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Su Facebook si tollerano schiavisti, narcotrafficanti e gruppi armati

Il nuovo report del Wall Street Journal mostra il lato più oscuro dei social

Il Wall Street Journal torna a pubblicare documenti interni di Facebook che mettono in luce come la moderazione dei contenuti sia inadeguata, specie all’infuori degli Stati Uniti. Schiavisti, narcotrafficanti e gruppi armati hanno pubblicato post inequivocabili. Ma la risposta del social network sembra essere più blanda del previsto.

La moderazione su Facebook non protegge i suoi utenti

In Medio Oriente alcuni post su Facebook hanno attratto donne in situazioni di lavoro abusivo, dove le hanno usate alla stregua di schiave o costrette con la violenza a prestazioni sessuali. In Etiopia hanno utilizzato il social per incitare violenza contro le minoranze etiche. Il cartello messicano Cjng (Cartél Jalisco Nueva Generaciòn) lo utilizza per pagare sicari e per adescare giovanissimi che poi manda in campi di addestramento, perché diventino narcotrafficanti e killer.

Chi ha prestato attenzione alla cronaca internazionale legata ai social network in questi anni conosce questi casi. E a quanto pare li conosce anche Facebook. Anzi, i team di ricerca e moderazione interni hanno più volte segnalato questi problemi. Ma le risposte sono state insufficienti: il Journal riporta che hanno rimosso alcune pagine ma in diversi casi si è lasciato che i post tornassero.

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Secondo l’ex presidente della società Brian Boland, Facebook considera questi eventi solo “effetti collaterali” di lavorare in questi Paesi. Dove il tasso di iscritti a Facebook aumenta in continuazione: il 90% del traffico arriva da fuori gli Stati Uniti e il Canada per il social.

Emblematico il caso indiano, in cui nel 2019 il team interno di ricerca di Facebook ha creato un finto profilo di una donna indiana. Questo per capire che interazioni avrebbe avuto una donna media sulla piattaforma. Il risultato? Contenuti di nazionalisti estremi, disinformazione. Su Facebook Watch solo porno soft. E dopo che un attentato suicida ha ucciso dozzine di paramilitari indiani e il governo ha incolpato il Pakistan, la situazione è addirittura peggiorata. Disegni raffiguranti decapitazioni, immagini che lasciavano intuire un torso mozzato di un uomo mussulmano. “Ho visto più immagini di persone uccise in tre settimane di quante ne abbia viste in tutta la mia vita”.

Al momento Facebook non ha risposto ufficialmente alle indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal.

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Source
Il Fatto Quotidiano

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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