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iMessage: Google accusa Apple di penalizzare Android

Il tweet accusatorio è di Hiroshi Lockheimer

Dei rischi connessi all’uso e all’abuso dei social abbiamo parlato in più articoli.

Molti dei nostri lettori ricorderanno, ad esempio, le volte che abbiamo citato una delle sezioni più infuocate dei Facebook Papers. Ci riferiamo alle pagine, pubblicate sul Wall Street Journal, che riportavano documenti interni dell’allora gruppo Facebook, secondo cui Instagram sarebbe risultato tossico per gli adolescenti.

Un altro dei fenomeni a cui sono potenzialmente esposti i più giovani utenti del Web è quello del cyberbullismo. Ma quando l’accusa di bullizzare gli utenti viene lanciata dal vicepresidente di Google nei confronti di Apple, e il terreno di sconto è iMessage, le cose si ingarbugliano.

Meglio fermarci un istante e ricostruire la vicenda. In cui l’accusa di bullismo è solo l’ultimo (per ora) capitolo di uno scontro che vede contrapposti Apple e Google già da mesi.

Cosa succede su iMessage? Perché Google accusa di bullismo? E accusa chi?

Il tweet di Hiroshi Lockheimer

Il tweet da cui tutto è (ri)partito è stato scritto sabato 8 gennaio da Hiroshi Lockheimer. Ovvero dal vicepresidente di Google, oltre che uno dei membri fondatori del team Android dell’azienda di Mountain View.

Il cinguettio, da noi tradotto, recita così: “Il blocco adottato da iMessage di Apple è una strategia documentata. Usare la pressione e il bullismo per vendere prodotti è ipocrita per un’azienda che ha l’umanità e l’equità come una parte fondamentale del suo marketing. Oggi esistono degli standard per risolvere questo problema.”

Cosa significa questo messaggio che, letto al di fuori del suo contesto, può apparire decisamente sibillino?

iMessage

iMessage, Google e l’accusa di bullismo ad Apple

Il tweet di Lockheimer, in sintesi, accusa Apple di bullizzare gli utenti Android tramite iMessage. Ma in che senso?

Nel senso che il tweet del vicepresidente di Google su iMessage si rifà a un lungo articolo del Wall Street Journal, uscito sempre l’8 gennaio. In cui si ripercorre una controversia che dura da mesi. E che, non stiamo scherzando, ha il nucleo nella differenza tra il colore verde e il colore blu.

Sì, perché – come vi abbiamo raccontato il 10 gennaio – questa differenza cromatica distingue gli utenti iOS da quelli Android. E (almeno secondo Hiroshi Lockheimer) ghettizzerebbe questi ultimi. Vediamo perché.

Le bolle blu e le bolle verdi di iMessage

iMessage è un servizio di Apple nato nel 2011, ed è tra i più utilizzati al mondo. Tuttavia i vertici dell’azienda di Cupertino si sono sempre rifiutati di aprire completamente la piattaforma agli utenti Android.

Chi non è utente iOS e adopera l’app di messaggistica, infatti, invia i propri brevi testi che saranno contenuti in bolle verde. A differenza delle ormai iconiche bolle blu di chi possiede un iPhone o affini.

Non solo: gli utenti Android hanno accesso a un numero limitato di funzionalità di iMessage.

La tesi della bullizzazione di chi non è utente iOS è condivisa anche dal Wall Street Journal, che analizza come le differenze di colorazione dei messaggi (e di accessibilità all’app) creino una sorta di discriminazione psicologica e sociale tra i giovani.

Lo standard RCS

Anche perché, problema ulteriore, iMessage offre agli utenti Android un’esperienza estetica più scadente, basata sugli SMS “antichi” anziché sullo standard RCS.

Lo standard RCS permette la visione e condivisione di contenuti multimediali come video e GIF, la conferma di lettura e l’indicatore di digitazione. Oltre alla localizzazione, alle funzionalità del VoIP, delle videochiamate e altro.

È un argomento che avevamo già affrontato. Lo scorso ottobre, proprio Hiroshi Lockheimer aveva invitato Apple a integrare in iMessage lo standard RCS (Rich Communications Services), in modo che anche gli utenti Android potessero sfruttare tutte le funzionalità dell’app.

Invito evidentemente caduto nel vuoto, e che spiega almeno in parte il piccato tweet dell’8 gennaio del dirigente di Google.

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Il bullismo ante litteram di Apple

In realtà, a voler usare il linguaggio di Hiroshi Lockheimer, Apple aveva dato prova del suo bullismo già da tempo.

La notizia era emersa la scorsa primavera, nel contesto dell’annosa querelle tra Epic Games e la stessa Apple. Epic aveva prodotto un documento che, durante la battaglia legale, avrebbe confermato la tendenza monopolistica del colosso di Cupertino. Ebbene, secondo quel documento (di cui vi abbiamo parlato in un articolo), già a partire dal 2013 Apple avrebbe deciso di non rendere disponibile iMessage per Android, per non rischiare di subire un calo di vendite dei propri prodotti.

Il dossier conteneva diversi scambi di mail tra i vicepresidenti senior Eddie Cue, Craig Federighi e Phil Schiller, che si sono dichiarati preoccupatissimi in questo senso.

Comunque, in un secondo tweet dell’8 gennaio, Lockheimer usa un tono più disteso, e invita nuovamente Apple a considerare l’idea di aprire per tutti gli utenti, iOS e Android, allo standard RCS. Vedremo quale colore la spunterà.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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