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Amazon blocca le assunzioni

Non è l’unico gigante del comparto in difficoltà

Sono diversi i segnali che mostrano come le Big tech non stiano attraversando un periodo favorevole.

Ultimo in ordine di tempo è l’annuncio di Amazon, che blocca le assunzioni per via dell’“inusuale contesto macroeconomico”.

L’azione – anzi, per meglio dire, l’inazione – è stata resa pubblica tramite una nota (inizialmente indirizzata ai lavoratori) apparsa il 2 novembre sul blog aziendale, e firmata dalla vicepresidente senior di People Experience and Technology, Beth Galetti.

Scopriamo i contenuti della comunicazione di Beth Galetti ai dipendenti. E vediamo poi come lo stop di Amazon alle assunzioni sia soltanto l’ennesimo segnale di un periodo di difficoltà, economica e non solo, dei giganti del comparto tech.

Amazon blocca le assunzioni

Dicevamo della lettera della dirigente Beth Galetti ai dipendenti Amazon. Che, ricordiamolo, a livello globale sono circa un milione e mezzo.

Galetti spiega i motivi dello stop alle assunzioni da parte di Amazon: “Stiamo affrontando un contesto macroeconomico insolito e vogliamo bilanciare le nostre assunzioni e investimenti con l’attenzione a questa economia. Questa non è la prima volta che ci troviamo di fronte a economie incerte e difficili nel nostro passato.

Con un minor numero di persone da assumere in questo momento, questo dovrebbe dare a ciascun team l’opportunità di dare ulteriormente la priorità a ciò che conta di più per i clienti e l’azienda e di essere più produttivo.”

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Spiragli per il 2023

Galetti detta poi i tempi, aprendo a possibili assunzioni per il 2023: “Prevediamo di mantenere questa pausa in atto per i prossimi mesi e continueremo a monitorare ciò che stiamo vedendo nell’economia e nel business per adeguarci nel modo più sensato.

Ci sono posizioni mirate in cui continueremo ad assumere persone in modo incrementale. Intendiamo ancora assumere un numero significativo di persone nel 2023 e rimaniamo entusiasti dei nostri significativi investimenti nelle nostre attività più grandi, nonché per iniziative più recenti come Prime Video, Alexa, Grocery, Kuiper, Zoox e Healthcare.”

Il momento no per le Big tech

Il blocco delle assunzioni di Amazon, scrivevamo, è solo l’ultimo segnale di una crisi, o quanto meno un periodo faticoso, per le grandi aziende del settore tecnologico.

Le cause, per prendere un ampio arco temporale, vanno dalla crisi economica causata dalla pandemia sino a quella, in pieno corso, derivata dal conflitto russo-ucraino.

A farne le spese sono pressoché tutti i colossi. Meta, ad esempio, in un anno ha bruciato circa 700 miliardi di dollari di valori di mercato.

L’ultima trimestrale ha mostrato anche i problemi di Google (con YouTube che ha perso il 2% di ricavi dalle pubblicità) e di Microsoft, che complessivamente ha tenuto, ma il cui segmento cloud non ha generato i ricavi attesi.

E così, diverse altre aziende del settore hanno tagliato o ridotto le assunzioni. E proprio Microsoft ha iniziato a licenziare.

Il caso Twitter

Particolarmente complicato il caso di Twitter, che si ritrova un nuovo amministratore delegato a dir poco imprevedibile, ovvero Elon Musk.

Vi abbiamo dato nelle scorse ore la notizia secondo cui è imminente il licenziamento di ben il 50% del personale della piattaforma social. Ancora più recente (e sconcertante, forse) è il rumor secondo cui i licenziamenti saranno – anzi, in questi casi sono già stati – comunicati tramite posta elettronica.

Sembra tuttavia che il personale si stia organizzando, e i media americani stanno parlando di una class action di ex dipendenti di Amazon. Che nelle scorse ore sono stati lasciati a casa senza il dovuto preavviso di 60 giorni: avrebbero scoperto del licenziamento non potendo più accedere ai propri account aziendali.

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Il Digital Markets Act

Questo periodo grigio per le Big tech, di cui il blocco delle assunzioni di Amazon è la finora ultima declinazione, sembra somigliare a una possibile fine del loro strapotere (poco controllato e normato).

Oltre al versante economico, infatti, grava su queste aziende quello della stretta giuridica. Nell’Unione europea è prossima l’attuazione del Digital Markets Act, in vigore da martedì 1 novembre. Ma che verrà concretamente applicato a partire dal 2 maggio 2023.

Si tratterà di una serie di obblighi e divieti pensati proprio per contrastare l’eccessiva libertà d’azione dei giganti tech, spesso poco attenti (diciamo così) alla privacy degli utenti o dispotici verso le aziende terze.

I detrattori delle grande società del comparto tecnologico non esultino: difficile pensare che aziende simili possano implodere. Ma non è escluso che questi fattori possano concorrere a ridimensionarle.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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