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Instagram, multa di 405 milioni di euro dall’UE: violata la privacy dei minori

Sanzione dall’Irish Data Protection Commission

Periodicamente i giganti tech prendono stangate (e multe salatissime) dagli organismi di controllo, per eccessiva aggressività sul mercato o per un utilizzo troppo disinvolto dei dati degli utenti.

E la domanda che ogni volta ci si pone è cosa stia alla base di queste curiose “distrazioni”. Se, ma forse c’è da dubitarne, un’insufficiente conoscenza dei regolamenti sulla privacy. O piuttosto un accortissimo calcolo dei costi e dei benefici di tali violazioni.

Tra le più recenti sanzioni, ha fatto scalpore quella comminata a Google Analytics per aver permesso il trasferimento dei dati degli utenti europei negli Stati Uniti. Dopo le sanzioni da parte di Austria e Francia, è arrivata quella del nostro Garante per la protezione dei dati personali.

Ecco che l’Unione Europea, o più precisamente l’Irish Data Protection Commission, nei giorni scorsi ha sanzionato Instagram. La multa, cospicua, ammonta a 405 milioni di euro. Scopriamo cosa è accaduto.

Instagram

La multa a Instagram

La multa è stata dunque comminata a Instagram dall’Irish Data Protection Commission, ovvero il garante della privacy irlandese.

E non è certo casuale la collocazione geografica dell’organismo che ha deciso per una simile ammenda. A Dublino è infatti ubicata la sede europea di Meta, l’ex gruppo Facebook.

I 405 milioni di euro di multa a Instagram hanno come motivazione la violazione della privacy degli utenti minorenni.

Violata la privacy dei minori

Al termine di un’indagine durata ben due anni, Instagram è stata accusata di una doppia violazione del Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea.

Anzitutto, il social ha dato la possibilità anche ai giovani di età compresa tra i 13 (il minimo per avere un account) e i 17 anni di creare account commerciali, che rendevano disponibili a chiunque le informazioni di contatto dei giovani utenti. Inoltre, le impostazioni predefinite avrebbero reso pubblici anche diversi account privati di minorenni.

Si tratta della terza multa, ma la prima per entità dell’importo, inflitta a Meta dall’Irish Data Protection Commission.

La prima in ordine di tempo è dell’anno scorso: 225 milioni di euro per la violazione della privacy su WhatsApp. A marzo del 2022, poi, ammenda di 17 milioni di euro per la mancata protezione dei dati su Facebook.

Il poco glorioso primato di multa più salata in Europa è però ancora di Amazon, con i 746 milioni di euro comminati dalla Luxembourg National Commission for Data Protection.

La dichiarazione di Meta

In un articolo pubblicato su Politico lunedì 5 settembre sulla recente multa a Instagram, è ospitata anche una dichiarazione di Meta.

I vertici del gruppo hanno detto che ricorreranno in appello. E hanno fatto sapere che “questa indagine si è concentrata sulle vecchie impostazioni che abbiamo aggiornato più di un anno fa e da allora abbiamo rilasciato molte nuove funzionalità per aiutare a mantenere gli adolescenti al sicuro e le loro informazioni private.

Chiunque abbia meno di 18 anni ha automaticamente il proprio account impostato su privato quando si iscrive a Instagram, in modo tale da consentire solo alle persone che conosce di vedere i contenuti pubblicati e impedire agli adulti di inviare messaggi ai minori che non li seguono”.

Intanto, sempre secondo Politico, l’Irish Data Protection Commission avrebbe altre 6 indagini in corso su aziende del gruppo Meta.

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La minaccia di togliere Facebook e Instagram dall’Europa

Il braccio di ferro tra il Garante irlandese e il gruppo Meta dura ormai da diversi mesi.

In un articolo dello scorso febbraio avevamo fotografato uno dei momenti più aspri dello scontro. Quando il gruppo Meta, in polemica con un problema analogo a quello già accennato per Google Analytics, aveva minacciato di chiudere Facebook e Instagram agli utenti europei.

Meta si era scagliata contro l’ordine preliminare dall’authority irlandese, che voleva impedire all’azienda di trasferire i dati europei negli Stati Uniti. E le motivazioni erano proprio analoghe a quelle che hanno mosso Austria, Francia e Italia contro Google Analytics. Il trasferimento dei dati degli utenti europei negli States, infatti, sarebbe in aperta violazione del Gdpr europeo.

Alla minaccia, a dire il vero, era poi seguita una rapida ritrattazione da parte di Meta. “Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa. Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’UE e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali.”

Vedremo quale sarà la reazione dell’azienda capitanata da Mark Zuckerberg a questa ingente multa ai danni di Instagram. Importante sotto il profilo simbolico ancor più che da quello economico.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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