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Huawei sospettata di spionaggio all’MWC: ecco cosa è successo

L’accusa. E la risposta dell’azienda

La diatriba tra Stati Uniti e Cina, a metà tra il tecnologico e il politico, ha radici “antiche”. Pensiamo per esempio al ban alle aziende tech di Pechino da parte dell’amministrazione Trump. Misura in larga parte prorogata anche da Joe Biden. E che vede proprio Huawei, azienda oggetto di questo nostro articolo, tra le più osteggiate dagli Usa.

Anche se oggi tiene banco soprattutto la polemica legata a TikTok. La piattaforma cinese è stata infatti vietata dai dispositivi aziendali di Stati Uniti, Canada e Commissione europea. Il timore è quello che i dati degli utenti europei e statunitensi non solo siano trattenuti illegalmente, ma possano poi essere condivisi col governo di Pechino.

Ma adesso è nuovamente Huawei a essere finita sotto i riflettori, con un’accusa degna di un romanzo di Ian Fleming o di John Le Carré.

Scopriamo cosa è accaduto.

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Huawei e il sospetto di spionaggio

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A Barcellona, dal 27 febbraio al 2 marzo scorsi, si è svolto il GSMA Mobile World Congress, più noto con la sigla di MWC.

Si tratta della più importante fiera mondiale sulla telefonia mobile. Piccoli e grandi brand del settore presenziano puntualmente l’MWC, e anche all’edizione 2023 non sono mancati né Nokia né Huawei. Perché citiamo proprio l’azienda finlandese e quella cinese? Perché un curioso caso spionistico-diplomatico le vede protagoniste.

L’accusa del dirigente di Nokia

La notizia è stata resa di pubblico dominio da Rolf Werner, il nuovo capo delle attività europee di Nokia. Che ha rilasciato un’intervista a Light Reading, pubblicata il 2 marzo. Intervista in cui viene mosso un sospetto di spionaggio nei confronti di Huawei.

Il motivo? Werner avrebbe smontato il badge dato da Huawei ai visitatori del suo stand al Mobile World Congress. E, udite udite, il dirigente di Nokia avrebbe trovato all’interno del badge un chip di tracciamento basato sulla tecnologia beacon. Ovvero in grado di verificare la presenza o meno dell’ospite allo stand Huawei, senza che sia stato chiesto nessun tipo di preavviso al diretto interessato.

La tecnologia beacon ha segnali ad alta potenza che permettono di rintracciare fino a 70 metri di distanza.

Un’immagine apparsa su Twitter (postata da persona diversa da Rolf Werner), e che presto ha fatto il giro del web, mostrerebbe proprio il badge dell’azienda cinese e il microchip nascosto al suo interno.

Un problema di comunicazione?

Sembra che in questo caso si tratti, più che di chissà quale volontà di spionaggio da parte di Huawei, di una carente comunicazione da parte dell’azienda cinese.

Nel retro del badge un messaggio accennava infatti all’utilizzo della tecnologia RFID (radiofrequenza) e di quella Bluetooth, ma senza specificarne le finalità.

L’azienda ha poi dichiarato che i badge non localizzavano l’ospite se non all’interno del proprio stand, perché sarebbero stati ritirati in prossimità dell’uscita.

Pare tuttavia, al contrario, che in molti abbiano continuato a visitare gli altri stand dell’MWC muniti di badge Huawei.

La società cinese ha infine fatto sapere che i chip avevano l’unica funzione di raccogliere dati sul tempo di permanenza all’interno dello stand. Le informazioni raccolte, utilizzate per migliorare la qualità dei servizi offerti, sarebbero state trattate nel rispetto della privacy.

Dove sta la verità?

Chi ha postato l’immagine su Twitter sembrerebbe trovarsi nel padiglione Nokia, e quello che mostra sembrerebbe proprio il badge di Huawei.

Questo non sarebbe stato un problema rilevante in un altro momento storico: l’addetto incaricato di ritirare i badge all’uscita dello stand dell’azienda cinese ha commesso un piccolo errore, e il chip è stato utilizzato solo per gli scopi effettivamente illustrati da Huawei.

Tuttavia, queste piccole falle comunicative vengono inevitabilmente ingigantite oggi, che il comportamento dei colossi tech cinesi sono osservati con la lente d’ingrandimento.

Nel tweet con la foto del badge smontato, ad esempio, appariva una seconda immagine, dove veniva citato il passaggio del GDPR che recita come “gli individui hanno il diritto di sapere quali informazioni vengono raccolte su di loro, lo scopo della raccolta e come verranno utilizzate”.

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L’imbarazzo della GSMA

La GSM Association (GSMA) ha aperto un’indagine. Dalla quale dovrà emergere se Huawei abbia tracciato o meno i movimenti degli ospiti anche al di fuori dello stand aziendale.

O se, cosa non impossibile, sia tutta una montatura delle altre aziende per mettere in cattiva luce il competitor cinese.

Un imbarazzo ulteriore per GSMA è dato dal fatto che Huawei, assieme a Ericsson e proprio a Nokia, è uno dei tre grandi sponsor del Mobile World Congress, che quest’anno ha richiamato a Barcellona più di 88.500 persone.

Sollecitata da Light Reading, la GSMA ha inviato la seguente risposta per mail: “Ovviamente saprai che alcuni venditori richiedono ai visitatori dello stand di rimuovere i cordini e il marchio della concorrenza per ovvi motivi, ma il sospetto sui dispositivi di tracciamento è un’accusa seria. Noi stiamo indagando su questo, ma non abbiamo dettagli da condividere in questo momento”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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