul mercato ChatGPT. Per alcuni, l’allontanamento dell’ex Ceo Sam Altman (che non si esclude sarà presto reintegrato) avrebbe a che fare con la sua spregiudicatezza nell’utilizzo dell’IA più avanzata.

Proprio i software che producono immagini sono i più affascinanti e, assieme, quelli potenzialmente più pericolosi. Pensiamo ad esempio alla moltitudine di fake news prodotte dalle due fazioni nel conflitto russo-ucraino prima, e in quello tra Israele e Hamas dopo.

World Press Photo

World Press Photo è un’organizzazione non profit con sede ad Amsterdam, che organizza il World Press Photo Contest, considerato il più prestigioso concorso di fotogiornalismo del mondo.

Ebbene: in una nota aggiornata lunedì 20 novembre, viene specificato che non c’è posto per le immagini create dall’intelligenza artificiale al World Press Photo Contest. Leggiamo le motivazioni.

Worldwide shooting

Foto generate dall’IA fuori dal World Press Photo Contest

Nella nota si spiega che inizialmente le immagini prodotte dall’intelligenza artificiale sarebbero state accolte nella sezione Open del World Press Photo Contest.

Dopo di che, grazie a numerosi feedback, si è deciso di escludere da qualunque categorie le immagini prodotte del tutto o in parte dall’IA. “Ciò è in linea con i nostri valori di accuratezza e affidabilità di lunga data. È nostra convinzione e ispirazione che i fotografi della stampa e dei documentari portino ogni giorno storie che contano al mondo e al nostro concorso.”

Le motivazioni

La nota, in realtà, è estrapolata da un articolo più ampio, in cui vengono spiegate le motivazioni della scelta.

Il ragionamento parte con un excursus storico: le fotografie sono state alterate fin dagli albori di questa tecnica (o arte).

Eppure, è innegabile come negli ultimissimi tempi l’IA abbia accelerato e assolutizzato questo aspetto. Perciò, World Press Photo assieme a rappresentanti di Magnum Photos e della National Press Photographers Association ha sviluppato “una serie di chiari standard etici per aiutare fotoreporter, fotografi documentaristi, editori di foto e organizzazioni dei media in risposta all’emergere di strumenti di generazione di immagini basati sull’intelligenza artificiale.”

Sino ad arrivare alla domanda centrale: quando una fotografia non è una fotografia?

No all’IA al concorso. O quasi

Per cui, dicevamo, non saranno considerate fotografie quelle generate del tutto o parzialmente da un software.

Tuttavia, al World Press Photo Contest, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sarà ancora consentito nella cosiddetta postproduzione. Ma in quali termini? Qui si entra in una zona poco codificata, perché sarà la giuria a determinare se l’apporto dell’IA sarà stato congruo o eccessivo.

“Alcuni esempi di strumenti in cui può essere consentito un utilizzo limitato sono la riduzione del rumore, le regolazioni automatiche (ad esempio su livelli, colori, contrasto) e la selezione degli oggetti. Questi sono consentiti entro un certo limite, che deve essere determinato dall’organizzazione del concorso e dalla giuria globale.

Gli strumenti che violano immediatamente le regole del concorso sono tutti strumenti di ingrandimento basati sull’intelligenza artificiale come la super risoluzione Adobe e Topaz Photo AI. Questi strumenti si basano su modelli di intelligenza artificiale generativa che introducono nuove informazioni per ingrandire e rendere più nitide le immagini.”

Cosa è arte?

Molti lettori si ricorderanno dell’immagine creata con l’IA che ad aprile ha vinto il Sony World Photography Awards 2023. E il fotografo Boris Eldagsen, che ha inviato l’immagine al concorso proprio per aprire il dibattito, si è poi rifiutato di ritirare il premio.

Qui siamo su un altro piano rispetto a quello delle fake news deliberatamente create con immagini prodotte da software. In questo caso occorre chiedersi cosa sia arte, e quanta parte debbano avere la creatività e l’ingegno umani. Finora ci hanno provato i giudici, sia in Italia che negli Usa, con sentenze dagli esiti differenti (e per quanto riguarda il diritto d’autore).

Di certo, norme discrezionali come quelle del World Press Photo Contest rischiano di alimentare la confusione.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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