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Google parla web e privacy a DMEXCO 2022

"La privacy conviene agli inserzionisti quanto ai clienti"

Google ha paralto del futuro del web e della privacy a DMEXCO 2022, la conferenza di Colonia. Presentando lo studio “Privacy By Design: the benefits of putting people in control”, il presidente di Google EMEA Matti Brittin ha spiegato che la privacy giova gli inserzionisti quanto gli utenti.

Google parla di web e privacy al DMEXCO 2022

Il nuovo rapporto di Google commissionato a Ipsos, mostra come aiutare i clienti ad avere una percezione di controllo sui propri dati giova al business. Infatti le persone ritengono le esperienze online scadenti in termini di privacy quasi dannose quanto le violazioni di dati dirette. E oltre la metà delle persone intervistate sarebbe disposto a passare alla seconda scelta in termini di brand su un prodotto, pur di avere un’esperienza migliore in termini di privacy.

Come spiega Matt Brittin, Presidente Google EMEA, “L’impatto di un’esperienza negativa in termini di privacy supera notevolmente quello di un’esperienza positiva. Ciò significa che, una volta che il danno è fatto, offrire un’esperienza ottimale relativa alla privacy non farà comunque tornare i clienti. Garantire fin da subito un’esperienza incentrata sul rispetto della privacy si traduce invece in risultati eccellenti.

Matt Brittin DMEXCO google 2022 min
Matt Brittin, Presidente Google EMEA

E continua spiegando che il maggior controllo sui dati migliora la percezione del brand. “Le persone preferiscono acquistare da marchi che offrono loro un maggiore controllo sulla propria privacy. Che si tratti di chiedere il consenso per personalizzare gli annunci o di inviare promemoria per adattare le impostazioni sulla privacy.”

Brittin continua spiegando che quasi tre utenti su quattro preferiscono brand onesti sulla raccolta dati. E più di quattro su dieci (43%) sceglierebbe il loro secondo brand preferito, in cambio di migliore privacy. Quindi, per i brand diventa necessaria proiettare un’immagine attenta al trattamento dei dati. “È a causa dell’incertezza che stiamo vivendo che le aziende non possono evitare la privacy. In tempi difficili è necessario investire per il futuro. La privacy è quell’investimento”.

Quindi bisogna usare le 3 M: le esperienze per la privacy devono essere Meaningful (significative), Memorable (memorabili) e Manageable (gestibili).

Queste informazioni confermano quanto già emerso dallo studio Ipsos di Google dell’anno scorso: la privacy fa buon marketing.

Le best practice da applicare

  • Chiedere alle persone come (e con che frequenza) volevano che venissero ricordate le loro preferenze (“memorabile”).
  • Inviare un’email di sintesi sulla gestione della privacy (“memorabile” + “gestibile”)
  • Chiedere il consenso per la personalizzazione di un sito web (“significativo” e “gestibile”).

Chi ha seguito queste pratiche ha ottenuto una percezione della privacy aumentata del 37%, aumentando la fiducia (+11%), la risposta emotiva positiva (+27%) e la pertinenza percepita degli annunci (+11%).

Insomma: aumentare il controllo che gli utenti hanno sulla privacy giova anche agli inserzionisti.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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