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Ucraino condannato a 15 anni per simpatie filorusse. La bufala della settimana

La disinformazione vicina a Mosca non si arresta

Ve lo abbiamo ricordato non più tardi della scorsa settimana, cari lettori di Tech Princess, proprio in questa rubrica: il polso dell’importanza di un accadimento lo dà (anche) la quantità di false notizie che esso produce.

Ci sono eventi dalla durata limitata, come il Campionato mondiale di calcio in svolgimento in Qatar, che tuttavia catalizza l’attenzione di milioni di persone a livello globale. E che quindi fa germinare un buon numero di fake news (una, che vi abbiamo raccontata mercoledì scorso, ha peraltro un piede nell’argomento che tratteremo oggi).

Ma quest’ultimo periodo è funestato soprattutto da due avvenimenti: la pandemia da Coronavirus e, più recentemente, il conflitto tra Russia e Ucraina.

Nonostante la fase acuta della pandemia sembri definitivamente alle nostre spalle, no vax e complottisti di svariata origine continuano a imperversare. Figurarsi i dispensatori di bufale sulla guerra in Ucraina, che purtroppo è ancora in pieno svolgimento.

fake news

Il cittadino ucraino condannato a 15 anni

Tra le tante false notizie che stanno girando sui social riguardo alla guerra in Ucraina, ne abbiamo scelta una.

Quella secondo la quale un ucraino sarebbe stato condannato a 15 anni di reclusione. Il motivo? Avrebbe esposto una bandiera russa, e un drappo sottostante su cui campeggiava una frase in cirillico scritta con lo spray: “Odessa è una città russa”.

Si tratta piuttosto di una fotonotizia, circolata abbondantemente sui social, accompagnata dalle solite libere interpretazioni. Tra le altre, ne possiamo leggere una in lingua italiana che recita: “Un tribunale di Odessa (sotto regime di KIEV) ha condannato un uomo a 15 anni di carcere per aver appeso un poster con il tricolore russo e la scritta ‘Odessa è una città russa’.”

Il presunto scoop è apparso in rete il 29 novembre scorso, ed è inutile aggiungere che in un lampo ha fatto il giro del mondo (e delle piattaforme social).

Cosa c’è di vero?

Tra verità e finzione (come al solito)

Tutto e niente, sarebbe la risposta. E la tecnica utilizzata è arcinota: si parte da un dato di verità, e lo si manipola a proprio piacimento. Questa volta, a essere autentica è addirittura l’immagine (e sono proprio le immagini ad avere il maggior impatto emotivo).

E autentica è anche la condanna (anche se non c’è stata alcuna conferma sull’entità). Ma la quota di verità si ferma qui. Non si tratta infatti di un cittadino ucraino condannato semplicemente per le proprie simpatie filorusse, ma per un reato ben più grave e articolato. Che è stato esplicitato proprio dalle autorità ucraine.

Ucraino condannato? Sì, ma per spionaggio

Il cittadino ucraino condannato era in realtà in stretto contatto con l’FSB (il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa), e riceveva informazioni che poi girava all’esercito russo.

L’uomo aveva addirittura formato un gruppo operativo che raccoglieva informazioni sui movimenti dei gruppi militari ucraini a Odessa. Insomma: si trattava di una spia.

Alcuni membri del gruppo erano già stati arrestati lo scorso settembre, per aver tentato di rapire un cittadino ucraino.

E la bandiera ostentata? Il gruppo l’ha appesa a un edificio di Odessa, segnalando l’azione ai media russi, in modo che potessero utilizzare l’immagine per fare propaganda politica. E così è stato, al punto che un canale Telegram filorusso, nella giornata di martedì 29 novembre, ha diffuso per primo la fake news.

Ma in verità la pena inflitta al cittadino ucraino non è un gesto liberticida da parte del governo di Kiev, bensì la condanna di una spia che – come si diceva un tempo – è accusata di intelligenza col nemico (invasore).

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Altre recenti fake news

La propaganda vicino a Mosca non si arresta, e si ha l’imbarazzo della scelta sulle pseudonotizie fatte circolare come se fossero vere.

Quella dell’ucraino condannato, certo, non era facilissima da verificare.

Ce ne sono però altre di grana più grossa, dettate evidentemente da un’eccessiva fretta di metterle in pasto agli utenti della rete.

Come ad esempio la fake news secondo cui alcuni funzionari ucraini avrebbero acquistato immobili di lusso con denaro inviato dagli Stati Uniti. Le prove? Alcuni documenti del catasto svizzero. Che tuttavia si sono dimostrati falsi.

Per restare in tema, nei giorni scorsi è dilagata una bufala ancora più fantasiosa. Secondo cui la bancarotta di FTX avrebbe fatto emergere uno scandalo: parte degli aiuti economici degli Usa a Kiev venivano dirottati sotto forma di criptovalute a favore del partito democratico americano, in vista delle elezioni di midterm e oltre.

È proprio vero, come nel 1917 ha avuto modo di dire Hiram Johnson, un politico progressista statunitense, che “quando scoppia una guerra, la prima vittima è la verità”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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