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Agcom oscura Gamsgo: a rischio tutte le piattaforme di condivisione

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato

È una specie di battaglia infinita: dopo ogni norma che restringe l’utilizzo di una qualche piattaforma, spuntano – o si implementano – modalità (illegali) di ripristinare le primitive e più vantaggiose condizioni.

Ha iniziato Netflix, a rendere (relativamente) più dura la vita dei suoi abbonati. L’azienda nel 2022 ha ritoccato i prezzi dei vari abbonamenti. E quest’anno (in Italia, precisamente, a partire da martedì 23 maggio) ha imposto il blocco della condivisione della password. Che sarà possibile solo per chi fa parte dello stesso nucleo domestico.

Novità del tutto analoghe sono state annunciate nelle scorse ore da Disney+. Che non solo dal primo novembre introdurrà in Italia l’abbonamento con pubblicità (e aumenterà il prezzo dell’abbonamento Premium). Ma nel 2024 vorrebbe imitare Netflix nel blocco della condivisione degli abbonamenti per chi non fa parte di uno stesso nucleo familiare.

Ma dicevamo che ci sono, o meglio c’erano, servizi come Gamsgo, che permettono la condivisione degli abbonamenti alle principali piattaforme di streaming a un prezzo scontato. Ora, però, che dopo una sentenza del Consiglio di Stato l’Agcom ha oscurato Gamsgo, tutte le piattaforme di condivisione di password sono a forte rischio.

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L’Agcom oscura Gamsgo

L’Agcom (Autorità garante per le comunicazioni) oscura Gamsgo. Lo scopriamo da una nota pubblicata giovedì 10 agosto sul profilo LinkedIn di Massimiliano Capitanio, commissario Agcom. Dove leggiamo: “Ho letto con particolare soddisfazione una recente sentenza del Consiglio di Stato che consolida la bontà del lavoro dei nostri uffici nell’oscurare siti internet che agevolano il pericoloso business della pirateria online.

La sentenza 7512 del 3 agosto 2023 ha confermato la legittimità della delibera con cui Agcom ha ordinato agli internet service provider la disabilitazione all’accesso al portale Gamsgo che metteva in contatto gli utenti, con la finalità di agevolare la condivisione illegale degli account di DAZN, Netflix, YouTube Premium, HBO Max, Crunchyroll e Spotify e molti altri

E ancora: “Il Consiglio di Stato ha rilevato come ‘lo sfruttamento in qualsiasi modo realizzato di un abbonamento, stipulato da un utente con un operatore economico per l’utilizzo di prodotti coperti dal diritto d’autore, da parte di altro operatore economico, ricavandone un vantaggio, all’insaputa del primo operatore economico (nel caso di specie, DAZN), costituisca un’attività illecita in violazione delle regole, anche eurounitarie, sulla tutela del diritto d’autore“.

A tutela del diritto d’autore

Nella nota leggiamo inoltre che la sentenza si inserisce in un importante contesto normativo recentemente rafforzato dal Parlamento e costituisce un fondamentale baluardo a tutela della legalità e di decine di migliaia di posti di lavoro messi a rischio dalla violazione del diritto d’autore.

In conclusione della nota, un auspicio: “La leggerezza con cui si compiono certi atti, impone infine una seria riflessione sulla necessità di rafforzare l’educazione alla cittadinanza digitale, a partire dalle scuole“.

La sentenza del Consiglio di Stato

L’Agcom oscura dunque Gamsgo, e lo fa legittimamente, come recita la sentenza del Consiglio di Stato del 3 agosto citata da Capitanio permette dunque all’Agcom.

Sentenza che ora fa tremare le vene ai polsi alle altre piattaforme di condivisione di password.

I molti siti che permettono la condivisione degli account di Netflix, Dazn e altre piattaforme di streaming, dopo la sentenza, potrebbero presto chiudere i battenti. Anche perché, leggiamo sempre nella nota apparsa su LinkedIn, la sentenza del Consiglio di Stato ne ha ribaltato una precedente del Tar del Lazio. E ora non sarà più necessario comunicare l’avvio del procedimento esclusivamente via PEC, ma sarà sufficiente una semplice mail. “Mettiamo fine anche a questo imbarazzante trucchetto”, ha detto sul suo profilo LinkedIn Massimiliano Capitanio.

La pirateria online

La pirateria audiovisiva è un fenomeno in crescita, nonostante i diversi interventi che – nei mesi scorsi – hanno chiuso piattaforme di grande notorietà.

In un precedente articolo, ad esempio, vi abbiamo segnalato un recente report Fapav/Ipsos, che segnala come nel 2022 si siano compiuti ben 30 milioni di atti di pirateria in più rispetto al 2021, con una crescita del 9%. Percentuale che sale al +26% per gli eventi sportivi in diretta, al +20% per i programmi TV e al +15% per le serie TV.

La legge anti pirateria

È però in vigore da martedì 8 agosto la legge anti pirateria, dopo l’approvazione di Camera e Senato.

La cosiddetta “legge anti pezzotto” prevede sanzioni fino a tre anni di reclusione e multe sino a quindicimila euro.

La principale novità introdotta dalla legge è che viene conferito proprio all’Agcom il potere di ordinare ai fornitori di servizi di disabilitare l’accesso al sito che trasmette segnali pirata entro trenta minuti, anche attraverso provvedimenti cautelari e urgenti.

Questo, in concreto, significa l’interruzione in tempi brevissimi delle partite di calcio trasmesse da piattaforme illegali.

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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