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Ennio: com’è il documentario di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone

Ennio è disponibile dal 17 febbraio nelle sale italiane.

«Per quel che mi riguarda, Ennio Morricone è il mio compositore preferito, e quando parlo di compositore non intendo quel ghetto che è la musica per il cinema, ma sto parlando di Mozart, di Beethoven, di Schubert». Con queste parole, Quentin Tarantino ha ritirato nel 2016 il Golden Globe conquistato da Ennio Morricone per la colonna sonora di The Hateful Eight, uno dei pochi riconoscimenti che Hollywood ha tributato a un compositore leggendario, che con le sue musiche ha contribuito a scolpire indelebilmente nell’immaginario collettivo decine di film. Una frase che non è soltanto un appassionato omaggio al maestro scomparso il 6 luglio 2020, ma è anche una decisa presa di posizione sullo stantio dibattito sul legame fra la musica di Morricone, e più in generale della musica da cinema, con i brani che nei secoli hanno scritto la storia di questa nobile arte.

Proprio questa tematica è alla base di Ennio, toccante documentario di Giuseppe Tornatore dedicato proprio alla vita e alla carriera di Ennio Morricone, presentato nel corso della 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, distribuito poi in anteprima al cinema il 29 e 30 gennaio e ora stabilmente in programmazione nelle sale italiane grazie a Lucky Red. Un’opera mastodontica, della durata superiore ai 150 minuti e densa di eventi e contenuti, grazie anche all’intervento di alcuni degli innumerevoli artisti che hanno collaborato con Morricone, fra cui Clint Eastwood, Oliver Stone, Roland Joffé, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Gianni Morandi, Carlo Verdone e lo stesso Quentin Tarantino.

Ennio: l’omaggio di Tornatore al compositore della colonna sonora della nostra vita

Ennio

In rigoroso ordine cronologico, ma senza per questo limitare in alcun modo la narrazione, Giuseppe Tornatore mette in scena gli oltre 90 anni di vita di carriera, indissolubilmente legati alla musica che, fin dalla tenera età, fu imposta a Ennio dal padre Mario Morricone, apprezzato trombettista. Il ritratto che ne risulta è quello di un uomo completamente devoto alla musica, che pensava e componeva continuamente, anche quando non aveva fra le mani uno strumento. Allo stesso tempo, Ennio Morricone viveva però un profondo conflitto interiore, in quanto i suoi maestri, fra cui il celeberrimo Goffredo Petrassi, vedevano di cattivo occhio la sua attività di arrangiatore di musica commerciale (Sapore di sale, Se telefonando e In ginocchio da te sono solo alcuni dei successi da lui esaltati) e ancora di più quella di compositore di colonne sonore per il cinema, attività giudicata, senza mezze parole, una prostituzione artistica.

Casomai fosse ancora necessario, in pieno 2022, motivare la totale insensatezza della separazione fra la musica cosiddetta “alta” e la sublime opera di Morricone, Ennio è il materiale perfetto da cui partire. Mentre sullo schermo passa la storia della musica leggera italiana e del cinema mondiale, è infatti impossibile non rendersi conto dell’inestimabile contributo fornito da Morricone ai progetti a cui ha partecipato. Con lui, anche la più semplice hit estiva conteneva diversi preziosismi sonori capaci di imprimere un brano nella mente dell’ascoltatore, mentre le sue musiche originali per il cinema diventavano una vera e propria voce aggiuntiva all’interno del film, in grado di descrivere perfettamente un personaggio senza l’ausilio delle parole (si veda in questo caso l’ingresso in scena di Claudia Cardinale in C’era una volta il West).

Fra aneddoti, ricordi e rivincite

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Svariati i preziosi aneddoti raccontati dalle straordinarie comparse in Ennio, come la già nota bugia con cui Sergio Leone impedì a Morricone di lavorare con Stanley Kubrick per Arancia meccanica o l’esilarante serie di prove e modifiche da cui nacque l’arrangiamento finale di In ginocchio da te, per il tripudio dei presenti. A emergere nel documentario è però soprattutto l’umanità di Morricone, che solo in età avanzata ha saputo tagliare l’apparentemente inscindibile cordone ombelicale che lo legava ai suoi maestri e comprendere pienamente la sua grandezza. Le commosse parole con cui il maestro ricorda i ringraziamenti dei vari registi con cui ha collaborato, consci di avere grazie a lui un vero e proprio aggiuntivo delle loro opere, in fondo è il miglior omaggio possibile a un artista che non esistiamo a definire una parte integrante della colonna sonora del ‘900.

Tornatore (con il fondamentale contributo dei montatori Giancarlo Leggeri e Fabio Zamarion) fa il resto, condensando una vita e oltre 5 anni di lavoro in due ore e mezza di emozioni, risate e lacrime, con l’intelligenza e la classe di mettersi in secondo piano, senza sottolineare oltre il necessario il fondamentale apporto di Morricone per i suoi film, uno su tutti Nuovo Cinema Paradiso. In quel pregevole inno alla vita, alla gioia e all’arte che è Ennio, c’è spazio anche per il Morricone più intimo, come il marito e padre di famiglia o l’arzillo signore che nonostante l’età non si fa mancare qualche minuto di salutare ginnastica, mentre non si fa giustamente menzione alla sua scomparsa. Le leggende non muoiono, ed Ennio Morricone, anche dopo la sua scomparsa, è sempre qui con noi, insieme alle sue musiche diventate nel tempo la colonna sonora della nostra vita.

Ennio. Un maestro. Conversazione
  • Editore: HarperCollins Italia
  • Autore: Ennio Morricone , Giuseppe Tornatore
  • Collana:

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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