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Anche Disney+ vuole bloccare la condivisione delle password

Dopo Netflix, anche Disney+ vuole bloccare la condivisione delle password. Il CEO di Disney, Bob Iger, ha annunciato che l’azienda sta considerando seriamente l’implementazione di misure per affrontare il problema della condivisione degli account tra gli utenti dei suoi servizi di streaming (negli USA e altri Paesi, Disney ne ha più di uno). La novità potrebbe arrivare nel 2024. Ma già dal 1 novembre Disney+ introdurrà in Italia la novità dell’abbonamento con pubblicità (e con aumento di prezzo per l’abbonamento Premium).

Disney+ pronta a bloccare la condivisione delle password

Durante la riunione con gli azioni per discutere degli utili trimestrali, Iger ha condiviso che Disney sta esplorando attivamente modi per affrontare la condivisione degli account. Ha rivelato che l’azienda sta lavorando per aggiornare i contratti di abbonamento e le politiche di condivisione entro la fine dell’anno. Inoltre, è previsto il lancio di tattiche per promuovere la monetizzazione nel 2024. In altre parole: entro la fine dell’anno arriverà il piano per bloccare la condivisione delle password su Disney+, l’anno prossimo l’azienda di Topolino inizierà a metterlo in pratica.

Anche se è probabile che vedrete qualche impatto nel calendario [20]24, è possibile che… il lavoro non sarà completato entro l’anno solare”, ha detto Iger. “Ma certamente l’abbiamo stabilita come una vera priorità e pensiamo davvero che qui ci sia un’opportunità per aiutarci a far crescere la nostra attività”.

Disney binge watching Echo Netflix

Il CEO ha sottolineato che il problema della condivisione delle password è significativo, ma ha evitato di fornire cifre specifiche sul numero di utenti coinvolti. Tuttavia, ha rivelato che la Disney ha la “capacità tecnica” per monitorare gli accessi e prevede di affrontare la questione in modo più deciso nei prossimi anni.

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Un nuovo approccio per tutti i giganti dello streaming

L’approccio di Netflix, che ha iniziato a addebitare un costo aggiuntivo agli utenti che condividono i propri account con persone al di fuori della propria casa famigliare, potrebbe aver spinto altre aziende a considerare soluzioni simili. Disney non ne ha parlato direttamente: ma sembra che il successo della strategia di Netflix abbia convinto l’azienda di Topolino a bloccare la condivisione dell’account.

L’industria dello streaming è in continua evoluzione, e le aziende cercano costantemente di trovare il giusto equilibrio tra attrarre nuovi abbonati, soddisfare quelli esistenti e garantire una redditività sostenibile. La condivisione delle password, seppure formalmente non prevista da nessuno dei grandi streamer, ha avuto un ruolo importante nella loro diffusione. Virtualmente, dimezzava (o anche più) il costo per godere di film e serie TV, rendendo ancora più appetibile il pacchetto. Ma pur portando una crescita di abbonamenti, riduceva il potenziale guadagno delle aziende. L’obiettivo quindi è trovare un equilibrio che convinca gli utenti a rinunciare alla condivisione delle password, senza rinunciare all’abbonamento a Disney+.

Un cambio di direzione

Disney abbonamenti tech princess

Disney sta cambiando la propria offerta in diversi modi, soprattutto negli Stati Uniti, dove offre sia Disney+ che Hulu. L’azienda ha annunciato un nuovo pacchetto senza pubblicità che includerà Disney Plus e Hulu, al costo di $19,99 al mese, ma ha anche annunciato un aumento dei prezzi degli abbonamenti individuali a Disney Plus e Hulu a partire dal 12 ottobre.

Negli USA, offre già un servizio meno costoso con la pubblicità – qualcosa che da noi arriverà il 1 novembre 2023. Costerà 5,99 euro e permetterà lo streaming fino a 1080p. A questo cambiamento, si aggiunge il fatto che l’abbonamento Premium, in 4K e con Dolby Atmos, costerà 11,99 euro. L’abbonamento da 8,99 euro invece si fermerà a 1080p, con lo streaming simultaneo di 2 dispositivi, invece che di 4.

Va anche considerato, da noi italiani, che le offerte di Disney in molti Paesi includono anche lo sport tramite l’emittente ESPN. Per esempio, da aprile lo streamer ha perso 12 milioni di utenti in India perché ha rinunciato ai diritti in streaming alla Indian Premier League, la più importante competizione di cricket.

Insomma, l’offerta di Disney in tutto il mondo è complessa. E questo significa che qualsiasi operazione, anche il blocco alla condivisione delle password di Disney+, richiede tempo per l’implementazione.

Parlando con CNBC il mese scorso, Iger ha spiegato che una riduzione di questa complessità potrebbe dare un vantaggio competitivo. Ha parlato di una riduzione della spesa aziendale per le produzioni legate a Marvel e Star Wars. Inoltre, Iger ha fatto cenno alla possibilità che l’azienda ceda alcune delle sue reti via cavo, che ritiene non siano essenziali per il nucleo dell’operatività Disney, quali ABC, FX e National Geographic.

Disney punta ancora di più sullo streaming

L’attenzione alla monetizzazione sottolinea l’importanza dello streaming per Disney. Iger spiega agli azionisti: “Guardando avanti, sono dell’opinione che tre settori aziendali formeranno il motore trainante della crescita del valore nei prossimi cinque anni. Si tratta dei nostri studi cinematografici, dell’attività nei parchi e dell’universo dello streaming, tutti strettamente interconnessi con i nostri brand e franchise”.

Iger, che di recente ha prolungato il suo contratto con l’azienda almeno fino al 2026, ha introdotto cambiamenti significativi all’interno della Disney sin dal suo ritorno come CEO l’anno scorso. Ha attuato una serie di ristrutturazioni e adeguamenti relativi ai contenuti su piattaforme come Hulu e Disney Plus. E si è anche esposto su quelle che definisce “richieste irrealistiche” di attori e sceneggiatori in sciopero. Anche se quei talenti gli serviranno per i film e le serie con cui convicere i fan ad abbonarsi a Disney+.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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