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Apple AirTag si evolve ancora, ma basterà?

Apple AirTag si prepara a ricevere un corposo aggiornamento nel tentativo di migliorare ulteriormente la sicurezza e scoraggiare i malintenzionati

Dieci mesi fa eravamo in un parco milanese con un paio di AirTag, pronti ad abbandonarli in mezzo alle piante per raccontarvi il loro funzionamento. Apple infatti aveva lanciato da poco i suoi piccoli tracker, progettati per essere abbinati ad un oggetto – chiavi, zaini, telecomandi, portafogli, ecc. – così da facilitarne il ritrovamento in caso di furto o smarrimento.
Non era una novità assoluta. Molti prima di Cupertino avevano proposto soluzioni analoghe ma Apple aveva dalla sua milioni di dispositivi pronti a rintracciare gli AirTag dispersi.
Il risultato? I tracker della Mela funzionavano – e continuano a funzionare – meglio di quelli proposti dalla concorrenza. Forse troppo. Qualcuno infatti ha iniziato a sfruttarli per tracciare gli spostamenti di altri esseri umani. In una parola: stalking.
Da quel momento in poi il colosso americano ha cercato di migliorare la sicurezza degli AirTag, con un grosso aggiornamento in arrivo nei prossimi mesi: i minuscoli device circolari dovrebbero così diventare più rumorosi e segnalare molto prima la loro presenza.
Ma basterà?

Apple AirTag: come funziona oggi

Apple AirTag è un tracker di forma circolare composto da una scocca in plastica, una copertura di acciaio inossidabile, una batteria (rimpiazzabile) e una serie di tecnologie – il chip U1, l’accelerometro, il Bluetooth e l’NFC – che gli permettono di comunicare con il mondo esterno.

Come funziona? Prima di tutto deve essere associato ad un iPhone o ad un iPad, così potrete dargli un nome per identificarlo facilmente e poi ritrovarlo all’interno di Dov’è, l’applicazione che vi permette di rintracciare i vostri dispositivi Apple.
Sfruttando sempre l’app potrete quindi sapere dove si trova il tag e farlo suonare. Questo sia fuori che dentro casa, seppur con una piccola differenza: all’interno, utilizzando iPhone 11, 12 e 13, avrete indicazioni estremamente precise che sfruttano l’ultra wideband, mentre all’esterno dovrete affidarvi alla rete Dov’è, quindi a tutti i dispositivi mobile di Cupertino che possono captare il segnale di AirTag e comunicare – in modo anonimo e unicamente a legittimo proprietario – dove si trova il tracker.
In sostanza ogni possessore di iPhone e iPad può, inconsapevolmente, darvi una mano a ritrovare un oggetto smarrito.

E se invece viene ritrovato fisicamente da qualcuno che decide di tenerselo? In realtà non è possibile. Una volta associato ad un Apple ID, l’AirTag gli rimane fedele per sempre.

Quindi qual è il problema?

Supponiamo che abbiate cattive intenzioni.
Comprate un AirTag – che costa solo 35 euro -, lo associate al vostro iPhone e poi lo fate casualmente cadere nella borsa o nello zaino di qualcuno.
La rete Dov’è, che si affida a milioni di device Apple sparsi per il mondo, vi potrebbe aiutare a tenere traccia degli spostamenti di quella specifica persona. Almeno per un po’. Dopo un tempo variabile tra le 8 e le 24 ore infatti il tag inizia ad emettere un suono per segnalare la sua presenza, salvo riconnessione con l’iPhone originale.

Ora mettetevi nei panni dell’essere umano che è stato tracciato da qualcun’altro.
8 ore – nel migliore dei casi – in cui qualcun’altro sa esattamente dove siete.
Sarebbe uno scenario infelice anche se l’altra persona non avesse cattive intenzioni.

Apple AirTag: cosa cambia?

Apple ha preso estremamente sul serio i casi di stalking basati sull’uso di AirTag e ora si prepara ad aggiornare i suoi tracker.
Cosa cambierà?
Prima di tutto Cupertino modificherà l’algoritmo per ridurre i tempi necessari a segnalare la presenza dell’AirTag. Il segnale acustico verrà quindi emesso molto prima, anche se non sappiamo ancora dopo quante ore.

La seconda novità riguarda la possibilità di usare l’ultra wideband di iPhone 11, 12 e 13 per localizzare con precisione il tracker, una funzionalità che fino ad ora era riservata unicamente al proprietario dell’AirTag. Questo significa che, invece di impazzire per capire dove può trovarsi, potrete ricevere indicazioni chiare (metri e direzione) per recuperare rapidamente il piccolo dispositivo.

L’azienda guidata da Tim Cook modificherà il suono emesso dall’AirTag così da renderlo più rumoroso e riconoscibile; in più gli iPhone nelle vicinanze del tag incriminato riceveranno, in contemporanea con l’avviso sonoro, una notifica, così, qualora non percepiste il suono, saprete ugualmente che c’è un tracker da cercare.

Infine Apple modificherà la schermata di configurazione di AirTag per ricordare agli utenti che il dispositivo è pensato per tracciare unicamente gli oggetti, che sfruttarlo per seguire altre persone è un crimine e che le forze dell’ordine possono richiedere a Cupertino le informazioni necessarie a identificare il malintenzionato.

Tutto questo è sufficiente?

Al momento non sappiamo quando Apple rilascerà questi aggiornamenti, abbiamo solo un generico “più avanti nel corso dell’anno”.
Non sappiamo nemmeno quanto tempo passerà prima che l’AirTag segnali la sua presenza, come cambierà il segnale acustico emesso e se sono previste novità che possano aiutare anche gli utenti Android. L’eventuale aumento di decibel farà comodo anche a coloro che hanno scelto gli smartphone con il sistema operativo di Google ma, qualora non riuscissero a sentirlo, non avrebbero modo di rilevare la presenza dell’AirTag.
Negli Stati Uniti è possibile utilizzare l’app Tracker Detect di Apple, disponibile gratuitamente sul Play Store. Non tutti però conoscono la sua esistenza, senza contare tutti gli altri Paesi – incluso il nostro – in cui l’app non è disponibile. E poi nessuno di noi scarica un’applicazione senza averne bisogno, il che significa che, prima di effettuare il download, dovremmo aver in qualche modo captato la presenza di un AirTag.

Insomma, l’update della Mela non risolverà la situazione. E’ però evidente lo sforzo di Apple nel cercare di risolvere un problema che, in realtà, non ha creato. AirTag infatti è il tracker più popolare e più semplice da utilizzare ma non è l’unico. Ci auguriamo quindi che tutte le aziende che producono questi dispositivi possano unire le forze per trovare una soluzione definitiva al problema, una che, ovviamente, non preveda il rogo per questa tecnologia visto che, quando usata con coscienza, può aiutarci a ritrovare oggetti importanti.

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Source
The Verge

Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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