Linee irregolari, imperfette, tracciate a penna. Umorismo sfrenato, surreale. Bill Plympton è un animatore indipendente americano, noto per il suo stile unico e originale di animazione, l’ultimo vero autore indie nel mondo dell’animazione. Plympton disegna a mano ogni fotogramma delle sue animazioni, senza l’aiuto di nessun altro. Ha rifiutato un’offerta della Disney per continuare a lavorare da solo. Ha ricevuto due nomination agli Oscar per i suoi corti Your Face e Guard Dog, e ha realizzato anche video musicali, pubblicità, fumetti e illustrazioni per vari media. Plympton è considerato il re dell’animazione indipendente. È una fonte di ispirazione per molti animatori, e anche Quentin Tarantino è un suo grande fan: nel film Kill Bill, ha chiamato lo sposo Tommy Plympton in suo onore.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo durante il Future Film Festival 2023, la prima rassegna italiana dedicata alle nuove frontiere del cinema e dell’audiovisivo, che si è svolta a Bologna e Modena dal 15 al 26 novembre. Il festival ha ospitato una retrospettiva dedicata a Plympton, con la proiezione di alcuni dei suoi film più celebri, tra cui il suo ultimo lungometraggio, Slide, e una masterclass in cui ha condiviso i suoi segreti e le sue tecniche di animazione.
In questa intervista, Plympton ci racconta la sua carriera, le sue fonti di ispirazione, le sue sfide e i suoi progetti futuri. Non perdete questa occasione di conoscere meglio uno dei maestri dell’animazione contemporanea.
Bill Plympton: la nostra intervista al re dell’animazione indipendente
Come hai iniziato la tua carriera nel mondo dell’animazione?
“Ho avuto due carriere. La prima carriera è stata quella di illustratore, fumettista. Ho iniziato appena uscito dal college e avevo un portfolio di cartoni. Mi sono trasferito a New York e ho lavorato per diverse riviste disegnando caricature, caricature politiche e vignette politiche. Ma sebbene tutto il tempo facessi questo, pensavo che avrei voluto far muovere i personaggi. Volevo davvero vederli animati. E il problema era che non c’erano scuole di animazione allora. Allora l’animazione era un po’ morta. Così da autodidatta sono riuscito a fare il mio primo film, che si chiamava Your Face“.
“Non è una storia complessa, è solo un tipo che canta una canzone stupida. Non c’è montaggio o altri personaggi. Ma per qualche motivo il film è decollato. Non so perché. E mi ha scioccato quando la gente ha iniziato a ridere. Ed era a Cannes. È stato nominato per un Oscar. Quello è stato il mio inizio. Questo era nel 1987. Ho iniziato a fare spot pubblicitari. Ho fatto altri corti, lungometraggi. Quindi davvero, quello è stato il mio grande colpo”.
Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione quando hai iniziato a disegnare?
“Un sacco di illustratori. Persone come Milton Glaser, un sacco di vignettisti politici. Mi piace Brad Holland. Queste sono le mie ispirazioni. Anche Goya. Goya è stata una grande ispirazione. I suoi disegni li amo molto”.
Come descrivi il tuo stile e il tuo umorismo e come queste due cose collaborano?
“Un umorismo impassibile, perfetto per il mio stile di disegno. Ecco perché mi piacciono i Monty Python perché fanno queste cose molto surreali, molto assurde, ma non hanno espressione”.
Sei famoso per essere il Re degli indipendenti. Sei in felice di questa scelta e di non aver collaborato per nessuno delle major?
“No, va bene. Sono felice. Quando ho fatto il mio primo lungometraggio, si chiamava The Tune, questo era nel 1992. Fino a quel punto, non era mai stato fatto davvero un film d’animazione indipendente, disegnato da una persona. E allora non lo sapevo. Pensavo solo che lo avrei fatto da solo. Perché disturbare qualcun altro? E poi ho capito dopo che quello era davvero il primo lungometraggio d’animazione disegnato da una persona. Ora lo fanno tutti. Tutti hanno il loro piccolo portatile e muovono i personaggi e fanno la voce e tutto ed è normale”.
“E quindi quando ho fatto The Tune c’erano pochissimi film d’animazione indipendenti. Ora ce ne sono centinaia ogni anno, centinaia di questi film. Quindi la gente dice che ho iniziato questo movimento per l’animazione indipendente. E non so se l’ho fatto o no, ma sono felice che sia successo perché ora più persone sono in grado di fare un lungometraggio come vogliono farlo. E nessuno gli dice non puoi farlo. Quindi ne sono felice”.
Qual è il tuo consiglio per i giovani che vogliono seguire il tuo esempio e diventare indipendenti?
“Prima di tutto devono amare disegnare: è davvero importante che disegnino tutto il giorno. Io disegno tutto il giorno. Devi imparare tutti i programmi, tutti i programmi informatici. Oggi è davvero importante conoscere i software che c’entrano nella realizzazione dell’animazione. Inoltre devi essere un bravo narratore. Devi davvero sapere come raccontare una storia. E devi essere un uomo d’affari. Devi essere in grado di venderla”.
Hai anche disegnato alcune scene per i Simpson e hai lavorato con Matt Groening. Com’è nato il rapporto con lui?
“Sì, è una storia interessante. Sono contento che tu mi abbia fatto questa domanda. Io sono andato al college in Portland State in Oregon, e li c’era un festival del cinema. Sono andato al festival del cinema e questo ragazzo stava mostrando questi che si chiamano industrials, spot pubblicitari che sono molto lunghi, tipo 20 minuti, tipo per motori o sci o qualcosa di molto costoso. Ed erano esilaranti. Erano molto divertenti. Sono andato da lui e gli ho detto: “I tuoi film sono così divertenti. Penso che tu sia geniale”. E lui ha detto: “Vuoi venire a casa mia e ti faccio vedere altro”. Viveva a Portland, sulle colline di Portland. E ho detto di sì. Quindi sono andato fino a casa sua, sono entrato dalla porta e sul pavimento a disegnare cartoni animati c’erano Matt Groening, e suo padre, Homer Groening. Da lì ha preso ispirazione per Homer”.
“Così sono diventato amico di Matt da quando aveva tipo 15 anni o qualcosa del genere. E ci incontravamo ai festival del cinema o ai concerti o cose del genere. Un giorno eravamo ad un Festival in Francia, eravamo su una barca vicino un lago, bevendo vino e mangiano del pane e mi disse: “Bill, dovresti fare qualcosa per i Simpson”. E io gli risposi: “Sì, fantastico”. Quindi mi ha detto, “Perché non fai delle gag sul divano?”, che è l’introduzione, l’inizio degli episodi, dove tutti tornano a casa dal lavoro o dalla scuola, e si siedono sul divano a guardare la tv. Quindi ho fatto quelli. Ne ho fatti sette”.
Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa che hai sempre voluto fare ma che non hai ancora avuto modo di realizzare?
“C’è un progetto che voglio fare ora. È una serie su internet. Parla di una balena azzurra che vuole essere una famosa modella che va sulle copertine, sulle riviste, con il trucco e tutto. Ovviamente sarà molto difficile per lei ma lei sogna in grande e non crede alle persone quando le dicono che è impossibile”.
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